Occhiuto, il lapsus freudiano dei “40 anni” e la chiamata agli… intrallazzi per il nuovo cerchio magico

“In 4 anni di più che in 40 anni”. È lo slogan scelto da Roberto Occhiuto per lanciare la sua campagna elettorale. Ma che cosa vuole davvero comunicare con questa frase? La lettura più scontata, trattandosi di elezioni, è che Occhiuto intenda dire che in soli quattro anni da presidente della Regione Calabria avrebbe fatto più di quanto sia stato fatto negli ultimi quarant’anni. In altre parole: nessun presidente prima di lui avrebbe raggiunto i suoi risultati. È questa la sua intenzione dichiarata, ma nei conti qualcosa non torna.

Perché proprio “40 anni”? Se l’obiettivo era sottolineare il primato assoluto, avrebbe dovuto dire “in 4 anni di più che in 55”, visto che la Regione Calabria è nata nel 1970. Perché allora fissa il paragone al 1985? Forse vuole dire – da “storico” della regione qual è – che i primi quattro presidenti, da Antonio Guarasci a Bruno Dominijanni, abbiano fatto meglio di lui, mentre tutti quelli successivi, da Francesco Principe fino a Jole Santelli, passando per Nisticò, Caligiuri, Chiaravalloti, Scopelliti, Oliverio e compagnia, non abbiano combinato nulla se non badare agli affari propri.

Sembra questo il tono dello slogan. Altrimenti, perché porre l’inizio del paragone proprio nel 1985? È chiaro che Occhiuto vuole marcare un confine, un prima e un dopo. Ed è qui che quel “40” assume le sembianze del più classico lapsus freudiano. Roberto Occhiuto non dice 55 anni ma 40, perché la sua memoria “storica” della Calabria inizia esattamente allora: quarant’anni fa, quando Mario Occhiuto, fresco di laurea, muoveva i primi passi nel mondo degli intrallazzi, e Roberto, ancora diciassettenne, osservava con ammirazione l’ascesa dell’uomo che sarebbe diventato il più abile bancarottiere della regione.

Il 1985, dunque, diventa per Occhiuto un anno simbolico: l’inizio del “nuovo corso”, quando la sua famiglia entra a pieno titolo negli affari con la malapolitica. Ecco perché quel “40” non è un numero scelto a caso, ma un vero lapsus freudiano: non un calcolo, bensì lo svelamento involontario di ciò che, nel profondo, Roberto considera il vero inizio della sua storia familiare di potere e intrallazzi. Se poi a questo lapsus aggiungiamo anche il narcisismo grandioso che traspare dal fatto che, nel dire di aver fatto meglio di tutti negli ultimi quarant’anni, Occhiuto finisce per sostenere di aver fatto meglio persino di se stesso — visto che in quegli stessi quarant’anni è compreso anche lui, è stato consigliere regionale — la situazione assume contorni clinici a dir poco preoccupanti.

Il quadro clinico si aggrava con l’utilizzo di quel “di più”. Di più cosa? Qui la battuta è facile, ma anche fondata: negli ultimi quarant’anni si può dire che i fratelli Occhiuto abbiano messo a segno più intrallazzi di quanti ne abbia accumulati l’intera politica calabrese nello stesso arco di tempo. Un primato strappato con le unghie e con i denti persino a Nicola Adamo e ai fratelli Gentile. Con un picco da record negli ultimi quattro anni, che ha permesso loro di scalare la classifica. È questo, in fondo, ciò che si nasconde dietro il delirio di onnipotenza dello slogan. Un messaggio a doppio registro, che rasenta lo sdoppiamento della personalità: da un lato la versione ufficiale per gli analfabeti funzionali — “nessuno prima di me ha fatto quello che io ho fatto per i calabresi”, “‘mmucca liù” — e dall’altro un messaggio velato agli intrallazzatori degli ultimi quarant’anni: “nessuno come me è capace di garantire più affari, più clientele, più intrallazzi, più sistema. Con me sulla poltrona da presidente ci saranno più intrallazzi per tutti. Conviene a tutti che io torni a sedermi lì”. Un messaggio che somiglia molto a una chiamata alle armi, anzi all’intrallazzo, con la promessa che — se rieletto — l’esclusione del fuoco amico dagli intrallazzi lascerà liberi tanti posti, pronti per essere occupati da chi in questi quattro anni è rimasto ai margini.

Lo slogan non racconta un successo amministrativo: svela un metodo. In quattro anni Occhiuto ha dimostrato che il sistema regge solo se moltiplica gli intrallazzi. È la sua vera promessa elettorale: garantire la continuità del malaffare. E se davvero in quattro anni ha fatto “più che in 40”, c’è solo da chiedersi: quanto altro potrà fare in altri cinque?