Omicidio Bergamini, ecco come hanno ucciso Denis prima di stenderlo sull’asfalto

Da poco meno di un anno a Cosenza è iniziato il processo a carico di Isabella Internò, accusata dell’ omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. Il commento sta in una sola parola: “Finalmente”. E gradualmente si sta entrando nel vivo. Ieri i carabinieri del Ris hanno detto con una chiarezza disarmante che Denis non avrebbe mai potuto tuffarsi sotto il camion come dice da più di 30 anni l’imputata e lo hanno dimostrato scientificamente. E il 25 ottobre saranno in aula i medici legali Bolino, Testi e Fineschi a rafforzare ancora di più quello che tutti i cosentini sanno da quando il caso è stato riaperto e quindi dal 2011. 

A Isabella Internò vengono contestate, in concorso con persone rimaste per il momento ignote, le aggravanti di aver agito con premeditazione, attirando il calciatore ad un appuntamento, della crudeltà per via delle azioni compiute e dei motivi abietti e futili, rappresentati dalla decisione della vittima, non accettata dalla donna, di aver posto fine al rapporto sentimentale.

Nell’immediatezza delle notizie riguardanti la superperizia relativa alla riesumazione del corpo di Denis Bergamini diffuse nel mese di aprile del 2019 dalla Gazzetta dello Sport (http://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-il-corpo-di-denis-e-la-glicoforina-inchiodano-la-interno-e-il-suo-avvocato/), ci si chiedeva se l’ineffabile Isabella Internò, unica testimone dell’omicidio del nostro Campione, si sarebbe avventurata in qualche altra sortita mediatica per dirci le solite menzogne. In verità stavolta ha potuto fare molto poco, se non difendersi malamente e mostrare a tutta Italia la sua coda di paglia. E adesso che è arrivato finalmente il momento in cui sarà alla sbarra – come dicono quelli bravi – vedremo se cambierà la strategia difensiva della signora e dei suoi protettori che da 32 anni impediscono l’affermazione della giustizia, ché ormai la verità la conoscono tutti.

Isabella Internò, la principessa della menzogna, l’unico essere umano (?!?) che ancora insiste a difendere la tesi assurda del suicidio di Denis Bergamini, presto si troverà di nuovo davanti a quella verità che lo stato ci nasconde da più di 31 anni. Oggi la Internò è formalmente indagata per omicidio volontario in concorso. A Isabella Internò vengono contestate, in concorso con persone rimaste ignote, le aggravanti di aver agito con premeditazione, attirando il calciatore ad un appuntamento, della crudeltà per via delle azioni compiute e dei motivi abietti e futili, rappresentati dalla decisione della vittima, non accettata dalla donna, di aver posto fine al rapporto sentimentale.

Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire e far capire a voi che ci leggete chi è che copre da tanto tempo questa signora.

Tutto parte dall’autopsia effettuata sul cadavere del nostro Campione.

abbate Con inspiegabile ritardo, il pm Ottavio Abbate (uno dei principali responsabili dell’insabbiamento del processo) solo a gennaio del 1990, quindi un mese e mezzo dopo la morte di Denis, decide (bontà sua!) di far eseguire l’autopsia su Bergamini e ordina la riesumazione del corpo.

La perizia è condotta dal professor Avato, che scatta una serie di foto fondamentali e fa le sue ipotesi in una consulenza che avrebbe dovuto ripetere durante l’incidente probatorio, diventando una prova da utilizzare in un eventuale processo.

Ma questo non accade: il pm Abbate, che oltre ad insabbiare il processo, è legato mani e piedi a quei poteri forti che ancora oggi coprono gli assassini di Bergamini, ritiene di non dover ascoltare il professore Avato, durante l’incidente probatorio, e non vede l’ora di disfarsi del caso mandandolo al suo amico pretore di Trebisacce Antonino Mirabile, che nel 1991 assolverà il camionista Raffaele Pisano dall’accusa di omicidio colposo.

Dopo il pm Abbate, anche il pretore Mirabile sentenzia: Bergamini si è gettato sotto il camion. E poco importa se la foto scattata da Avato e la relazione medico-legale suggeriscano altre conclusioni, che hanno un nome molto diverso dal suicidio.

Il professore Avato fa notare sin dal principio che c’è stato un unico punto d’impatto tra l’autotreno e il calciatore. E come sia impossibile il trascinamento, come le ferite siano concentrate solo su una parte (il fianco destro si supponeva all’epoca, oggi sappiamo che in realtà è il lato sinistro ma poco cambia ai fini della certificazione dell’omicidio) e riconducibili a un sormontamento del camion, vale a dire le ruote fatte passare sopra un corpo steso per terra (e già cadavere come diranno le recenti consulenze, a partire da quella del Ris).

