Nocera Terinese, Fernanda Gigliotti: “Non sono stata e mai sarò la pedina di nessuno”

Fernanda Gigliotti

Certa gente non si rassegna mai, anche davanti all’evidenza. La reazione dei faccendieri di Nocera Terinese e Falerna, presi con le mani nella marmellata da Nicola Gratteri perché collusi mani e piedi col clan Bagalà, è arrogante come se nulla fosse accaduto e hanno ripreso a infangare Fernanda Gigliotti, la loro “nemica” giurata perché “colpevole” di essere onesta. Il metodo è il solito: avvelenare i pozzi, in perfetto stile Pasquale Motta.

L’indagine Alibante della DDA di Catanzaro si fonda su una informativa di oltre 5000 pagine.
L’ordinanza di custodia cautelare è quasi di 500 pagine.
Il nome di Fernanda Gigliotti ricorre in tantissime intercettazioni dell’indagine, dalla cui lettura è evidente la violenza verbale e il disprezzo dei principali protagonisti dell’inchiesta odierna contro di lei, in quanto sindaco che non si è fatto condizionare, rimanendo impermeabile alle loro richieste illecite.

Tanto è vero che obiettivo comune del clan Bagalà, di Luigi Ferlaino, di Vittorio Macchione e di Pasquale Motta era quello di sconfiggerla nel 2018 e di neutralizzarla, comunque, in quelle del 2019, perché era loro comune interesse eleggere un sindaco amico. E Fernanda Gigliotti evidentemente non lo era.

A poco serve ad Albi, che solo oggi ha trovato il coraggio di dimettersi, e ai suoi portavoce buttare fango sulla Gigliotti, tentando di costruire accuse infamanti e sospetti, attaccandosi a qualche refuso dell’ordinanza, a qualche commento o ad alcune ipotesi e/o deduzioni non verificate e, comunque, non costituenti reato. Anche perché se Fernanda Gigliotti avesse compiuto qualche reato anche lei sarebbe in quel lungo e triste elenco di indagati, nel cui processo fin da ora, al contrario, si costituirà parte civile.

Per intanto, e al solo fine di rompere sul nascere i tentativi di inquinare le indagini e di avvelenare i pozzi e travolgere tutti in una inchiesta che coinvolge invece, solo ed eslcusivamente il clan Bagalà ed i sindaci e le giunte comunali espressioni di Pasquale Motta, Fernanda Gigliotti afferma e ribadisce:
1. Di non avere mai minacciato il Sindaco Pandolfo e fin da ora intende denunciare coloro che hanno affermato il contrario appena sara messa a conoscenza della loro identità.
2. Di non avere candidato nella lista del Paese Che Vogliamo il figlio dell’Arch. Vittorio Macchione.
3. Saverio Russo è stato candidato in quanto rappresentante dell’Associazione Politica Giovani Idee.
4. Le intercettazioni telefoniche con l’Arch. Macchione, come anche con L’Ing. Ferlaino, sono riferite all’attività professionale che svolge.
5. Nei giorni precedenti il deposito della lista elettorale a sostegno della sua candidatura del 2019, diverse sono state le richieste di candidature e le conversazioni telefoniche con gli stessi o con i loro emissari. Ma nessuno dei nominativi da loro proposti, compreso quello della moglie di Enzo Pandolfo Sig.ra Angelina Orlando, è stato inserito in lista benchè avessero accettato e firmato la candidatura.

Fernanda Gigliotti non è mai stata e mai sara la pedina di nessuno e ripete che, se avesse voluto, oggi sarebbe ancora Sindaco di Nocera, sarebbe bastato dire di sì ad alcune delle tante richieste opache, quelle si, provenienti da alcuni componenti della sua maggioranza, quelli che unitamente a Pasquale Motta l’hanno dimissionata a gennaio del 2018, quelli che hanno presentato la terza lista nel 2018 grazie al lavoro degli uomini di Luigi Ferlaino e grazie alla sottoscrizione della lista elettorale da parte dei sostenitori di Pasquale Motta, coloro che alle elezioni del 2019 hanno votato e fatto votare Antonio Albi.