Omicidio Bergamini, 56^ udienza. La teste Turillazzi: “Il corpo di Denis presenta evidenti segni di compressione al collo”

La professoressa Emanuela Turillazzi, affermata medico legale in campo internazionale, allieva del professore Vittorio Fineschi e autrice insieme a lui del parere pro veritate alla base della riapertura del caso Bergamini nel 2016, è stata la testimone della 56^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato del calciatore del Cosenza.

Turillazzi è rimasta sorpresa della citazione come teste da parte della difesa di Isabella Internò, 55 anni, unica imputata del processo e anche oggi contumace, ma ha riletto con tranquillità le carte e i documenti e ha risposto in maniera esauriente a ogni domanda – anche a quelle più inutili e provocatorie – del sempre più imbarazzante avvocato Angelo Pugliese. Da quelle relative al suo rapporto amicale e professionale con Vittorio Fineschi a quelle, da profano ignorante e anche presuntuoso, riguardanti il merito del suo parere pro veritate che ha rovinato i piani della famiglia Internò e del suo legale. E ha affermato con piena convinzione che il corpo di Denis Bergamini presenta chiarissimi segni di compressione al collo e di asfissia meccanica violenta. Segni che erano già apparsi netti ai tempi della prima autopsia del professore Avato, il primo ad evidenziare la rottura dei setti alveolari, che non può essere determinata però soltanto da una prima fase di “sorpresa” simile a quella dell’annegamento ma da una serie di dispnee inspiratorie che hanno portato al decesso violento del calciatore. Per semplificare: la rottura dei setti alveolari non può essere stata provocata soltanto da… un respiro profondo magari dettato da una sensazione di sorpresa o di paura ma da un traumatismo compressorio al livello del collo.

Rispediti al mittente anche i goffi tentativi della difesa di minare la credibilità dell’analisi della glicoforina e qui la professoressa Turillazzi ha spiegato, con molta calma e tranquillità, che la scienza non può che basarsi sulla sperimentazione e che la glicoforina è conosciuta ormai da decenni e da decenni risolve casi complessi e delicati di omicidi efferati come quello di Denis Bergamini.

Il processo riprenderà il 15 marzo con la testimonianza della dottoressa Liliana Innamorato, consulente di Isabella Internò nell’incidente probatorio successivo alla riesumazione del corpo di Denis Bergamini. In apertura di udienza la Corte, presieduta da Paola Lucente, ha disposto la citazione degli ex calciatori Michele Padovano e Ciro Muro e del giornalista Fabrizio Feo, chiamati in causa dall’ex pentito Pietro Pugliese nel corso della precedente udienza a proposito di non meglio precisate vicende riguardanti traffici di droga e calcioscommesse.

Al termine dell’udienza, la professoressa Turillazzi ha rilasciato una dichiarazione ai cronisti.

Com’è morto Bergamini?

Ci sono degli evidenti e documentati segni di una compressione alle strutture del collo e quindi di un meccanismo asfittico, sia al livello polmonare sia al livello del collo.

La difesa ha cercato di minare la credibilità della glicoforina… 

La glicoforina è conosciuta dal 1990. I giapponesi hanno iniziato a studiarla da allora e scrivono che è insensibile alla putrefazione. Ho cercato di far capire che la putrefazione potrebbe provocare casomai una falsa negatività ma mai una falsa positività. Una positività è una positività. Il fatto che nei vasi all’interno ci sia la glicoforina positiva significa che la reazione è buona, il tessuto è buono, quindi la positività endovasale è un controllo della bontà del metodo. Non ci sono gli elementi per dire che Bergamini si è suicidato, insomma, dal punto di vista dei reperti autoptici.

Si è parlato di sperimentazione… 

Sperimentazione significa metodo scientifico, la scienza va avanti per sperimentazione. Si propone un’ipotesi cioè che la glicoforina sia un markers e si va a sperimentare sui tessuti e sui pezzi di cute. I farmaci, per esempio, nascono dalla sperimentazione chimica, in ambito nostro si sperimenta su pezzi o frammenti di cute, sugli animali.. è chiaro che non possiamo fare sperimentazione se un soggetto è vivo… Non a caso si chiama metodo scientifico sperimentale.