Omicidio Bergamini, 30^ udienza. Padovano ricorda la coda di paglia di Internò: “Mi disse che lei non c’entrava nulla…”

Michele Padovano entra in aula intorno a mezzogiorno, dopo due ore di attesa. Ha capito perfettamente che la “musica” è cambiata dopo oltre trent’anni di bugie, depistaggi e insabbiamenti per un omicidio barbaro e conclamato come quello di Denis Bergamini. E lo capisce anche dal tenore delle domande del pm Primicerio e dell’avvocato Anselmo, che puntano dritte non tanto alla verità – che ormai la conosciamo tutti – ma al sacrosanto desiderio di giustizia di una intera città.

“Denis era un ragazzo fantastico, disponibile, un professionista sotto tutti i punti di vista, che mi ha insegnato tanto: per me è stato un fratello maggiore e me l’ha dimostrato in un momento difficile che stavo attraversando proprio in quei due mesi che abbiamo diviso l’appartamento a Cosenza”.

Padovano si riferisce al suo mancato trasferimento alla Fiorentina di Bruno Giorgi, che era stato l’allenatore del Cosenza nella stagione 1988-89. L’attaccante era pronto a fare il grande salto in Serie A ma la trattativa era sfumata: “Ero depresso – ha ricordato Padovano – ed era stato Denis a darmi coraggio, a dirmi che ero forte e che dovevo solo aspettare ancora un po’ prima di realizzare il mio sogno e questo non lo dimenticherò mai”.

Arrivano le domande sul rapporto tra Denis Bergamini e Isabella Internò e Padovano risponde con estrema chiarezza: “Denis non voleva stare più con lei e un mese prima della sua morte mi confidò dell’aborto di Isabella, che era avvenuto in Inghilterra. Denis e Isabella, prima di completare il viaggio, si erano fermati a Torino, dove abitava una parente di lei, e avevamo passato insieme qualche ora ma all’epoca io non sapevo qual era il vero motivo del loro viaggio. Quando Denis mi rivelò dell’aborto, non entrò nel merito delle questioni familiari di Isabella ma mi disse che i suoi genitori avevano appreso solo da poco tempo di quanto era accaduto”. 

Bergamini e la Internó non stavano più insieme nell’estate 1989, quando Denis e Padovano vanno ad abitare insieme, visto che i loro precedenti compagni di appartamento ovvero Gigi Simoni e Gianluca Presicci sono stati ceduti al Pisa e al Modena. E a questo punto Padovano inizia a ricordare quanto avvenne quell’ultimo, maledetto giorno di vita di Denis: “Quel sabato mattina Bergamini scherzava come sempre: aveva visto una civetta morta nei pressi del campo di allenamento e l’aveva tirata fuori tra le risate di tutti. Così come aveva tagliato le calze ad altri compagni. Finito l’allenamento eravamo andati al Motel Agip per pranzare e riposare fino alle 16 prima di andare al cinema Garden e io e Denis salimmo verso la nostra stanza. Intorno alle 15,15-15,30 arrivò una telefonata in camera e rispose lui: solo pochi secondi ma subito dopo vidi Denis preoccupato, mi sembrava molto turbato e ricordo bene che quando stavamo per scendere gli chiesi due-tre volte se veniva con me al cinema senza avere risposta… Poi mi disse “ci vediamo giù”, io lo aspettai ma quando ci incrociammo lui mi disse “Miky, prendo la mia macchina”. E’ stata l’ultima volta che l’ho visto”.

Il pm Primicerio gli chiede come mai non avesse riferito della telefonata ricevuta da Bergamini al pm Ottavio Abbate, che lo aveva interrogato il 27 novembre 1989 e Padovano rivela: “Non mi è stato chiesto proprio nulla – ha affermato – e sono rimasto molto sorpreso da questa circostanza”. Ritornando alla telefonata ricevuta da Bergamini, Padovano ribadisce che era stata “brevissima” e che ricorda ancora quello sguardo “assente” di Denis nei minuti successivi: “Era come se mi volesse dire qualcosa ma non la disse purtroppo…”.

