Ieri sera su ItaliaUno è andata in onda la replica di “Gioco Sporco: i misteri dello sport” e l’omicidio di Denis Bergamini è stato uno dei casi inseriti all’interno del contenitore della rete Mediaset insieme a quelli di Ayrton Senna e Marco Pantani. Il documentario di ItaliaUno era andato in onda la prima volta a marzo ma in un orario decisamente proibitivo – all’una di notte – mentre stavolta è stato programmato in prima serata e ha raggiunto ascolti molto alti, anche perché la sentenza del processo è molto attesa ed è anche molto vicina, essendo stata prevista per il 1° ottobre.
Quello di ItaliaUno è stato un lavoro ottimo e ben fatto, con documentazioni inattaccabili e testimonianze accorate: in quarantasei minuti serrati e quasi senza fiato, gli autori hanno lasciato dire ai testimoni tutta la verità su un barbaro omicidio lasciato passare per oltre 30 anni come un suicidio. Ed è stata proprio la parola “omicidio” il tema portante del docufilm di ItaliaUno. L’hanno pronunciata tutti: dalla sorella di Denis, Donata, all’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo. Dai compagni di squadra Michele Padovano e Gigi Simoni all’ex presidente del Cosenza Bonaventura Lamacchia, dall’ultrà Sergio “Canaletta” Crocco al cosiddetto supertestimone Francesco Forte.
E tutti hanno messo in evidenza con rabbia e in qualche circostanza anche con sarcasmo i vergognosi depistaggi della magistratura e delle forze dell’ordine corrotte, che hanno permesso l’insabbiamento dell’omicidio per tutti questi anni. Fabio Anselmo ha definito “da bar” il tenore delle indagini dell’ex procuratore di Castrovillari Ottavio Abbate, che ha dichiarato clamorosamente il falso già dall’ispezione cadaverica del corpo di Denis. Michele Padovano ha dichiarato testualmente: “Siamo buoni e cari, ma non siamo stupidi…”. Mentre Donata Bergamini in maniera sacrosanta ha puntato il dito contro l’imputata Isabella Internò che continua a mentire spudoratamente dopo 35 anni: “Adesso basta con le chiacchiere!”.
La personalità dell’imputata Isabella Internò è emersa in tutta la sua estrema pericolosità e in tutti i passaggi della vicenda: il tono di voce con il quale affermava che Denis si era buttato sotto il camion come in un tuffo in piscina riesce ancora a far saltare dalla sedia ogni cosentino onesto di tutte le generazioni possibili. Così come le sue intenzioni di “accalappiare” il buon partito grazie anche a quella gravidanza che con ogni probabilità è stata il movente dell’omicidio.
“Gioco Sporco” ha passato in rassegna tutti i lati oscuri della vicenda, compresi i depistaggi alimentati – tra gli altri – anche dal libro di Carlo Petrini “Il calciatore suicidato”, che adombrava interventi della criminalità organizzata legati alla droga e al calcioscommesse. Anche in questo caso, i testimoni non le hanno mandate a dire, pur se ormai Petrini è deceduto da anni. Anselmo ha giustamente osservato che “quel libro fa ribollire il sangue e dipinge Denis per quello che non era” seguito da Padovano e Simoni, che hanno raccontato una serie di aneddoti per dimostrare quante falsità fossero state scritte.
Ma per fortuna anche in questa vicenda c’è stato chi ha lottato per la verità e alla fine il docufilm di ItaliaUno ha spiegato per filo e per segno come tre medici legali sono riusciti a dimostrare scientificamente che Denis è stato soffocato a morte prima di essere adagiato sull’asfalto smascherando per sempre la posizione ambigua e vergognosa dell’autista del camion Raffaele Pisano, altro elemento complice dell’omicidio con il suo silenzio e le sue menzogne. Il quadro finale che ne è emerso, sintetizzato dalle parole di Julio Velasco, è quello di un giovane professionista al quale è stata spezzata la vita nel momento più bello e per giunta con l’onta di un suicidio assolutamente impensabile per come è stato dimostrato in tutte le maniere. Adesso non resta che da aspettare la sentenza. La città di Cosenza si sta preparando.