Occhiu’, dalle blitzkrieg (guerre lampo) alla ritirata

Il tempo delle vittoriose blitzkrieg (guerre lampo) occhiutane sembra finito. Quegli attacchi brevi, intensi e profondi — pensati per evitare una lunga guerra di logoramento — che all’inizio dello scontro tra gli Occhiuto e una parte consistente del centrodestra calabrese, capeggiata da Fratelli d’Italia, avevano funzionato, hanno ormai perso la loro forza propulsiva. Le posizioni conquistate, che Occhiuto credeva consolidate, iniziano a vacillare, e il motivo è evidente: la strategia della vittoria rapida e decisiva, fondata sull’anticipo delle mosse dell’avversario, si è esaurita. Quella che doveva essere la mossa risolutiva, il colpo finale capace di disorientare il nemico, si è invece trasformata in un fallimento: questa volta il fuoco amico si è fatto trovare preparato.

Il grande evento programmato da Occhiuto per il 17 dicembre a Palazzo Grazioli, con la presentazione della nascente corrente politica interna a Forza Italia, “In Libertà”, pensato per certificare le vittorie ottenute e aprire una nuova fase di espansione con annessa scalata al partito, rischia ora di trasformarsi nella sua Norimberga. Non il trionfo atteso, ma il momento in cui i conti iniziano a presentarsi tutti insieme.

La presa del partito rappresentava il passaggio decisivo dell’operazione: serviva ad aumentare il suo potere contrattuale a livello nazionale, a rendersi indispensabile negli equilibri interni e, da quella posizione di forza, a spingere il governo a intervenire sui suoi guai giudiziari. Anche questa volta Occhiuto ha provato a muoversi in anticipo, confidando nella rapidità dell’azione. Ma il copione non si è ripetuto. Il fuoco amico si è fatto trovare ben trincerato e con le contromisure giuste. La manovra si è inceppata, e Occhiuto ha trovato la sua Stalingrado: pensava di aver accerchiato il nemico e invece si ritrova ora accerchiato lui.

A fare la differenza, però, è stata la contromossa arrivata dall’alto. Pier Silvio e Marina, che Occhiuto pensava di poter ricattare — agitando come uno spauracchio la costruzione di una corrente interna capace di ribaltare gli equilibri del partito e persino la loro leadership, per poi presentarsi al governo come alleato indispensabile — non si sono lasciati intimidire. Hanno letto quella mossa per quello che era: un bluff, e per di più disperato. E una volta scoperto il bluff, il quadro è cambiato. Chi temeva un loro possibile sostegno a Occhiuto — un’alleanza che gli avrebbe garantito la vittoria finale — si è rassicurato e ha iniziato a muoversi di conseguenza. Le contromosse sono scattate. Questa volta, cogliendo Occhiuto di sorpresa.

Con questa mossa, Occhiuto ha esaurito ogni possibilità di ribaltare la situazione. È entrato in piena ritirata su tutti i fronti. E per quanto continui a urlare e a muovere armate che ormai esistono solo nella sua testa, la sconfitta subita ha chiarito definitivamente i rapporti di forza interni a Forza Italia — e soprattutto chi comanda — segnando un punto di svolta nella guerra interna al centrodestra calabrese. Occhiuto è rimasto solo. E nessuno vuole chiudersi nel bunker con lui. Nemmeno i suoi generali più fidati, che, annusata l’aria della sconfitta, hanno già iniziato a riposizionarsi dall’altra parte.

Proprio per questo, il conflitto entra ora in una fase diversa. I rapporti di forza sono stati chiariti, le linee si sono assestate e il margine di manovra si è drasticamente ridotto. Occhiuto non è più nella posizione di chi detta il ritmo dello scontro, ma resta ancora in campo, costretto a muoversi entro spazi sempre più stretti, sotto una pressione costante. E come la storia insegna, in situazioni di questo tipo chi è sconfitto ma non accetta l’idea della resa finisce spesso per tentare un colpo di coda. Non per ribaltare il fronte, ma per non accettare la sconfitta così com’è, per lasciare un proprio, tragico segno. Perciò da ora in poi il pericolo non sta più in ciò che può conquistare, ma in ciò che potrebbe distruggere… perché quando le colonne cedono, travolgono anche chi sta intorno.