COPERTINA1Avato per spiegare meglio usa la metafora di un frutto schiacciato ed esploso. E’ quello accaduto alla parte sinistra del fianco di Bergamini. Ma sul resto del corpo il giocatore non presenta ferite, i vestiti (come dimostrano altre foto scattate sul posto dal brigadiere dei carabinieri Barbuscio, altro complice degli assassini) sono intatti, le scarpe ben strette ai piedi, persino le calze sono tirate su. E poi c’è il viso: secondo i testimoni Bergamini si sarebbe buttato a pesce sotto le ruote e poi trascinato ma sul volto non ha neanche un graffio! Questo è raccontato agli inquirenti, questo non è mai messo in dubbio nonostante il corpo di uno sfortunato ragazzo dica altro. Gli inquirenti non cambiano idea neppure dopo l’autopsia di Avato.

Anzi, quella perizia finisce dimenticata, l’incidente probatorio evaporato. Nessun credito viene dato all’autopsia effettuata dal dottor Francesco Maria Avato. Il pm Ottavio Abbate (che rimarrà al suo posto di presidente del Tribunale di Castrovillari fino a dopo la riapertura del caso Bergamini!!!) e il pretore Mirabile hanno evidentemente giocato sporco.

L’ASFISSIA CON UN SACCHETTO DI PLASTICA 

Nel cadavere si riscontravano tracce di alcol etilico pari allo 0,6 e una sofferenza polmonare. Però il giovane era astemio e non ha mai avuto problemi respiratori. Qualcuno ipotizzerà un possibile uso di narcotico a danno della vittima e anche i nuovi periti parlano di cloroformio usato per stordire Bergamini. Ma all’epoca c’era anche una importante perizia del medico legale Giorgio Bolino, della facoltà di Farmacia e Medicina dell’Università La Sapienza di Roma. Bolino, abruzzese di Sulmona, 53 anni, per la precisione, lavora al Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche, Medico-legali e
dell’apparato Locomotore dell’ateneo romano. Ed è uno dei medici legali di maggiore esperienza de “La Sapienza”.

Nell’autopsia, come accennavamo, il professore Avato evidenziava una certa qual sofferenza polmonare (aspetti congestizi e di edema, di enfisema acuto) e anche cardiaca. Questo induceva il perito Bolino a ipotizzare che Bergamini potesse essere stato prima stordito con un narcotico e poi asfissiato meccanicamente magari mediante l’applicazione di un sacchetto di plastica o (con meno probabilità) anche una sciarpa aderente al volto. Ciò avrebbe comportato una morte rapida con rapido stato di sofferenza anossica, tale da consentire il posizionamento del corpo sul manto stradale ad opera di terzi. E’ per questo che non ci sono tracce di condotta difensiva, anche istintiva.

E’ evidente che in questa operazione sono state coinvolte più persone in grado di sopraffare fisicamente la vittima. Bolino ha anche scritto un libro su queste scottanti tematiche, dal titolo “Asfissie meccaniche violente” edito da Feltrinelli. 

Fabio Anselmo

“Abbiamo rappresentato al gip l’opportunità di fare degli esami – diceva l’avvocato Fabio Anselmo -. Facendo la riesumazione e sottoponendo a Tac il corpo del povero Bergamini si potrebbero ottenere risultati inaspettati”.

In particolare, oggi possiamo dire con certezza che Denis era già morto nel momento in cui venne sormontato dal camion. “E gli esami ci potrebbero anche dire quanto tempo prima era morto”, aggiunge il legale. E Anselmo ribadisce che l’anatomopatologo Bolino ha avanzato l’ipotesi che Bergamini fosse stato prima soffocato con un sacchetto di plastica per essere poi steso sulla strada.

Questa tesi è stata finalmente presa in seria considerazione da un magistrato che non risponde alle logiche deviate di Ottavio Abbate, Antonino Mirabile e del pavido Franco Giacomantonio. Ora possiamo dire anzi anche gridare che l’aria è definitivamente cambiata. E non c’è dubbio che Isabella Internò e i suoi protettori hanno ripreso a passare giornate difficili. 

Il loro castello d’argilla prima o poi cadrà. Questa terra è in mano ai poteri forti ma questo omicidio è una delle pagine più nere della nostra storia. E non può rimanere impunito.