Nonostante tutti conoscano la vera natura di Roberto Occhiuto — un “mafioso che utilizza la politica per farsi gli affari propri” (cit. intercettazione Maria Gabriella Dodaro dagli atti della procura di Catanzaro) — c’è ancora gente che lo vota. Ma chi è che vota Occhiuto? Una parte, sicuramente, è composta da chi si illude di avere di fronte uno statista capace di cambiare la propria vita: gli allocchi e i morti di fame che sperano in qualche briciola e che, puntualmente, non ricevono mai nulla. Ma non si arrendono, continuano a crederci. Un’altra parte è quella legata alla catena di clientele che ha costruito negli anni, fatta di favori, appalti, incarichi e piccoli privilegi. Ma la fetta più consistente dei suoi elettori — e non è un’esagerazione — è costituita dai suoi, e di suo fratello, creditori: un esercito di gente che, nel tempo, ha perso soldi nei loro traffici e che oggi, l’unico modo che ha per recuperare qualcosa, è sostenerli nelle urne.
Un meccanismo perverso che genera una catena di voti impressionante, fatta di dipendenze, paure e speranze di “risarcimento”.
È questo il vero segreto del loro potere: non la credibilità politica, ma la quantità di persone che sono riusciti a trascinare nei propri loschi affari. Quasi tutti abbagliati da promesse di guadagni facili, che si sono rivelati sistematicamente fallimenti clamorosi, lasciando dietro solo debiti e rancori. La loro forza politica risiede, paradossalmente, proprio nei loro fallimenti societari ed economici — una costante nella vita degli Occhiuto.
In oltre trent’anni di intrallazzi hanno imparato bene il mestiere, affinando una tecnica che oggi è diventata la loro cifra politica: costruire una rete di sodali che dipendono completamente da loro e dalla loro presenza — o assenza — nelle istituzioni. Negli anni hanno coinvolto nei propri traffici mezzo mondo, promettendo fortune e lasciando dietro solo macerie. Nei loro giri è finita così tanta gente che quantificarla è ormai un’impresa impossibile. C’è di tutto: imprenditori di ogni settore, professionisti pubblici e privati di ogni ordine e grado, politici e faccendieri per tutte le stagioni. Amici e amici degli amici, sempre a disposizione. Si sono ’mbruscinati con cani e porci, creando legami indissolubili di complicità criminale ed economica. Decine e decine di milioni di euro bruciati in fallimenti e bancarotte: denaro proveniente da istituti di credito e da “privati”, mai denaro loro. Alla fine, chi ha perso soldi con gli Occhiuto finisce per votarli: non per convinzione, ma per recupero crediti. È così che i fallimenti diventano consenso e i creditori, senza accorgersene, la loro campagna elettorale permanente. Un paradosso perfettamente calabrese: più gente truffano, più consenso accumulano. Perché ogni nuovo creditore, per disperazione o convenienza, diventa automaticamente un nuovo elettore.









