Omicidio Bergamini, 50^ udienza. Acquisite le dichiarazioni di Internò a Barbuscio e Abbate. Lo psichiatra spiega il grave danno biologico causato a Donata

Oggi in Corte d’Assise a Cosenza è stata celebrata la 50^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. In apertura, il pm Luca Primicerio ha chiesto e ottenuto l’acquisizione agli atti del processo delle dichiarazioni spontanee di Isabella Internò rilasciate al brigadiere Francesco Barbuscio nell’immediatezza dei fatti a Roseto Capo Spulico e al pm dell’epoca Ottavio Abbate qualche giorno dopo, il 23 novembre, nella procura di Castrovillari. In quelle due circostanze non sussistevano ancora indizi nei confronti dell’attuale imputata, che di conseguenza non era indagabile e considerato che Isabella Internò non ha inteso sottoporsi all’esame, è stato necessario acquisire quelle dichiarazioni, dalle quali già a quei tempi era chiarissimo che non c’era stato nessun suicidio.

Nell’udienza di oggi sono stati ascoltati due testimoni indicati dalla parte civile e quindi dalla famiglia Bergamini: Alice Dalle Vacche, figlia di Donata e lo psichiatra Paolo Verri, nella qualità di consulente. Un’udienza particolarmente dolorosa per Donata, che ha preferito uscire dall’aula quando ha testimoniato la figlia.

Alice aveva solo 5 anni quando lo zio Denis è stato ucciso ma ne conserva un ricordo molto dolce e ancora attualissimo: “Ogni volta che tornava a casa mi portava sempre bellissimi regali – ricorda commossa – e io gli facevo sempre grandi feste quando arrivava. L’ultima volta era tornato proprio qualche giorno dopo che avevo compiuto 5 anni: mi aveva portato degli scarponcini ma ero rimasta un po’ delusa e allora lo zio mi ha portato fuori e mi ha regalato un altro gioco che conservo ancora oggi”.

La vita della famiglia Bergamini è stata segnata per sempre da quel maledetto omicidio e Alice ha ricordato, sollecitata dalle domande dell’avvocato Alessandra Pisa, le varie vicissitudini giudiziarie che inevitabilmente hanno condizionato tutta la sua gioventù. Dai problemi di carattere economico (“tutti i risparmi sono stati investiti per arrivare alla verità”) a quelli dell’assenza della mamma, per la quale cercare verità e giustizia è diventata quasi l’unica ragione di vita.

Poi, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 2021, la forte depressione di Donata. “Mia madre si era estraniata da noi familiari – ha ricordato Alice Dalle Vacche -, si era chiusa in se stessa e non usciva più. Ricordo bene che siamo scesi noi figli (Alice e i fratelli Denis e Andrea, ndr) a Castrovillari a settembre 2021 quando il Gup ha deciso che ci sarebbe stato un processo. Successivamente, per fortuna, mia madre grazie alla sua grande tenacia si p ripresa”.

Lo psichiatra Paolo Verri ha ripercorso le tappe della malattia di Donata Bergamini e il grave danno biologico che le è stato causato in questi lunghi e interminabili 34 anni nel corso dei quali ha lottato e sta lottando ancora per avere giustizia. “La prima fase – ha detto il dottore Verri -, dal 1989 fino al 2020 è stata caratterizzata da una serie di disturbi emotivi e crisi ansiose e depressive, reattive all’evento luttuoso che l’ha colpita”.

Nel 2020 Donata Bergamini è crollata ed è stata costretta a rivolgersi al Centro di salute mentale di Portomaggiore ed è stata seguita dal dottore Dall’Oglio: “C’è stato un aggravamento significativo della malattia depressiva e si sono manifestate anche crisi psicotiche: Donata si sentiva perseguitata, aveva perso fiducia persino nelle persone a lei più care e nei suoi stessi avvocati. Si sentiva al centro di una cospirazione e di conseguenza è stata curata con farmaci antipsicotici”.

Una volta uscita dalla prima fase acuta, il dottore Verri ha ricordato che Donata ha avuto anche una nuova ricaduta nel 2022, per fortuna ridimensionata sotto l’aspetto psicotico. Lo psichiatra l’ha visitata due volte dopo aver ricevuto la consulenza dall’avvocato Fabio Anselmo, a novembre del 2022 e a febbraio di quest’anno. “Al momento, Donata ha cessato la terapia dei farmaci ma rimane un soggetto ad alta vulnerabilità. Si può dire che il danno biologico che ha subito è stato pesante, io penso – ha sottolineato Verri – che sia calcolabile nel 15% nella fase fino al 2020 e nella misura del 25% dal 2022 a tutt’oggi”. 

Quando parliamo di danno biologico si intende la lesione, permanente o temporanea, dell’integrità psichica o fisica di una persona, un bene garantito dalla nostra Costituzione. Scendendo nel dettaglio, il danno biologico è un danno non patrimoniale che consegue ad una lesione fisica o psichica, che può compromettere –  in modo temporaneo o permanente – quelle che sono le attività vitali di una persona. La forma più grave di danno biologico è il danno tanatologico, ovvero che si verifica a seguito della morte di un soggetto a causa di un’azione illecita da parte di terzi ed è proprio questo il caso di Donata Bergamini. Un danno biologico grave che lo Stato, inevitabilmente, dovrà prima calcolare e poi pagare.

Al termine dell’udienza Donata Bergamini ha rilasciato una breve dichiarazione ai giornalisti presenti. “Diciamo che per una mamma vedere una figlia testimoniare dopo tutti questi anni significa che questo calvario va avanti da tre generazioni: è un dolore enorme. Per me era troppo dura assistere alla testimonianza e guardare mia figlia, poi quando è uscita ci siamo abbracciate e abbiamo pianto insieme. Per il resto, posso solo dire che la mia sofferenza è nata dalla mancanza di presenza e di tutela da parte di chi mi doveva tutelare”.

Il processo si avvia ormai verso la conclusione. Rimane da ascoltare solo un teste della parte civile mentre quelli della difesa non dovrebbero essere più di dieci e saranno calendarizzati al massimo in 3-4 udienze. Si torna in aula il 10 ottobre.