Occhiuto contro le fake news, ma la centrale è nel salotto di casa sua

Il quadro per Roberto Occhiuto si fa sempre più fosco. Non passa giorno senza che qualcuno lo molli. L’elenco si allunga e nessuno vuole più essere associato a lui. Gli rimane poco: qualche cliente sparso qua e là, legato ancora a lui per mere questioni di interessi in corso, finalizzate al recupero di somme di denaro “prestate” agli Occhiuto, e quel che resta della pletora di analfabeti funzionali che continuano a credere alle sue ormai sgamate bugie. La verità sugli Occhiuto è evidente e nessuno, ora, la può più nascondere. Chi è veramente Roberto Occhiuto non lo diciamo più soltanto noi: lo dicono, soprattutto, i suoi soci di intrallazzi di lunga data, lo dice la sua compagna, lo dicono tutti i suoi ex alleati, lo dicono le banche, lo dicono i partiti che l’hanno sostenuto… lo dicono proprio tutti: di lui non si fida più nessuno.

Ne ha combinate troppe e l’ha fatta troppo sporca. Il continuo saccheggio di ogni risorsa pubblica disponibile non è andato giù a nessuno — e parliamo di gente abituata a saccheggiare — e se lo dicono loro è quanto dire. Roberto Occhiuto è in balia del fuoco amico, che continua a muoversi alla grande togliendogli terreno sotto i piedi. È chiaro, ormai, che il governo Meloni non sta più con lui. Anche se lui continua a dire di aver concordato le sue dimissioni e la sua ricandidatura con la Meloni, con Salvini e con Tajani. Le solite disperate bugie per mascherare una situazione che non può più essere nascosta. Sono i fatti contro di lui a parlare: per il governo, Roberto Occhiuto è una zavorra di cui bisogna liberarsi. E togliergli privilegi e “super poteri” è un passo che lascia prevedere come altre, più potenti valanghe, stiano per rovesciarsi su di lui.

La “mossa del somaro” — o meglio, la mossa della disperazione — delle dimissioni seguite dall’auto-ricandidatura è stata mal digerita dalla Meloni (altro che concordato), ma soprattutto dai vertici calabresi di Fratelli d’Italia, che ormai tutti sanno essere a capo dell’offensiva lanciata da un mese a questa parte contro Roberto Occhiuto. Prima ancora che gli onesti, a non volerlo sulla poltrona di presidente sono i suoi amici, o meglio, i suoi ex compari di saccheggio. Un capo così avido sarebbe inviso anche ai quaranta ladroni. Roberto Occhiuto è un uomo solo, ma non più al comando, come qualcuno amava dire prima di tutto questo. È solo con i suoi guai e senza più le coperture giudiziarie e politiche che per decenni gli hanno garantito impunità e libertà di rubare. Non ha più armi per difendersi, o meglio, qualche cartuccia gli rimane: potrebbe pentirsi e raccontare pubblicamente tutti gli intrallazzi messi a segno con la complicità di chi oggi si premura di farlo cadere. Occhio per occhio, dente per dente. O forse sarebbe meglio dire: “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Se lo facesse, per il fuoco amico sarebbero davvero uccelli senza zucchero.

Ma questa è un’opzione che Roberto non vuole valutare, almeno per il momento. E allora non gli resta che tirare fuori un cult della comunicazione online: bollare tutto ciò che circola su di lui come fake news. Nel dire questo, però, Occhiuto dimentica che questa espressione — usata come specchietto per analfabeti funzionali — non può più rivolgerla solo a noi, che su di lui e su suo fratello abbiamo sempre scritto la sacrosanta verità (magari con un po’ di colore, ma pur sempre verità), ma deve rivolgerla anche alla sua compagna, a Posteraro — fino a poco tempo fa il suo migliore amico —, alla moglie di Posteraro, giudice, a Ernesto Ferraro, a tutta la stampa, anche a quella che fino a poco tempo fa lo lodava, e a tutti quelli che, nelle intercettazioni, descrivono Roberto Occhiuto per quello che è: un truffatore seriale.

Che piaccia o no, queste sono le notizie che circolano su di lui. E arrivano da casa sua. E se fossero davvero bufale, allora vuol dire che il primo e più prolifico ufficio stampa di menzogne contro Roberto Occhiuto non è fuori, ma dentro casa sua. Fatevene una ragione.