Occhiuto, la conta è finita

Messe da parte tutte le chiacchiere di Robertino attorno alla sua iniziativa — liberalismo, diritti civili, partito che non cresce, non siamo una corrente, paroloni agitati per nascondere le sue vere intenzioni — l’unica cosa che contava davvero ieri, per lui e per i suoi sempre più numerosi nemici, era una sola: contare quanti sono quelli che seguono Roberto Occhiuto dentro Forza Italia.

E contandoli, l’operazione di ieri a Palazzo Grazioli ha emesso il suo verdetto. In una saletta del palazzo che fu di Silvio Berlusconi si sono visti una ventina di parlamentari in tutto. Di questi, solo 17 erano di Forza Italia. I deputati forzisti presenti erano: Francesco Paolo Sisto, Matilde Siracusano, Rita Dalla Chiesa, Cristina Rossello, Alessandro Cattaneo, Tommaso Calderone, Paolo Emilio Russo, Ugo Cappellacci, Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori, Patrizia Marrocco, Erica Mazzetti e Catia Polidori.
I senatori: Licia Ronzulli, Claudio Lotito, Mario Occhiuto e Massimo Mallegni.

A completare il numero, due deputati non appartenenti a Forza Italia: Naike Gruppioni e Manlio Messina. Presenze utili a riempire la saletta, non certo a rafforzare il peso politico dell’iniziativa. Il resto era contorno. Fabio Roscioli, tesoriere del partito, presente come osservatore. Elio Vito, ex deputato in cerca di collocazione. Gianluca Gallo, assessore regionale della Calabria, in attesa di saltare sul carro del vincitore. Pierluigi Caputo, consigliere regionale e zerbino di Occhiuto. Qualche imprenditore e qualche manager messi lì per fare scena, buoni per l’inquadratura e inutili per i rapporti di forza.

Ora che i numeri sono chiari, si possono tirare le somme. E la somma dice questo: poco più del 20% degli eletti di Forza Italia era presente all’incontro di ieri. E neanche tutti per convinzione. Perché dentro quei 17 c’è chi lo segue da sempre — compagna, fratello, creditori — ma c’è anche chi era lì solo per guardare, annusare l’aria, capire da che parte conviene stare. Cannizzaro, Mangialavori, Gallo rientrano pienamente in questa categoria. Un numero destinato, dopo ieri, a calare più che a crescere. In molti hanno notato l’assenza – comunque prevedibile – di Andrea Gentile, figlio di Tonino. E infatti Tajani, che aspettava proprio questa “conta”, visti i numeri, ha lanciato subito la sua sfida: ci vediamo al congresso, io mi candido.

La propaganda occhiutiana, invece, non bada ai numeri ma alla presunta “qualità” dei presenti. E per qualità si intende una cosa sola: la vicinanza alla famiglia Berlusconi. Ronzulli su tutti. Il luogo scelto da Occhiuto per lanciare la sua corrente serve proprio a questo: creare la suggestione di un’investitura, come se fosse stato chiamato direttamente da Silvio Berlusconi. Il messaggio che si vuole far passare è chiaro: Marina e Pier Silvio Berlusconi sono con Roberto Occhiuto. Hanno già deciso. Il prossimo presidente di Forza Italia sarebbe lui. Peccato che la realtà dica altro.

Con questi numeri non si intimidisce nessuno. Di certo non Marina e Pier Silvio Berlusconi, ai quali di Occhiuto — al netto delle scenografie — interessa ben poco. Se mai avesse avuto una possibilità di ottenere un loro endorsement, dopo ieri neanche questo miracolo è più auspicabile. Pier Silvio ha altri progetti per il partito e non affiderà mai la leadership a chi, come Occhiuto, non solo è gravato da pesanti inchieste giudiziarie, ma si è dimostrato divisivo. E poi c’è il mondo dell’imprenditoria — quello che davvero interessa a Pier Silvio — che non accetterà mai di farsi guidare da chi ha fatto fallire, insieme al fratello, 18 società, lasciando un buco da 30 milioni di euro, tutto confermato dai procedimenti penali che hanno portato il fratello Mario a una condanna in appello a tre anni e sei mesi per bancarotta fraudolenta.

L’operazione era chiara: scalare il partito, usare quella posizione per pesare sul governo e, da lì, tentare di coprirsi sul piano giudiziario.
Ora, dopo il fallito tentativo di scalare il partito, la prossima conta che attende Roberto Occhiuto non è politica: è quella dei capi di imputazione.