La polizia di stato aveva deciso di trasferire Luciano Conte dagli uffici di Paola alla Polaria di Lamezia Terme a qualche mese di distanza dall’avviso di garanzia notificato al poliziotto per l’ipotesi di reato di favoreggiamento personale nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Denis Bergamini, nella quale la moglie Isabella Internò è stata condannata a 16 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato nel processo conclusosi martedì 1° ottobre davanti alla Corte d’Assise di Cosenza. Quando si arriva a determinate decisioni, vuol dire che c’è qualcosa che non torna e bene ha fatto la polizia a mandare via Conte (oggi in pensione), che era diventato ormai un poliziotto a dir poco chiacchierato e discutibile, da Paola. Soprattutto dopo l’ultima trasmissione televisiva di qualche tempo fa che ne aveva smascherato le manovre.
Quarantacinque minuti interminabili per Isabella Internò e suo marito, il poliziotto Luciano Conte. Tanti quanti ne erano passati dall’inizio alla fine di Quarto Grado La Domenica, che alla fine di aprile del 2018 aveva demolito i due personaggi “intoccabili” per quasi trent’anni, protetti com’erano dallo stato deviato per il barbaro omicidio di Denis Bergamini. E che nel mese di novembre 2018, insieme all’inevitabile avviso di garanzia successivo per il servitore dello stato, ne ha provocato il trasferimento da Paola, dove ormai si credeva il “padrone”, alla Polaria di Lamezia Terme, dove da qualche tempo gli toccava “frugare” nelle valigie dei turisti sperando che qualcuno non lo riconoscesse e lo indicasse agli altri. Una deriva ingloriosa per uno “spaccone” del suo calibro.
Mai nessun media – che non fosse Iacchite’ – aveva “osato” tanto. E’ persino caduto il tabù della pubblicazione della fotografia “piena” del poliziotto Luciano Conte (Sky Sport ne aveva pubblicato un frammento mentre il servitore dello stato stava entrando nel Tribunale di Cosenza), che solo noi avevamo reso visibile a tutti e per la quale la trasmissione di Rete 4 ci ha chiesto regolare autorizzazione. Finalmente avevamo visto la sua (brutta) faccia immortalata su un media nazionale che fa milioni di ascolto. All’epoca ci chiedevamo cosa aspettasse la polizia di Cosenza quantomeno a trasferire questo soggetto impresentabile, che nella migliore delle ipotesi copre la verità su un omicidio e finalmente, a distanza di qualche tempo, era arrivata la risposta.
Ma la trasmissione aveva chiarito uno dei dubbi più determinanti e importanti rispetto alle intercettazioni che erano state pubblicate in passato tra i due coniugi alla vigilia e dopo un interrogatorio di Isabella Internò. Per la prima volta abbiamo potuto ascoltarle nella loro interezza e il risultato finale è chiarissimo: Isabella Internò e Luciano Conte stavano insieme o – se preferite – avevano una relazione sentimentale ben prima che Denis Bergamini venisse ammazzato. Altro che “confidente speciale” (manco fosse un pentito!) o “amico di famiglia”. Ed è persino uscita fuori la parola magica: “triangolo”, ovviamente amoroso, che non può che essere il movente di questo barbaro omicidio. Come sosteniamo ormai da anni.
“Possibile che Luciano Conte non sappia cos’è accaduto quel pomeriggio?” si chiede Quarto Grado. “E quale ruolo ha avuto? E in che rapporti era con Isabella?”. Vengono riprodotte persino le dichiarazioni piene di contraddizioni dei coniugi al processo contro di me nel Tribunale di Cosenza (la coppia diabolica aveva denunciato chi vi scrive per diffamazione!!!) e subito dopo lo speaker pronuncia parole dolcissime per chi ama la verità e dure come macigni per chi prova a nasconderla davanti all’evidenza dei fatti: “… Luciano Conte è il terzo vertice di un triangolo amoroso…”. Sul video esce la scritta “Isabella Internò e Luciano Conte, coppia diabolica?” e subito dopo “Omicidio premeditato a tavolino” e successivamente si passa all’analisi delle intercettazioni che inchiodano i coniugi Conte-Internò.Isabella ricostruisce per suo marito l’interrogatorio nella procura di Castrovillari quando era solo una persona informata sui fatti, il 26 novembre 2011 ed è questa la parte che finora mancava, cioè a cosa si riferiva Luciano Conte quando diceva “loro lo sanno”.
INTERNO’: “… Ha detto: “Lei ha avuto in questi mesi una relazione sentimentale? Era fidanzata con qualcun altro?. Lei mi ha chiesto.. solo di FI-DAN-ZA-TI…“.
CONTE: “Hai capito perché te l’hanno chiesto?”
INTERNO’: “Ho capito, però…”
CONTE: “Perché lo sanno…”.
INTERNO’: “Lo sanno”
CONTE: “Altrimenti non te l’avrebbero chiesto”
Dunque, ormai da tempo sapevamo che la procura di Castrovillari fosse sicura che il rapporto tra la Internò e il Conte è antecedente alla morte di Bergamini ma all’epoca non si sapeva ancora che ci fossero anche diversi testimoni che li hanno visti, prima del delitto, insieme, nella città di Paola. E Luciano Conte evidentemente sapeva che la testimone “principale” fosse proprio una sua collega, Tiziana De Carlo, che qualche mese fa ha testimoniato in aula rendendosi molto utile- come dovrebbe fare un servitore dello stato con la testa sulle spalle – alla Giustizia (http://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-la-interno-e-conte-stavano-insieme-gia-nel-1989-le-testimonianze-a-paola-che-sconfessano-il-poliziotto/).
Una testimonianza importantissimo, che, accoppiato alla questione dell’aborto (o degli aborti) di Isabella, potrebbe chiudere il cerchio relativamente al movente. Anche perché la Internò dichiara agli inquirenti che l’aborto è avvenuto nel 1988 e non nel 1987 e a tutti sembra molto strana questa circostanza perché è praticamente impossibile che una donna non ricordi quando ha subito una pratica così devastante. Di conseguenza, posporre l’aborto può solo significare dare una giustificazione a qualcuno per incolpare un altro oppure significa che ce ne sono stati due. Non si scappa.
Gli ospiti in studio e l’intervista a Donata Bergamini completavano il quadro. “… Non è Denis che va a prendere Isabella quel maledetto pomeriggio, ma è Isabella che lo adesca, è lei che va a prendere lui al cinema insieme ai suoi assassini”. E la puntata si chiudeva con un accenno a chi doveva indagare e non ha indagato propinandoci per trent’anni errori, bugie e depistaggi.
g. c.