Omicidio Bergamini. I cugini della Internò, il cantiere di Santa Chiara di Rende e la Mercedes nera utilizzata per arrivare a Roseto

In Corte d’Assise a Cosenza nel corso della 29^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini ha testimoniato Francesco Forte, il camionista che quel maledetto pomeriggio del 18 novembre 1989 era a Roseto Capo Spulico. 

Nel corso della conversazione telefonica intercorsa il 24 novembre 2013 tra Donata BERGAMINI e Francesco FORTE, in relazione alla macchina nera accanto alla quale si trovavano due uomini e una ragazza, e sulla quale venne caricata la ragazza, l’uomo non aveva dato alcuna notizia in più se non quella, per l’appunto, che si trattava di un’auto di colore nero.
Donata BERGAMINI aveva cercato di avere maggiori informazioni chiedendo se fosse un’auto nuova o vecchia. Francesco FORTE aveva risposto di non ricordarlo perché erano passati troppi anni.
Eppure non sembra un caso il fatto che Francesco FORTE, nel corso della stessa conversazione, rispondendo ad una domanda di Donata BERGAMINI, dice che l’auto nera era parcheggiata in direzione Cosenza, chiedendole, subito dopo, se qualcuno aveva la macchina nera perché aveva visto delle foto, su internet, di Donato BERGAMINI durante un
picnic vicino ad un’auto nera, un Mercedes. Il FORTE si riferisce alla foto scattata in Sila – Settembre 1987.

Stralcio conversazione telefonica intercorsa tra Donata BERGAMINI e
Francesco FORTE del 24 novembre 2013

Donata Bergamini: …però l’hanno caricata su questa macchina nera che poi è partita insomma, quindi la ragazza è partita…

Francesco Forte: ma qualcuno aveva la macchina nera?…

Donata Bergamini: ah! Io non lo so perché guardi…ehh…

Francesco Forte: ma guardi io ho visto delle foto…ho visto delle foto…su internet, le ho viste l’altra sera c’è la foto di suo fratello con la ragazza e anche con una macchina nera …dove lui è vicino a questa macchina nera…come erano a qualche parte a fare un picnic lui era poggiato a questa macchina nera…

Donata Bergamini: ah!!…ma quella lì…sì…quella lì era la sua macchina che aveva prima sì..sì…ho capito quella che dice lei….

Francesco Forte: era un Mercedes forse?…

Donata Bergamini: il Mercedes era la sua macchina che aveva prima, poi dopo quando è successo il fatto lui aveva una Maserati bianca…

Francesco Forte: no…no…non ricordo…

Donata Bergamini: sì…sì…invece lei ricorda la macchina nera che ha caricato la ragazza insomma…

Francesco Forte: sì…sì…sì…io ricordo così una macchina nera…

Ciò che colpisce è che Francesco FORTE colleghi l’auto nera, vista sul luogo del delitto, alla Mercedes nera che era stata di proprietà di Donato BERGAMINI prima che questi acquistasse la Maserati e che lui aveva visto su internet.
Ma ancor più evidente è l’accostamento che Francesco FORTE, durante l’escussione del 22 gennaio 2013, fa nuovamente tra la macchina nera vista la sera del 18 novembre 1989 e la Mercedes nera di Donato BERGAMINI. Nello specifico gli viene chiesto se avesse mai visto quella macchina da qualche parte. Ecco come risponde l’uomo: “…ho guardato su internet dopo aver letto l’articolo sul giornale perché Donata mi aveva detto che loro avevano tutte le foto ed in effetti ho visto, cercando <<Bergamini>> su un sito internet almeno una foto con la macchina nera e una ragazza. Non so dire se fosse la stessa donna di quella sera e
non sono neppure certo che fosse la stessa auto. Preciso che non ho con precisione il ricordo dell’auto a differenza del camion rosso che ricordo bene…”.

L’accostamento fatto da Francesco FORTE tra l’auto nera vista la sera del 18 novembre 1989 e l’auto Mercedes nera posseduta da Donato BERGAMINI, fa ritenere molto probabile che la macchina presente sul luogo della morte del calciatore, vista dallo stesso FORTE, fosse una Mercedes di colore nero.

Ma c’è un altro fattore che fa propendere per questa osservazione.
L’ex moglie di Francesco FORTE, Maria Lucia COSENTINO, quando viene sentita il 14 marzo 2018, ha riferito che l’ex marito era appassionato di motori, per egli, quindi, non sarebbe stato difficile riconoscere modello e marca di un’autovettura, pur vedendola a distanza: “…Il Forte è stato sempre amante e appassionato di camion, pullman e dei motori in genere. Per questo motivo penso che è attualmente, e lo è sempre stato anche in passato, capace di riconoscere i veicoli anche a distanza, riconoscere intendo marca e modello…”

A distanza di qualche giorno dalla sua escussione la COSENTINO incontrava per caso uno dei verbalizzanti, al quale riferiva che dopo la sua deposizione aveva incontrato l’ex marito – circostanza come visto accertata attraverso il monitoraggio dell’utenza telefonica in uso a Francesco FORTE – al quale aveva chiesto contezza in merito a quello che aveva visto la sera del 18 novembre 1989. Apprendeva quindi da Francesco FORTE che la macchina nera sulla quale venne caricata la ragazza era una Mercedes di colore nero, senza tuttavia specificarne modello o targa.

