Omicidio Bergamini, gli ultimi giorni di Denis: “Qualcuno a Cosenza mi vuole male”

Il 12 novembre 1989 il Cosenza gioca a Monza. Allo stadio “Brianteo” c’è anche il papà di Denis Bergamini, Domizio, con il quale si salutano dopo la conclusione della partita. Fu un pareggio: 1-1 con gol rossoblu di Padovano.

Bergamini avrebbe passato la notte in un hotel di Milano. Con lui c’era un’amica, Giuliana Tampieri, ma tra loro non c’era nessun tipo di legame se non quello di una sincera amicizia.

Il giorno dopo Denis rientra a casa a Boccaleone. Al momento di mettersi a tavola per la cena, verso le 20, arriva una telefonata. Denis si alza subito e dice: “E’ per me”. Il cognato Guido Dalle Vacche afferma di aver avuto l’impressione che attendesse quella telefonata. Bergamini si dirige verso la stanza del telefono, chiude la porta e torna dopo un minuto.

Dopo la telefonata, l’umore di Denis cambia totalmente. Donata ricorda: “A tavola era seduto di fronte a me, improvvisamente diventò tutto rosso intenso in volto e sulla fronte aveva gocce di sudore, non ho mai visto una reazione così, mio padre se ne accorse e gli disse: “Denis, se hai caldo leva il maglione”, ma lui rispose che erano cose sue.

Successivamente Denis va a casa di Donata e Guido, che cercano di sapere qualcosa in più rispetto alla telefonata. Donata a un certo punto gli dice: “Denis, papà è rimasto male, ma chi era al telefono?”. Denis risponde: “Gli piacerebbe saperlo a papà cosa sta succedendo”.

Il cognato Guido rimane molto colpito dalla frase “gli piacerebbe a papà” e dice, al riguardo: “Subito pensai all’episodio dell’aborto, perché ricordo che il padre di Denis si era lamentato molto di quel fatto, ribadendo a Denis che certe cose non si facevano e poteva succedergli qualcosa di brutto. Il discorso era stato ripreso più volte e il riferimento che Denis fece al padre mi portò a ricollegare le cose. Certo, è una mia sensazione, ma conoscendo Denis interpretai il riferimento in quel modo e credo di non avere sbagliato”.

Ricapitoliamo: nella settimana che precede la partita di Monza qualcuno ha detto a Denis che il lunedì gli sarebbe arrivata una telefonata a casa, a Boccaleone. E’ probabile che a Bergamini venissero chieste spiegazioni sull’aborto (ma Denis è a conoscenza solo di quello del 1987) ed è altrettanto probabile che siano partite o siano state riferite minacce più o meno velate.

Dietro queste minacce, non può che esserci Isabella Internò.

IL MISTERIOSO INCONTRO DI GIOVEDI’ SERA

Giovedì 16 novembre, in preparazione della partita della domenica successiva contro il Messina al San Vito, il Cosenza Calcio gioca la partitella del giovedì a Laino Borgo, nella Val del Vulture, al confine tra Calabria e Basilicata, per l’inaugurazione di un campo sportivo intitolato a Gaetano Scirea.

A distanza di qualche giorno dall’omicidio di Denis Bergamini, la stampa locale informerà di un episodio misterioso che vide protagonista il calciatore rossoblu.

Mentre si trovava in un ristorante dell’hinterland cosentino, precisamente a Laurignano, insieme a compagni di squadra e a qualche dirigente della società, Denis sarebbe stato raggiunto da due-tre individui che lo avrebbero portato fuori dal locale per parlargli.

A scrivere la notizia qualche giorno dopo la morte di Denis, sono stati i giornalisti Pantaleone Sergi (“Repubblica”), Antonio Latella e Santi Trimboli (“Corriere dello Sport”), probabilmente “imbeccati” da una fonte interna alle forze dell’ordine (polizia o carabinieri). A testimonianza, magari, della buona volontà di qualche poliziotto o carabiniere che avrebbe voluto indagare più a fondo sulla vicenda, confidando nel “rumore” fatto dai giornali sul misterioso incontro.

Isabella Internò con il cugino Pippo Dino Internò

Purtroppo, invece, nessuna indagine venne mai svolta al riguardo, nonostante il rilievo dato alla notizia. Verosimilmente, dando per buona la fonte, qualcuno dei familiari di Isabella avrà dato seguito alle minacce della telefonata del lunedì e gli “inviati” potrebbero essere stati gli stessi “cugini” della ragazza, che ormai da qualche tempo la seguono come un’ombra.

ROBERTA ALLEATI

Che l’episodio di giovedì sia stato l’ideale continuazione della telefonata di lunedì a Boccaleone, lo conferma la telefonata che Denis fa a Roberta Alleati, la sua fidanzata del nord (precisamente di Russi, provincia di Ravenna, dove Bergamini aveva giocato), con la quale aveva riallacciato dal mese di maggio (quindi da circa sei mesi) un rapporto sentimentale che si era concluso quattro anni prima, quando Bergamini aveva lasciato il Nord per venire a giocare a Cosenza.

