Omicidio Bergamini. La deposizione della zia di Torino, la telefonata minacciosa e la trappola mortale

Concetta TENUTA, la madre di Isabella INTERNÒ è figlia unica, i genitori Francesco TENUTA e Francesca SICILIANO hanno avuto solo questa figlia, si separarono nel 1954. Francesca SICILIANO, che ha vissuto a Torino, avrà altri due figli Giovanni Pietro BENOZZI e Assunta TREZZI, chiamata Tina, anch’essi residenti nel capoluogo piemontese.
Dagli elementi raccolti è emerso che Isabella INTERNÒ era molto legata alla nonna materna e agli zii di Torino, soprattutto alla zia Tina. Sovente si recava nel capoluogo piemontese ed inoltre erano soliti trascorrere le vacanze estive insieme, al mare, sul Tirreno cosentino.

E’ proprio lei, Tina, la zia di Torino, a interessarsi dell’aborto di Isabella e a individuare la clinica di Londra dopo diversi viaggi fatti nel capoluogo piemontese da Denis e dalla Internò. E sarà proprio lei a dire a Donata Bergamini che la decisione era stata quella dell’interruzione di gravidanza per il fatto che Denis avesse deciso di non sposare la Internò.

La circostanza di tempo in cui Francesco INTERNÒ e Concetta TENUTA sono venuti a sapere dell’aborto, è una questione essenziale nella progettazione e organizzazione dell’omicidio di Donato “Denis” BERGAMINI. Per questo motivo per Isabella INTERNÒ, nel 2013, era fondamentale far credere che i genitori (la donna parlerà solo della mamma poiché il padre è deceduto nel 2010) non avevano mai saputo nulla della storia dell’aborto. Anche la zia Assunta TREZZI, che l’aveva aiutata ad organizzare il viaggio e ad individuare la clinica a Londra, e gli altri parenti di Torino, dovevano sapere che i genitori erano sempre stati all’oscuro della vicenda.

Quando la TREZZI, a sorpresa, viene ascoltata il 15 maggio 2013, sarà costretta ad ammettere l’episodio dell’aborto, ridimensionando per ovvie ragioni il suo coinvolgimento.  Subito dopo la deposizione, il timore manifestato dalla donna era di aver dovuto riferire in merito a <quella cosa>, della quale era al corrente solo lei. Con un’amica la TREZZI aveva espresso il suo malumore proprio perché a seguito della sua deposizione, la sorella, ovvero la mamma di Isabella INTERNÒ, sarebbe venuta a conoscenza dell’aborto giacché sino ad allora non ne aveva saputo niente. E quando Isabella INTERNÒ viene a sapere dalla sorella Catia che la zia di Torino, nel corso di una conversazione avuta con la nipote il giorno dopo la sua deposizione aveva scoperto che anche lei, Catia, era al corrente dell’episodio dell’aborto, capisce che deve ricorrere ai ripari per non farle sorgere dei dubbi. Isabella INTERNÒ dice quindi alla sorella che avrebbe raccontato alla zia Tina che aveva dovuto riferire dell’aborto.

E quando Isabella INTERNÒ viene a sapere dalla sorella Catia che la zia di Torino, nel corso di una conversazione avuta con la nipote il giorno dopo la sua deposizione aveva scoperto che anche lei, Catia, era al corrente dell’episodio dell’aborto, capisce che deve ricorrere ai ripari per non farle sorgere dei dubbi.

Isabella INTERNÒ dice quindi alla sorella che avrebbe raccontato alla zia che aveva dovuto riferire dell’aborto cioè alla mamma e alla sorella in quel momento “mò” dice Isabella Internò, perché prima non sapevano nulla. Alla sorella che la mette in guardia del fatto che avendola aiutata la zia Tina, riferito alla zia di Torino, non era credibile, lasciando intendere che si stesse riferendo al fatto che non era possibile che la mamma non sapesse niente, la Internò aveva obiettato affermando che pure se lo capivano, bisognava sempre sostenere la tesi che la “mamma non sa”.

Giustamente, quando viene sentita il 18 maggio 2013, Concetta TENUTA ha sostenuto di non aver mai saputo nulla di un aborto praticato dalla figlia, per lo più in un paese straniero, a significare che lo stava apprendendo in quel momento. Ma l’atteggiamento tenuto dalla donna subito dopo l’escussione rappresenta un altro, ulteriore, elemento che ha dimostrato la falsità della testimonianza della TENUTA nel momento in cui ha cercato di far credere di non aver mai avuto notizia di un aborto.

Ritornando a trent’anni fa, si può sostenere che è stato proprio nell’ultima settimana di vita di Donato BERGAMINI che Isabella INTERNÒ ha avuto piena consapevolezza che qualunque cosa avesse fatto, non sarebbe riuscita a costringere Donato BERGAMINI a ritornare da lei.