La donna riferiva inoltre di aver saputo da Francesco FORTE che le persone andate via quella sera, a bordo del veicolo Mercedes nero, non erano della Sibaritide e, visto l’atteggiamento protettivo che avevano tenuto verso la ragazza, aveva pensato che potessero essere dei familiari della stessa.
Alla luce degli elementi raccolti, possiamo ritenere verosimile che il veicolo visto da Francesco FORTE sul luogo dell’omicidio di Donato BERGAMINI fosse una Mercedes di colore nero.

Relativamente ad un veicolo Mercedes di colore nero si rende necessario, per completezza, rappresentare che ad un certo momento le indagini si sono indirizzate verso un veicolo Mercedes 250D di colore scuro targato CS434935 intestato, all’epoca dei fatti, a Franco CHIAPPETTA. L’attenzione su detta autovettura ha tratto spunto dall’invio, da parte del Reparto Operativo Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Cosenza, di un DVD contenente delle riprese video riversate da una videocassetta VHS marca KODAK rinvenuta e visionata da personale dipendente di quel reparto, a seguito di un’operazione di riordino del locale adibito ad archivio. La nota di trasmissione del 16 dicembre 2017, è stata trasmessa da uno degli ufficiali di P.G. che nel 2011 aveva espletato l’attività di indagine conseguente alla riapertura del caso BERGAMINI.

Nello specifico il Maresciallo Maggiore Roberto REDAVID redigeva apposita annotazione di P.G. nella quale specificava il tipo di immagini contenute nella videocassetta VHS. In buona sostanza si trattava di filmati, privi sia dell’audio che della data e dell’ora di registrazione, riguardanti alcuni servizi di osservazione, controllo e pedinamento realizzati verosimilmente tra la fine del 1989 e la primavera del 1990.
Alcuni di tali servizi riguardavano gli spostamenti di Isabella INTERNÒ all’uscita da scuola e poi delle fasi di allenamento della squadra del Cosenza calcio, che si ritiene successive al 18 novembre 1989 giacché non sembra essere presente Donato BERGAMINI.
Gli altri filmati non avevano un riferimento diretto al caso di Donato BERGAMINI, in quanto erano stati ripresi alcuni soggetti non identificati, alcune vie di Cosenza, una gioielleria e poi era stata ripresa, parcheggiata molto probabilmente in Via Popilia, una Mercedes di colore nero targata CS434935, che come abbiamo visto nel periodo di riferimento era intestata a Franco CHIAPPETTA.

L’auto in questione risulta intestata a Franco CHIAPPETTA a far data dal 23 maggio 1989; la proprietà è cessata il 18 gennaio 1991, allorquando è stata richiesta una nuova immatricolazione (fonte Banca Dati della Motorizzazione Civile in uso alle Forze di Polizia).

Si è posta attenzione al veicolo di cui sopra in relazione al legame di amicizia che è sempre intercorso, sin dall’infanzia, tra la famiglia dei CHIAPPETTA e la famiglia di Roberto e di Dino Pippo INTERNÒ. Anche i CHIAPPETTA sono nati e cresciuti in contrada Santa Chiara del comune di Rende e proprio presso un loro cantiere di calcestruzzi ha lavorato Roberto INTERNÒ.
Il rapporto di amicizia tra Roberto INTERNÒ e i fratelli Gino e Franco CHIAPPETTA è stato e lo è, tuttora, molto stretto.
Ufficialmente Roberto INTERNÒ ha lavorato per la <<INTERBITUMI S.R.L.>> di proprietà della famiglia CHIAPPETTA – rappresentante legale proprio Franco CHIAPPETTA – negli anni 1991/1992/1993 (fonte banca dati Inps in uso alle Forze di Polizia). In realtà sia la moglie di Roberto INTERNÒ, Michelina MAZZUCA che il cognato Luigi D’AMBROSIO in sede di sommarie informazioni testimoniali hanno dichiarato che già nel 1989 Roberto INTERNÒ lavorava come factotum presso un cantiere dei CHIAPPETTA…

Domanda: <<nel 1989 suo marito che lavoro svolgeva?>>

Risposta: <<lavorava presso un cantiere edile della ditta Chiappetta, come operaio… L’altro mio cognato Roberto lavorava, se non sbaglio, presso un silos per la Ditta Chiappetta, se non sbaglio come ragioniere e factotum…>>

D’altronde sono stati proprio Gino e Franco CHIAPPETTA a parlare del loro legame di amicizia con Roberto INTERNÒ e del fatto che questi ebbe a lavorare per la loro impresa. Inoltre Gino CHIAPPETTA ha riferito che la sera del 18 novembre 1989 dovevano uscire insieme, solo che Roberto INTERNÒ non si era presentato all’appuntamento perché aveva
dovuto accompagnare gli zii a Roseto, come riferito loro il giorno dopo dallo stesso Roberto INTERNÒ…

