Abbiamo spiegato bene e senza ombra di dubbio la questione relativa ai debiti di Occhiuto con Equitalia che qui riassumo: Occhiuto ha un debito con Equitalia di 1.700.000 euro.
Un debito che da tempo l’Agenzia delle Entrate cerca di riscuotere. Nel momento in cui Occhiuto diventa sindaco (2011), Equitalia comunica al Comune e al sindaco che c’è da pagare questa cartella, ed ora che ha una “entrata” può farlo.
Ma ancora una volta Occhiuto fa ricchia i mercanti. Ed Equitalia inizia un contenzioso con il sindaco ed il comune di Cosenza che è l’ente che eroga “l’entrata” del sindaco. E si finisce in aula. Siamo a metà del 2012. Ed inizia come nella migliore tradizione del tribunale di Cosenza il tira oggi che viene domani.
Con l’aiuto di Granieri riesce a far rinviare ogni volta le udienze, adducendo motivi assurdi. Equitalia continua a chiedere al comune di Cosenza che la somma che eroga al sindaco deve essere pignorata interamente, perchè non è da considerarsi uno stipendio (dove si può pignorare solo un quinto), ma la sua è una indennità e quindi totalmente pignorabile (come da sentenza bla, bla, bla). E nel frattempo passano più di 4 anni, dove Occhiuto incassa regolarmente l’indennità di 4.100 euro mensili, soldi che secondo Equitalia spettano a loro.
Dunque, Occhiuto ha incassato quasi 180.00 euro non suoi più 30.000 euro di buonuscita, anche questa totalmente pignorabile visto che deriva dall’indennità.
Ora, nelle prossime udienze, dove il giudice dovrà stabilire chi ha ragione (che Granieri è riuscito a far spostare al giugno 2017), è chiaro che questi soldi ad Equitalia qualcuno glieli dovrà dare. Ergo, o Occhiuto paga, oppure, visto che il comune di Cosenza non si è difeso nelle udienze (mica Occhiuto è fesso che ci mandava l’avvocato del Comune), nonostante tutti gli inviti di Equitalia, sarà costretto a pagare i 180.000 più i 30.000 euro che Occhiuto ha già incassato.
Perché il Comune avrebbe dovuto tutelarsi nelle sedi opportune, come più volte suggerito dal giudice, congelando l’indennità, visto il provvedimento di pignoramento in corso. Così da trovarsi a sentenza di condanna sicura di Occhiuto (perchè non può essere mai assolto visto che il debito c’è), coperto, non avendo dato niente allo stesso.
Ora, invece, il Comune si trova nella condizione in cui o chiede di nuovo indietro i soldi ad Occhiuto, che si è già speso, per darli ad Equitalia, e dunque non li restituirà mai, oppure dovrà risborsare di nuovo la cifra. Questo è il quadro né più né meno.
Si può discutere se Occhiuto onorerà o meno i suoi debiti. Cosa che non ha mai fatto in vita sua, ma negare che il problema o il guaio non sia stato combinato, è un’ offesa all’intelligenza collettiva.
L’indebitato fino al collo ci ha provato. Ha sperato che la storia non venisse mai fuori, così il Comune avrebbe pagato e zitto. Ha studiato a tavolino la furbata. Non ha fatto presentare gli avvocati del Comune in aula, e così facendo ha reso responsabile anche il Comune come dice la Legge: se tu (Comune) non ti presenti, nonostante i solleciti, vuol dire che accetti di pagare.
Tutto calcolato, tutto studiato. Ora, dico io: un sindaco normale senza debiti e senza agganci mafiosi come Occhiuto, avrebbe mobilitato l’ufficio legale per tutelare le casse comunali, dopo aver ricevuto una comunicazione da un giudice, invece lui, nonostante tutti gli incarichi dati ai soliti avvocati, ha fatto in modo che la colpa ricadesse sul Comune.
Un infame senza scrupoli. Lui spridava con i macchinoni, faceva l’uomo di mondo, e ara squagliata da niva gli stronzi pagano il conto. Ovviamente il tutto con la complicità dei dirigenti dell’ufficio legale del Comune che non hanno mosso un dito per tutelare i cittadini. Nonostante sapessero che alla fine sarebbe toccato a noi tutti pagare. Perché al Comune vige l’omertà mafiosa. Nessuno parla.
Così come avvenuto con gli affidamenti diretti usati per pagarsi, anche qui, i debiti, incaricando ditte amiche di eseguire lavori a trucco, ed incassare senza problemi. Lo scriviamo da mesi che Occhiuto ha usato il Comune ed il suo ruolo da sindaco per attagnare debiti e creditori.
La domanda è: se non avesse fatto il sindaco, cosa sarebbe successo con Equitalia e tutti gli altri creditori? E poi, a quelli che non credono mai, nonostante le carte, dico: il fatto che è indebitato fino al collo è pacifico oramai, vedi cartella Equitalia. Alla luce di questo, è possibile che non vi ponete il benché minimo problema se questa enorme mole di debiti possa in qualche modo condizionare o creare un palese conflitto di interessi per chi si propone ad amministrare la città?
Chi ci garantisce, e lo abbiamo visto con questa storia, che si comporterà in maniera onesta? Chi ci garantisce che per denaro non si farà corrompere? Cosa che Occhiuto ha fatto più volte in questa consiliatura: si è fatto corrompere. Non poteva fare altrimenti.
Se voi sostenitori di Occhiuto vi fidate, possiamo noi dubitare della sua onestà? O questo non si può fare? Del resto, lo ripeto, la sua storia economica parla da sola: ha fatto fallire più di 13 società. Tutte con debiti e contenziosi vari. Non riesco a capire come possiate considerarlo un uomo di successo. Dovreste parlare con le famiglie che ha ridotto sul lastrico. E con i tanti creditori che ha lasciato nei guai.
Altro che successo. Un meschino senza scrupoli che vi abbindola con la sua faccina di angelo. Il problema in questa città, oltre ai lecchini che gli vanno dietro per avere anche loro denaro pubblico a sbafo, resta la procura di Cosenza che neanche di fronte al cadavere e alla pistola fumante si muove.
Siamo destinati ad accettare quel che passa il convento, ed usare la logica del meno peggio, ogni volta che dobbiamo scegliere. Per noi non c’è mai una seria e valida alternativa. O ladri totali, oppure ladri che sanno rubare ma che fanno mangiare un po’ a tutti.
Questo è, inutile negarlo. Almeno chi sente di avere una coscienza civica. Perchè la forza di Occhiuto non sta nella sua onestà, nella trasparenza che non ha mai dimostrato – in ogni discussione sui suoi traffici non è mai entrato nel merito per spiegare, si è sempre limitato agli slogan – ma nella schifezza dei suoi avversari: Guccione, Madame Fifì e compari. Poveri noi. Chista è Cusè.
GdD