Roberta Alleati scrive una lettera alla famiglia Bergamini il 24 novembre, ad appena sei giorni dalla morte di Denis, e il 18 dicembre viene ascoltata dal pm della procura di Castrovillari Ottavio Abbate. “La sua deposizione – come scriverà l’avvocato Gallerani nella sua controinchiesta – è rimasta per tanti anni accantonata senza alcuna ragione e viceversa appare di grandissimo rilievo. Avrebbe dovuto già apparirlo allora ma oggi tale deposizione acquisisce, se possibile, ancora maggiore significato, assumendo un valore determinante”.

Quattro anni prima il loro rapporto si era interrotto perché i dirigenti del Russi osteggiavano la relazione, probabilmente perché anche Roberta giocava al calcio. Quando si sono rivisti, è riesplosa la scintilla e Denis era seriamente intenzionato a sposarla, anche se le aveva chiesto di mantenere segreto il loro amore ancora per qualche tempo. Nella lettera che Roberta scrive ai Bergamini, tra l’altro, si legge: “… Il giorno prima di partire (siamo alla fine dell’estate 1989, ndr) venne a casa mia a cena e prima di salire in macchina mi chiese di sposarlo lasciandomi veramente di stucco”. Avrebbe presentato Roberta ai compagni di squadra a Cosenza il 5 dicembre, il giorno del suo compleanno. Mentre aveva previsto che avrebbe fatto conoscere Roberta alla sua famiglia per le vacanze natalizie.

Giovedì 16 novembre, dopo l’episodio accaduto nel ristorante di Laurignano, Denis chiama Roberta.

Ecco il testo integrale della deposizione di Roberta Alleati davanti al pm Ottavio Abbate.

“Ho conosciuto Donato Bergamini circa sei anni fa – dichiarò davanti al magistrato Roberta il 18 dicembre 1989 -. A quel tempo militava nella squadra del mio paese, cioè Russi (in provincia di Ravenna, ndr). Tra noi nacque un rapporto sentimentale… Successivamente Donato si trasferì a Cosenza e le nostre frequentazioni cessarono. Ci incontrammo casualmente a Russi nel mese di maggio di quest’anno (1989, ndr) e riallacciammo il vecchio rapporto sentimentale. Donato mi pregò di mantenere riservato il nostro rapporto.

Da allora ho avuto modo di vedere e frequentare Donato tutte le volte che veniva a casa sua. Intercorrevano fra noi quasi giornalieri rapporti telefonici. A telefonare era quasi sempre Donato.

Devo confermare in modo specifico il tenore dell’ultima conversazione telefonica, quella avvenuta giovedì 16 novembre. Nel corso di tale telefonata, io avvertii una certa preoccupazione e alla mia richiesta Donato mi disse che a Cosenza c’era qualcuno che gli voleva male. Per la verità io presi scherzosamente tale dichiarazione e Donato si arrabbiò moltissimo tanto da urlare, affermando che se lo diceva significava che era vero…

Io gli chiesi se avesse fatto male a qualcuno ed egli mi rispose che l’unico torto che aveva potuto fare era quello di avere rotto la relazione sentimentale con la sua ex fidanzata di Cosenza. Tale rottura, considerato l’ambiente e la mentalità meridionali, avvenuta dopo tre anni di relazione, aveva, secondo le sue valutazioni, potuto dare fastidio a qualcuno… Mi disse però che contava di risolvere la questione nel modo migliore possibile… Donato quindi riacquistò il solito buonumore e mi espresse la fiducia per l’esito della partita che avrebbe disputato domenica aggiungendo anzi che era convinto di fare gol…

Nel corso dell’ultimo mese, durante una delle tante telefonate, Donato mi disse che la sua ex ragazza lo aveva cercato, pur se non so in quali termini e con quali modalità. Commentò che, forse, sapendolo ancora libero, lei intendeva tentare di riallacciare il rapporto. Ma lui espresse decisa avversione a un’eventuale soluzione di questo tipo”.

Esaminiamo attentamente quanto dice Roberta Alleati sulla telefonata del giovedì sera.

La ragazza capisce bene l’importanza di quella telefonata. Denis le diceva chiaramente che “qualcuno mi vuole male” e non era difficile per lei capire, visto che si sentivano tutti i giorni, che c’era qualcosa che non andava. Bergamini non era affatto tranquillo, anche se sperava ancora di poter padroneggiare la situazione.

Sull’origine del problema, Denis non aveva nessun dubbio: “L’unico torto che posso aver fatto è stato quello di aver lasciato Isabella”. E aggiungeva: “… Ricordati, qui siamo in Meridione e sai come sono. Io iniziai la mia relazione con lei quando aveva ancora 16 anni e già il fatto che lei fosse così giovane era un problema, poi siamo stati insieme per tre anni, lei voleva che io la sposassi e io invece no e poi l’ho anche lasciata, per qualcuno forse è stato un brutto affronto…”.

Bergamini non le rivela l’aborto del 1987, che è forse il motivo più grave dell’affronto (nonostante non sia stata una sua decisione) e che, quasi sicuramente, lui ritiene la vera causa della telefonata a Boccaleone e del misterioso incontro del giovedì. Ma non solo. E’ lui stesso a dire a Roberta che Isabella nell’ultimo periodo si era fatta risentire più volte. Forse anche per annunciargli che quel lunedì sera a Boccaleone gli sarebbe arrivata una telefonata.