<<Conosco la famiglia Internò in quanto anche loro come la mia famiglia sono originari di Santa Chiara di Rende. Conosco un po’ tutti quanti anche se ho avuto rapporti personali di lavoro e di amicizia in particolare con Roberto Internò. Nel 1989 avevo un cantiere edile attivo in Spezzano della Sila, e il Roberto Internò collaborava con me quale addetto all’impianto del calcestruzzo.
Con il predetto ci frequentavamo anche fuori dall’attività di lavoro in particolare nella zona della “preSila” dove incontravamo altri amici.
Ricordo che all’epoca io ero fidanzato con la sorella di quella che poi diventò la moglie di Roberto Internò…. Ricordo che la sera del fatto avremmo dovuto vederci con Roberto ed altri per le solite uscite da ragazzi, ma lui non si fece vedere. Il giorno dopo Roberto si lamentò con me del fatto che, a suo dire, la sera prima mentre era a casa era stato chiamato dallo zio Franco per accompagnarlo a Roseto per andare a prendere Isabella in quanto Bergamini si era suicidato e Isabella andava recuperata…>>…

Nel 1991 Roberto INTERNÒ presentava presso la stazione Carabinieri di Rende istanza di rilascio di porto d’armi per difesa personale. Il Comando esprimeva parere sfavorevole motivandolo con il fatto che Roberto INTERNÒ svolgeva l’attività di persona di fiducia di
Gino CHIAPPETTA, presso il suo cantiere nell’impresa di calcestruzzo con sede in contrada Santa Chiara di Menna. Poiché Gino CHIAPPETTA era già in possesso di licenza di porto di pistola, non si riteneva ci fosse la necessità che Roberto INTERNÒ andasse armato.

Isabella Internò con il cugino Pippo Dino Internò

Ritornando al rapporto di amicizia tra i fratelli CHIAPPETTA e Roberto e Dino Pippo INTERNÒ, va osservato che Franco CHIAPPETTA ha negato di aver mai prestato la sua autovettura Mercedes a Roberto INTERNÒ e non abbiamo elementi che ci possano far dubitare della sua credibilità: <<… conosco Roberto Internò perché, sebbene lui sia più
grande di me, siamo cresciuti insieme in contrada Santa Chiara di Rende. Per alcuni anni poi lui ha lavorato per conto della mia famiglia, nel cantiere di Spezzano della Sila… all’epoca ero proprietario di un’autovettura Mercedes colore nero successivamente venduta
all’ingegnere Bartucci, escludo di aver mai prestato detta auto a Roberto
Internò…>>…

Da accertamenti espletati presso le banche dati in uso alle Forze di Polizia (Motorizzazione Civile, Aci) si è potuto accertare che tra la cerchia dei parenti più stretti di Isabella INTERNÒ, all’epoca dei fatti, nessuno era in possesso di auto di grossa cilindrata né tantomeno di veicoli marca Mercedes. Francesco INTERNÒ aveva una Fiat Panda e una Renault 9.
Effettivamente solo Roberto INTERNÒ risultava avere la disponibilità di un’autovettura di grossa cilindrata, un’Alfa Romeo <<6>> di colore grigio.

La suggestiva ipotesi che i complici di Isabella INTERNÒ abbiano utilizzato la Mercedes nera di Franco CHIAPPETTA, sfruttando il legame di amicizia esistente tra Roberto INTERNÒ con Franco e Gino CHIAPPETTA – magari ignari delle loro finalità – rimane puramente allo
stato di congettura, trovando il limite invalicabile del trascorrere del tempo che non consente di effettuare ulteriori accertamenti in merito.

Sta di fatto che i complici di Isabella INTERNÒ si sono serviti di un’autovettura Mercedes scura, probabilmente di colore nero, o di un’altra autovettura analoga ed è lecito supporre che gli autori dell’omicidio del calciatore se la siano procurata attraverso persone fidate e sicure, anche perché doveva trattarsi di un’auto <<pulita>>, nel senso che non doveva risultare <<oggetto di ricerca>> da parte delle forze di polizia.
Per essi era necessario recarsi a Roseto Capo Spulico a bordo di un veicolo che assicurasse elevati livelli di prestazioni in termini di velocità e di potenza. Se l’intenzione era semplicemente quella di avere un colloquio chiarificatore con il calciatore non sarebbe stato necessario garantirsi un’auto dalle siffatte caratteristiche, tantomeno recarsi in una località così distante da Rende.

Si può modestamente ipotizzare che l’individuazione dell’autovettura <<giusta>> per arrivare rapidamente e senza problemi a Roseto Capo Spulico e per poi rientrare, altrettanto velocemente, a Cosenza è un altro dato che ci può permettere di parlare di premeditazione nell’omicidio di Donato BERGAMINI, in quanto è indice di una pianificazione, di una preparazione dei mezzi e degli strumenti necessari per garantire la realizzazione dell’intento delittuoso.