OMBRE SULLO SCIDA – IL TRIBUNALE RIGETTA LA RICHIESTA DI REVOCA: IL CROTONE CALCIO RESTA SOTTO AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA
Fonte: U’Ruccularu
L’aula è la stessa di un mese fa.
Le luci al neon fendono il grigio delle pareti e il brusio degli avvocati si mescola al silenzio pesante delle carte.
Sul tavolo, accanto al fascicolo dell’inchiesta Glicine-Acheronte, spiccano nuovi documenti: relazioni, contratti, sentenze.
È il materiale su cui l’avvocato Francesco Verri ha fondato la richiesta di revoca dell’amministrazione giudiziaria disposta il 16 settembre nei confronti della FC Crotone s.r.l., la società calcistica finita al centro della bufera per le presunte pressioni della ‘ndrangheta.
Ma questa volta, il Tribunale di Catanzaro non cambia rotta: il Crotone resta commissariato.
LA RICHIESTA DI REVOCA
Il 13 ottobre, Verri aveva depositato in udienza una documentazione che – sottolinea – non era stata acquisita dal Tribunale al momento del decreto.
Tra le carte figurava l’assoluzione, pronunciata il 14 maggio 2025 dal Gup Sara Merlini, di Sandro Oliverio Megna, titolare della società Seral che per anni aveva gestito la vigilanza dello stadio Ezio Scida.
Una sentenza chiara: “gli elementi emersi non sono sufficienti per una condanna per la condotta associativa; i collaboratori non lo hanno mai indicato come appartenente alla cosca Megna”.
Eppure, l’ordinanza del 16 settembre citava proprio la Seral come una delle imprese attraverso le quali la ‘ndrangheta avrebbe esercitato il suo condizionamento.
Verri ricorda che il Tribunale della Libertà di Catanzaro aveva già annullato, nel luglio 2023, la misura cautelare a carico di Megna “per la sua completa estraneità a qualsiasi contesto criminale”, evidenziando che la Seral aveva regolarmente comunicato alle forze dell’ordine l’elenco degli steward impiegati.
E aggiunge un altro elemento: la Polservice srl, subentrata nel 2023 alla gestione della sicurezza, è la stessa società che in quel periodo garantiva i controlli nel Palazzo di Giustizia di Crotone, su incarico della Procura.
“Se la Procura le affida la sicurezza del Tribunale – sostiene la difesa – come può essere sospettata di infiltrazioni mafiose?”
I BIGLIETTI E L’AUTOBUS
Il decreto del Tribunale parlava anche di ingerenze nella distribuzione dei biglietti per le partite di Serie A, acquistati – secondo le intercettazioni – dal boss Mico Megna per distribuirli ai suoi sodali.
Per l’avvocato Verri, però, proprio l’assenza di regali o pressioni da parte del club “dimostra l’inesistenza di quella soggezione alle cosche” che aveva giustificato la misura.
Anche la vicenda dell’autista Cesare Carvelli, condannato a 6 anni e 8 mesi nel processo abbreviato Glicine-Acheronte, è – per la difesa – una forzatura:
Carvelli non era un dipendente dell’FC Crotone, ma di una ditta di trasporti con cui il club aveva un contratto.
Dopo la condanna, la società rescisse l’accordo e acquistò un proprio pullman, guidato da un autista incensurato.
Un dettaglio che, agli occhi del legale, smonta l’idea di un condizionamento mafioso diretto.
IL VERDETTO DEL TRIBUNALE
Ma per la Seconda Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catanzaro, i nuovi documenti non bastano.
Con decreto depositato il 20 ottobre 2025, i giudici rigettano l’istanza e confermano l’amministrazione giudiziaria fino alla sua naturale scadenza.
Nelle motivazioni, si legge che permangono “sufficienti indizi per ritenere che, anche all’attualità, il libero esercizio, da parte della FC Crotone s.r.l., quantomeno dei settori specifici della security e della gestione degli ingressi allo stadio, risulti profondamente influenzato dalla presenza invasiva delle cosche di ‘ndrangheta crotonese”.
Il Tribunale riconosce le assoluzioni e le spiegazioni fornite, ma ritiene che il quadro complessivo non sia cambiato.
Le infiltrazioni – scrivono i giudici – “non si cancellano con un nome diverso su una licenza o con una ditta nuova registrata in Camera di Commercio”.
Tre denunce presentate dal presidente Giovanni Vrenna (nel 2014, 2017 e 2019) vengono considerate “irrilevanti e prive di incidenza significativa”: troppo datate e non riferite alle “importanti anomalie” emerse nel periodo più recente.
LA LEGALITÀ DI FACCIATA
In filigrana resta l’immagine di un sistema dove la legalità è spesso solo una facciata.
Le società cambiano nome, i contratti vengono rinnovati, ma le persone restano le stesse; le licenze in regola diventano un paravento, e i clan si insinuano nei vuoti di vigilanza e nelle zone grigie dell’apparato economico.
Un gioco delle tre carte che da anni tiene sotto scacco lo Scida: la The Lions Service di Pierpaolo Catanzaro, la Seral di Sandro Megna Oliverio, la Polservice srl.
Cambiano le sigle, ma il filo che unisce vigilanza, steward e appalti interni allo stadio non si spezza mai del tutto.
Per il Tribunale, è proprio questa continuità opaca a giustificare la misura: la “presenza invasiva delle cosche” non è un’ipotesi, ma una costante che ancora oggi condiziona i rapporti,gli appalti, la percezione del potere.
OMBRE SULLO SCIDA (ANCORA)
Nel frattempo le istituzioni tacciono sulla vicenda. La lega serie C non si pronuncia in alcun modo e fuori dal Tribunale, intanto, la città si divide.
C’è chi parla di “giustizia cieca”, chi difende la società e chi, più silenziosamente, teme che anche questa volta la verità scivoli via come pioggia sulle gradinate vuote dello stadio.
Il Crotone Calcio continuerà a giocare, ma sotto tutela, come se nulla fosse.
Le carte, le intercettazioni, i contratti e le ombre resteranno lì, accatastati come sedili vuoti dopo una partita finita troppo in fretta.
E la domanda, ancora una volta, resta sospesa:
quanto di quel silenzio notturno allo Scida è soltanto quiete… e quanto invece è paura?









