Nella 30^ udienza del processo di primo grado per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini, concluso con la condanna a 16 anni di reclusione dell’imputata Isabella Internò, ha testimoniato Michele Padovano. L’ex attaccante del Cosenza, compagno di squadra di Denis per quattro stagioni, divideva con lui l’appartamento da qualche mese ed era con lui nella camera d’albergo dove ricevette la telefonata che lo attirò nella trappola che gli è costata la vita. Padovano aveva rilasciato dichiarazioni durissime quando, a pochi giorni dai fatti, iniziavano ad uscire fuori i depistaggi pilotati.
L’avvocato di Isabella Internò e il suo “addetto stampa”, al secolo Angelo Pugliese e Marco Cribari, hanno provato ad arrampicarsi anche sugli specchi per “dimostrare”, magari pure con carte false, che la loro mantide fosse innocente e che non avesse armato la mano degli assassini di Denis Bergamini, decidendo il suo omicidio. Per decenni la signora Internò, maritata ad un poliziotto che all’epoca dell’omicidio lavorava con il questore di Palermo La Barbera, alias “Rutilius”, numero 3 dei servizi segreti, non solo ha goduto della più totale impunità ma è stata praticamente “intoccabile” querelando quei pochissimi giornalisti che avevano osato mettere in discussione la sua vergognosa tesi del suicidio.
Oggi le cose sono cambiate e i due “eroi”, Pugliese e Cribari, sono stati smascherati nella tragicomica difesa ad oltranza della loro “pupilla”.
Uno dei “capolavori” ha riguardato i centralinisti del vecchio Motel Agip di Castiglione che – secondo loro – avrebbero smentito Michele Padovano, il quale ha affermato con decisione che Bergamini ricevette una telefonata in camera (molto probabilmente di Isabella Internò) prima di recarsi al cinema Garden. Il problema è che quei centralinisti ormai sono passati a miglior vita e quindi non ci sono più ma mai e poi mai hanno smentito – in vita – la tesi di Padovano. Basta leggere gli atti dell’istruttoria, non serve essere scienziati.
Ecco quanto dichiarava Emilio Prezioso: “… Il giorno 18-11-1989 sono stato in servizio al Motel Agip dalle ore 7 alle ore 15 circa… Non ero presente quando i calciatori del Cosenza sono scesi dalle loro stanze… Spontaneamente aggiunge: allorché i giocatori, prima di consumare la colazione verso le ore 13,30, sentii che Padovano chiedeva a Bergamini se doveva, nel caso in cui fosse sceso prima dalla stanza, attenderlo per andare al cinema insieme. Bergamini rispose che sarebbe andato al cinema con la sua autovettura… Che io sappia Bergamini non ha ricevuto telefonate esterne durante le ore del mio servizio…”.
Ed ecco quanto dichiarava Vincenzo Tucci: “… Sulla vicenda Bergamini sono stato ascoltato nel 1989… Adesso, poiché sono passati tanti anni, non ricordo se Bergamini fece una telefonata prima di andare al cinema… Ricordo che diedi il cambio al mio collega Emilio Prezioso alle 15,30 circa. Quando presi posto nella mia postazione, la squadra si trovava già nella hall in attesa di andare al cinema… Con il mio collega Prezioso non ho avuto modo di parlare di quel che accadde quel pomeriggio e neanche lui mi disse niente su quel che accadde nel suo turno…”.
E ancora: “… I giocatori durante il ritiro possono ricevere delle telefonate, tuttavia il personale dell’albergo non è in grado di riferire né l’ordine all’identità dei chiamanti né l’ordine ai numeri eventualmente chiamati dall’interno dell’albergo. Sono stato in servizio montante in albergo dalle ore 15,30 alle ore 21 del giorno 18-11-1989. Ero presente in albergo allorché i calciatori scesero dalle loro camere per recarsi al cinema. Ricordo che Bergamini fece una telefonata in cabina. Mi chiese la linea in cabina, effettuò una telefonata e dopo aver finito mi disse che mi avrebbe dato le 200 lire la sera. Non so dire quanto sia durata la telefonata. Credo che si sia trattato di pochissimi minuti…”.
È meravigliosa la disinformazione quando si persegue un obiettivo preciso. In realtà sono fatti già acquisiti. I centralinisti non ricordano e uno dice che è impossibile in ogni caso risalire all’identità di chi ha chiamato in albergo. E in più, pace all’anima loro, sono morti… Ma l’avvocato e l’addetto stampa degli assassini dicono che “smentiscono” Padovano e hanno proposto per anni l’esegesi del teste Padovano. Dimenticano ovviamente tutto il resto. Dalle loro dichiarazioni sembra quasi che i centralinisti siano stati sentiti in aula direttamente… dall’aldilà!
Tucci dice che quando ha preso servizio la squadra era già nella hall, Prezioso dice che non ricorda di aver passato telefonate a Bergamini, ma che quando lui ha lasciato la sua postazione in reception la squadra non era ancora scesa dalle camere. Quindi, non hanno smentito o negato un bel niente.
Ma quel che è grave è che si voleva intimidire Padovano dando false informazioni. Noi capiamo perfettamente che Cribari e Pugliese erano impazienti di vedere Padovano. In fondo, entrambi sono (o quantomeno sono stati) tifosi del Cosenza e dunque, al di là della subdola intimidazione, ci dev’essere anche qualche motivazione “affettiva” o almeno vorremmo che ci fosse. Perché tutti sanno che anche i fascisti e i nazisti come loro (Cribari lo è dichiaratamente, Pugliese lo è pur se non lo dice apertamente) – e anche se non lo ammetteranno mai – hanno qualche forma latente di omosessualità. E che sarà mai? Ce lo dice la storia e se vogliamo anche il cinema, quello di Serie A ovviamente.
Avete presente il celeberrimo film “The Blues Brothers” di John Landis, del quale proprio in questi giorni si celebra il 40° anniversario? Beh, John Belushi e Dan Akroyd vengono inseguiti da un sacco di “nemici” prima del grande concerto al Palace Hotel e tra questi ci sono i nazisti dell’Illinois (clamorosamente buttati in un fiume da Jake e Elwood…), che sono particolarmente bellicosi e desiderosi di “vendetta” e sono vestiti di tutto punto, in tenuta di guerra e con tanto di svastica in vista. A un certo punto, nel corso dell’inseguimento in macchina i Blues Brothers evitano il precipizio con una audace manovra e i nazisti non riescono ad evitare la caduta nel vuoto. Ecco, nel momento in cui capiscono che ormai è finita, sorpresi ma anche consapevoli di quello che sta succedendo, uno dei due nazisti si rivolge all’altro e gli confessa: “Ti ho sempre amato”.
Ecco, ci piace pensare che quei due nazisti dell’Illinois ben presto – metaforicamente, si capisce – possano vestire i panni di Pugliese e Cribari perché anche i nazisti hanno un’anima… gay. E abbiamo l’impressione che sia emersa quando la presidente Lucente ha letto il dispositivo della sentenza. Povera Cosenza nostra!