Anzi, Donato BERGAMINI aveva una nuova fidanzata, una circostanza questa che la INTERNÒ, parlando con Tiziana ROTA, aveva ipotizzato possibile arrivando a minacciare che piuttosto che saperlo di un’altra, avrebbe preferito vederlo morto.
Donato BERGAMINI, domenica 12 novembre 1989, aveva confidato all’amica Roberta SACCHI che al sud le cose probabilmente non erano cambiate, sottintendendo che l’amica aveva avuto ragione che al sud, per questioni di onore si usava la lupara. La sera di lunedì 13 novembre, mentre si trovava a casa dei genitori, aveva ricevuto una telefonata che lo aveva sconvolto. Al rientro a Cosenza, il giorno dopo, aveva detto alla fidanzata Roberta ALLEATI che Isabella INTERNÒ lo aveva di nuovo cercato.

La sera di giovedì 16 novembre, Donato BERGAMINI aveva confidato alla fidanzata Roberta ALLEATI che a Cosenza c’era qualcuno che gli voleva male e che l’unico torto che aveva potuto fare era quello di aver lasciato la fidanzata, Isabella INTERNÒ. Tale rottura, avvenuta dopo tre anni di relazione, iniziata tra l’altro quando lei era minorenne, poteva aver dato fastidio a qualcuno, anche perché Isabella INTERNÒ voleva che lui la sposasse mentre egli non ne aveva avuta alcuna intenzione. Ciò poteva essere stato per qualcuno un grave affronto, ma sperava di risolvere la cosa.

Vale la pena far emergere come le parole dette da Donato BERGAMINI alla fidanzata Roberta ALLEATI quel 16 novembre 1989 danno conferma a quanto riscontrato nelle diverse dichiarazioni raccolte nel corso delle indagini, ossia che per Isabella INTERNÒ la sua relazione con il calciatore poteva avere una sola conclusione, cioè il matrimonio.
Al 16 novembre 1989 Donato BERGAMINI si era espresso in termini di sicurezza nell’affermare che a Cosenza qualcuno gli voleva male, in termini probabilistici nell’attribuire questa condizione al fatto di aver lasciato la fidanzata la quale voleva il matrimonio mentre lui, sebbene un fidanzamento durato tre anni e iniziato quando lei era minorenne, l’aveva lasciata. Per Donato BERGAMINI quello era l’unico torto che poteva
aver fatto a Cosenza.

È pur vero, però, che la conversazione intercorsa con Roberta SACCHI il 12 di novembre, quel riferimento al fatto che al sud probabilmente le cose non erano cambiate, lascia ipotizzare che il calciatore era conscio che l’aver lasciato Isabella INTERNÒ poteva
rappresentare per lui un problema serio.
La telefonata ricevuta a casa dei genitori, la sera del 13 novembre, aveva forse ulteriormente convinto Donato BERGAMINI che a Cosenza qualcuno gli voleva male avendo probabilmente ricevuto, nel corso di essa, delle minacce. Ciò spiegherebbe la reazione avuta da costui a seguito della suddetta telefonata.

Considerando l’evolversi dei fatti e la conversazione intercorsa fra il calciatore e Roberta ALLEATI, giovedì 16 novembre, possiamo ragionevolmente sostenere che oltre alla telefonata ricevuta la sera di lunedì 13 novembre a Boccaleone di Argenta, tra martedì 14 (giorno del rientro a Cosenza) e giovedì 16 deve essersi verificato qualche altro evento perché Donato BERGAMINI aveva rafforzato la consapevolezza che a Cosenza correva dei rischi, molto probabilmente dipesi dall’aver lasciato Isabella INTERNÒ.

Sappiamo che Isabella INTERNÒ lo aveva cercato una volta ritornato a Cosenza, forse perché la donna aveva saputo del viaggio di BERGAMINI a Milano con una ragazza che i compagni di squadra ritenevano essere la sua nuova fidanzata. Poi martedì 14 o mercoledì 15 lo aveva visto mentre parlava con Graziella DE BONIS.

Ma c’è un altro particolare: Isabella INTERNÒ quando è stata sentita dal dott. Ottavio ABBATE il 6 luglio 1990, ha parlato di una telefonata minacciosa che Donato BERGAMINI aveva ricevuto a Cosenza il giovedì precedente alla morte, in buona sostanza il giorno 16. Isabella INTERNÒ riferiva che di tale telefonata gliene aveva parlato il padre di BERGAMINI, allorché si erano sentiti telefonicamente dopo circa tre mesi dalla disgrazia.

