Occhiuto a Palazzo dei Bruzi, un affare da 160 milioni di euro

Se dovessimo parafrasare un bilancio di un’azienda privata, si potrebbe tranquillamente affermare che quello del Comune di Cosenza è perfettamente simile a quello di una società fallita, con uno squilibrio imbarazzante tra entrate e uscite. Una situazione comune a quella di molte altre città, beninteso. Ma che occorre analizzare a fondo per capire chi ne ha le responsabilità e chi furbescamente si è arricchito nonostante il disastro accertato. Ovvero un “buco” impressionante che oggi ammonta ad oltre 300 milioni di euro. Un dissesto finanziario o, se preferite, una bancarotta fraudolenta grande quanto una casa ma “giustificata” (a Cosenza come altrove) dall’arroganza del potere politico.

Il default è stato palese a tutti nel 2010 perché il Comune di Cosenza, ormai da un decennio, approvava bilanci fasulli fondati su crediti mai riscossi. Parliamo di qualcosa come 70 milioni di euro che le amministrazioni dal 2000 al 2010 hanno inserito in bilancio ma in maniera fittizia. In questi dieci anni gli equilibri si sono rivelati inesistenti e le entrate in bilancio erano solo numeri virtuali.

Di chi è la colpa? Ci sono espropri, servizi e sentenze esecutive mai pagate che si trascinano addirittura dagli anni Settanta ma è evidente che il grosso dei debiti è stato realizzato dalle amministrazioni guidate da Giacomo Mancini. Che sarà anche stato un sindaco illuminato ma ha lasciato solchi profondi nel bilancio della città. Un vero e proprio dissesto finanziario, che né Eva Catizone né Salvatore Perugini hanno mai denunciato, pensando soltanto a come giustificarlo con i crediti non riscossi e arrivando ai 100 milioni di “buco” che l’amministrazione guidata da Mario Occhiuto ha trovato nei conti comunali quando si è insediata nell’ormai lontano 2011.

Arrivati a quel punto, non era più possibile rifare il bilancio fasullo delle giunte precedenti e così Occhiuto e i suoi collaboratori finanziari hanno impostato un piano di riequilibrio finanziario a dir poco fantasioso, chiedendo alla Cassa Depositi e Prestiti un mutuo di 160 milioni di euro pagabile in 10 anni. Un piano che, grazie a qualche “amico” dentro la Corte dei Conti, è stato approvato e ha consentito all’attuale sindaco di Cosenza di ottenere, seduta stante, tutta la massa dei soldi richiesti tra la primavera e l’estate dell 2013 ai sensi del decreto legge 35/2013 e del decreto legge 102/2013.

A sentire l’ormai ex vicesindaco Luciano Vigna (che se l’è data a gambe e ha fatto benissimo), 50 di quei 160 milioni sarebbero stati spesi produttivamente per pagare tante imprese che accreditavano a diverso titolo i loro soldi. Ma Vigna non ha mai informato il consiglio comunale delle modalità con le quali avrebbe ripianato quei debiti. E la Corte dei Conti ha dato il suo placet, assecondando così una manovra folle e senza senso. Salvo poi – a disastro consumato – certificare l’inevitabile dissesto finanziario. 

Sì, perché quei soldi non si sa dove siano finiti ma quello che è certo, invece, è che la giunta Occhiuto ha continuato a produrre debiti fuori bilancio al ritmo di 3-4 milioni all’anno dal 2011 fino alla fine del mandato soltanto per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari, “ingrassando” e non poco un sistema di imprese amiche, malavitose e conniventi alle sue pratiche.

Tradotto in soldoni (mai come in questo caso il termine calza a pennello), il sindaco Occhiuto ha gestito il bilancio del Comune a suo piacimento con una differenza fondamentale rispetto a chi l’ha preceduto e cioè mettendosi in tasca qualcosa come 110 milioni da gestire secondo le “illuminazioni” (a lui tanto care, del resto) della sua testa.

Ma il tempo, come si sa, è galantuomo e la verità prima o poi viene a galla. E così, dopo avere intascato quei 110 milioni, Occhiuto invece di risanare le casse del Comune ha continuato ad allargare il “buco” e la situazione è arrivata a livelli impensabili. Semplificando: se Mancini aveva creato la voragine di 100 milioni, Occhiuto l’ha certamente triplicata arrivando addirittura al “buco” attuale di 300 milioni!!! Ma che potrebbe essere ancora più “grande”: c’è chi dice fino a 500 milioni. 

Sarà stato certamente anche per questo che ha continuato a guidare il Comune: sperava di poter continuare a prendere in giro la città. Ma è giusto che i cosentini sappiano i metodi di “finanza creativa” portati avanti senza vergogna da questo singolare architetto prestato alla politica alla continua ricerca di soldi… per pagare i suoi debiti con i denari che versano i contribuenti cosentini e per continuare a pagare le sue infinite cambiali elettorali. Con l’approvazione dei vari equilibri di bilancio, poi, si è fatto “regalare” ancora altri 30-40 milioni di euro in questi anni perché quei fannulloni e buoni a nulla del Pd non solo sono stati determinanti nel farlo eleggere, sia nel 2011 sia nel 2016, ma lo hanno aiutato a rubare, dopo aver capito che nessuno – giudiziariamente – lo avrebbe fermato. Fino a prova contraria. L’unica speranza è che i cosentini si sveglino e – prima o poi – succederà.