Occhiuto l’implacabile: demolite quella statua di Gesù Cristo a via Popilia

Il sindaco Mario Occhiuto viaggia al ritmo di una ruspa. Lavora, lavora e lavora per il bene della nostra comunità. Dal suo quartier generale di piazza XV Marzo controlla e monitora tutta la città di Cosenza e, a quanto pare, non gli sfugge nulla.

Uno dei suoi ultimi atti è una delibera, ai limiti dell’incredibile, nella quale impone ai suoi amati dirigenti di demolire una statua di Gesù Cristo edificata dalla ditta Raffaele Bilotta in un palazzo di via Popilia.

Diciamo subito che non è certo la sola statua sacra eretta all’interno di edifici a Cosenza e diciamo subito che questo tipo di monumenti non ci piace per niente, perché riteniamo che ognuno possa e debba coltivare la sua fede senza dar vita a esternazioni pacchiane dei suoi sentimenti religiosi.

Detto questo, però, è doveroso da parte nostra ripercorrere tutta la rocambolesca vicenda che c’è dietro alla delibera di demolizione firmata dall’implacabile Mario Occhiuto.

La ditta Raffaele Bilotta ha ottenuto la concessione edilizia per costruire il palazzo di via Popilia (rientrante nel PAU, Piano Attuativo Unitario numero 1) del quale stiamo scrivendo con il permesso numero 80 del 22 settembre 2008.

Nella concessione, sono inserite anche “condizioni speciali” che riguardano proprio la statua della discordia.

“… Visti gli elaborati grafici e il parere del tecnico che ha verificato la compatibilità dell’intervento per quanto previsto dai PAU, vista la documentazione fotografica e la planimetria di dettaglio, si esprime PARERE FAVOREVOLE (è scritto proprio in maiuscolo, ndr) all’approvazione del progetto di sistemazione esterna (della statua, ndr), a condizione che vengano sistemate sull’area ulteriori fioriere con piante di medio sviluppo in modo da realizzare uno sfondo verde tra la statua e l’edificio e tra la statua e le vie di circolazione stradali comunali (architetto Perri 18 settembre 2008). Vista l’istruttoria e il parere del Rup che attestano la rispondenza del progetto alla normativa vigente e al PAU n. 1 per come specificato nella determina dirigenziale n. 49/2007 a condizione che siano rispettati gli impegni assunti nel piano attuativo e che la statua a carattere sacro sia separata dal circostante spazio da quinte di verde ad alto fusto (architetto Barresi 19 settembre 2008)…”.

La ditta Bilotta, pertanto, edifica il palazzo e con esso anche la statua del Cristo, alla quale vengono affiancate, come da concessione edilizia, le fioriere indicate dal Comune.

Nel 2012, però, succede qualcosa. Un rapporto della polizia municipale, infatti, segnala che la ditta Bilotta non avrebbe realizzato quanto inserito dalle condizioni speciali. E così, il 14 gennaio 2013, il Comune impone alla ditta Bilotta di realizzare quegli adempimenti già indicati nelle condizioni speciali. Perché? Perché evidentemente le fioriere inserite nei pressi della statua non venivano giudicate sufficienti come spazio verde… Il Comune indica anche 90 giorni di tempo per realizzare i lavori.

Il 15 marzo 2013 la ditta Bilotta risponde a Palazzo dei Bruzi e specifica che “la statua è stata sistemata fin dall’inizio in un’area di verde attrezzata”. Puntualizza inoltre che “dall’origine la statua era ornata da fioriere e da piante sempre verdi di medio sviluppo”. Ma anche che “purtroppo non vince sempre il buon senso e il rispetto per le cose di tutti”. In ogni caso, la ditta precisa di aver “sempre provveduto a ripristinare la zona verde” e documenta con una serie di fotografie lo stato dell’arte.

Tutto risolto? Neanche per idea. Passano otto mesi e il Comune prende atto che questi lavori non sono stati fatti. Pertanto, il settore Pianificazione del Territorio ordina la demolizione della statua.

La ditta, a questo punto, chiede che cosa voglia di preciso il Comune. Perché le fioriere ci sono, le piante di medio sviluppo pure e quindi non capisce proprio perché il Comune insista e non capisce soprattutto che cosa dovrebbe inserire vicino a questa benedetta statua.

Ma Palazzo dei Bruzi non intende replicare e non chiarisce un bel nulla rispetto a questa sua decisione. E così le cose rimangono come in partenza.

Poi, quasi improvvisamente, nella giornata di ieri arriva la delibera del sindaco con la quale si ordina la demolizione della statua da eseguire a cura del Comune.

Occhiuto e suo padre a una delle tante processioni alle quali hanno partecipato
Occhiuto e suo padre a una delle tante processioni alle quali hanno partecipato

Questi i fatti. Come sempre, quando si tratta di vicende che interessano Mario Occhiuto, ci dev’essere qualcos’altro che rende così inflessibile il sindaco più squallido e viscido della storia di Cosenza. Dopo averne preso atto, poniamo al primo cittadino un problema relativo (anche) alla sua tanto sbandierata fede religiosa.

Occhiuto non perde occasione per esternare il fatto che sia credente e cattolico e spesso cita come esempio il padre, che evidentemente gli ha inculcato e trasmesso la tradizione religiosa. E aveva addirittura trasformato Palazzo dei Bruzi in una succursale del Santuario di San Francesco di Paola con tanto di reliquie e immagini sacre dappertutto.

Ora, al netto dei problemi burocratici della rocambolesca vicenda, come si sente a dover demolire una statua di Gesù Cristo? Credente? Cattolico? Ateo? Agnostico?

No, niente di tutto questo. In questo caso Occhiuto ci fa vedere ancora una volta quanto sia bravo a predicare bene e a razzolare male. E ci dimostra ancora una volta quanto sia forte con i deboli e debole con i forti. Diciamocelo francamente: Gesù Cristo non sarà per niente contento! E se per noi non è un problema, per lui, che si professa credente, dovrebbe esserlo. O no?