L’ex attaccante del Cosenza Calcio conferma poi quello che ha sempre detto in questi lunghi decenni rispetto all’assurdità del suicidio: “Mai nella vita! Ci mancherebbe altro. Né io né nessuno dei miei compagni di squadra abbiamo mai pensato neanche per un secondo che Denis potesse essersi suicidato. Era un ragazzo pieno di vita, aveva scherzato fino a poche ore prima e non aveva mai dato nessun minimo segnale di depressione o di turbamento”.

Padovano viene sollecitato a rispondere sul giorno del funerale.”Dopo la cerimonia funebre, tutta la squadra era salita sul pullman e c’era anche Isabella Internò: si sedette di fianco a me e mi disse piangendo “io non c’entro nulla” e queste parole mi sembrarono strane e fuori luogo. Poi la accompagnai a casa, entrai ma solo sulla soglia e mi fu offerto da bere, rifiutai e andai via”.

“Strane” e “fuori luogo” possono significare solo una cosa: coda di paglia. Perché nessuno – e tantomeno Padovano – avevano mai chiesto a Internò se lei c’entrasse o non c’entrasse. Per capirci, come recita la locuzione latina: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. La locuzione è traducibile letteralmente in “scusa non richiesta, accusa manifesta”, e sta a significare che se non si ha nulla di cui ci si deve giustificare non occorre scusarsi. L’equivalente proverbiale italiano è “Chi si scusa si accusa”. E c’è ben poco da aggiungere.

Si passa così al rapporto con la famiglia di Denis Bergamini ed è inevitabile che venga chiesto a Padovano del suo dialogo con Domizio, il papà di Denis, al quale l’attaccante aveva detto che “se ci diceva o mi avrebbe detto qualcosa, io avrei fatto sicuramente qualcosa per aiutarlo”. L’ex calciatore, in sostanza, ribadisce che non c’era nessun riferimento ad altre persone ma soltanto alla sua volontà di fare qualcosa se avesse saputo che Denis era in difficoltà o in pericolo. Successivamente, invece, Padovano era rimasto deluso dalle parole che Domizio aveva detto a “Chi l’ha visto?” nel 2006, quando era stato coinvolto in una vicenda giudiziaria dalla quale adesso è stato assolto. “Mi aveva infangato in un momento di difficoltà”, sintetizza, ma col passare degli anni i rapporti con la famiglia Bergamini erano migliorati e si era arrivati ad una completa riappacificazione ormai da diversi anni. Un legame, quello con Bergamini, ancora oggi indissolubile per Michele Padovano tanto che al figlio ha dato il nome Denis: “È, e sarà sempre il mio angelo custode”.

Padovano ha sottolineato più volte che Denis Bergamini aveva espresso “fastidio” per una precedente relazione di Isabella Internò con un calciatore che aveva giocato a Cosenza nella stagione 1984-85, Gabriele Baldassarri. E che aveva anche affermato che tra i motivi per i quali non voleva più stare con la Internò c’era questa vicenda. Probabilmente Denis aveva chiesto anche direttamente a Baldassarri di questa relazione nel corso di un soggiorno in Romagna proprio nell’estate del 1989. La difesa della Internò ha insinuato più volte in maniera squallida che questa “delusione” potesse rappresentare un movente per il suo suicidio. Ma oggi in aula c’era anche Gabriele Baldassarri, il quale in pochissimi minuti ha negato categoricamente sia di conoscere la signora Internò, sia di aver mai parlato con Bergamini. Un colpo durissimo per la difesa della signora Internò. E mentre Baldassarri si allontanava dal Tribunale, sulle scale c’era ancora Padovano che rispondeva alle domande dei cronisti. E’ stato un attimo: Baldassarri che passa e Padovano intervistato. Ma è stato come ritornare improvvisamente indietro di quasi 40 anni come in una scena di un film. Una sensazione che è difficile da spiegare ma che molti cosentini, specie se tifosi del Cosenza Calcio, capiranno.