Ora, Domizio BERGAMINI non ha mai parlato di una telefonata minacciosa ricevuta dal figlio a Cosenza, il giovedì antecedente la disgrazia. Né tantomeno nel corso delle indagini svolte in questi anni si è avuta notizia di una telefonata minacciosa ricevuta dal calciatore a Cosenza, giovedì 16 novembre

Domizio BERGAMINI ha sì riferito di aver teso un tranello a Isabella INTERNÒ quando l’aveva incontrata al Motel Agip, domenica 19 novembre 1989, per capire se la telefonata ricevuta dal figlio, a casa loro, la sera di lunedì 13 l’avesse fatta lei. Ma Isabella INTERNÒ, nel riferire al Magistrato inquirente il 6 luglio 1990, aveva distinto decisamente le due
telefonate ricevute da Donato BERGAMINI, infatti aveva parlato di una telefonata strana ricevuta a Ferrara e di una telefonata minacciosa ricevuta a Cosenza il giovedì, ovvero quello stesso giorno in cui il calciatore dirà alla fidanzata che a Cosenza qualcuno gli voleva male perché, per qualcuno, poteva aver rappresentato un affronto l’aver lasciato Isabella
INTERNÒ e non averla sposata.

E allora è possibile che Donato BERGAMINI sia giunto a quella consapevolezza confidata alla fidanzata nel corso della telefonata di giovedì 16 novembre, a seguito di questa telefonata minacciosa ricevuta quello stesso giorno. E se così fosse, come faceva Isabella INTERNÒ a sapere di questa telefonata minacciosa, visto che nessuno – tranne lei – ne aveva mai parlato. L’unica risposta che si potrebbe fornire è che Isabella INTERNÒ era al corrente di tale telefonata perché proveniva da lei, avendola fatta lei stessa o qualcun altro per suo conto.

Nonostante tutto, Donato BERGAMINI era fiducioso di poter risolvere la questione, non nutrendo alcun timore per la propria incolumità.
È lecito domandarsi in quale modo il calciatore credeva di risolvere la questione? Verosimilmente parlando con coloro i quali ritenevano di aver subìto un affronto perché egli aveva lasciato Isabella INTERNÒ, non l’aveva voluta sposare pur avendo saputo del suo stato di gravidanza. E chi poteva considerare ciò un affronto se non i genitori di Isabella Internò: “…poi il fatto dell’aborto che lei diceva ormai che aveva abortito per cui
lei…lui la doveva sposare…ma sempre con questo onore…di suo papà e tutto il resto…” queste erano le esternazioni di Isabella INTERNÒ nel ricordo di Tiziana ROTA, che ebbe ad incontrarla il 6 novembre 1989.

È logico quindi immaginare che Isabella INTERNÒ ad un certo punto, avendo appreso che Donato BERGAMINI aveva una fidanzata, avendolo poi visto intrattenersi con Graziella DE BONIS, abbia deciso di mettere in atto il suo proposito vendicativo nei confronti del calciatore.
In base agli elementi in possesso, si può allora ipotizzare che Isabella INTERNÒ abbia raccontato ai genitori la sua versione dei fatti in relazione all’aborto, li abbia altresì messi al corrente che Donato BERGAMINI l’aveva lasciata e si era trovata un’altra fidanzata (non dimentichiamoci che all’amica Tiziana ROTA quel 6 novembre aveva riferito che in famiglia
ancora sapevano che il rapporto tra lei e BERGAMINI era normale) determinando in essi la volontà di agire nei confronti del calciatore per spirito punitivo, cercando aiuto, come già detto, nella cerchia ristretta dei loro parenti.

C’era un forte legame che univa Francesco INTERNÒ coi suoi nipoti di Santa Chiara, prima fra tutti quell’INTERNÒ Dino Pippo che Isabella INTERNÒ aveva ritenuto, insieme ad un altro cugino purtroppo ancora non identificato, capaci di ammazzare Donato BERGAMINI se avessero saputo che l’aveva lasciata. Figurarsi se fossero venuti a conoscenza che il calciatore, pur sapendo che era rimasta incinta, si era rifiutato di sposarla, e per tale motivo lei era stata costretta ad abortire al quinto mese di gravidanza.

Dopodiché si può ipotizzare che Isabella INTERNÒ era uscita allo scoperto anche con Donato BERGAMINI, facendogli credere che i genitori lo volevano incontrare per avere delucidazioni in merito all’aborto e alla sua decisione di lasciarla e di non sposarla. È vero, Donato BERGAMINI nel parlare con la fidanzata Roberta ALLEATI durante la telefonata del 16 novembre, quando parla del possibile torto fatto a Cosenza, non menziona
l’episodio dell’aborto. Però, dalla testimonianza della donna sappiamo che Donato BERGAMINI, pur raccontandole della sua precedente storia con la INTERNÒ e del suo atteggiamento assillante, non le aveva confidato gli aspetti più intimi della loro relazione, così come l’episodio dell’aborto. È logico quindi pensare che per tale motivo, Donato BERGAMINI abbia taciuto con Roberta ALLEATI il fatto che l’affronto, per qualcuno, poteva
provenire dall’aborto cui si era sottoposta la INTERNÒ nel luglio del 1987.
Isabella INTERNÒ, per portare avanti il suo progetto omicida, era consapevole che bisognava agire fuori Cosenza e dintorni. Donato BERGAMINI era un personaggio pubblico, molto amato e conosciuto in città e nell’hinterland cosentino. Il fatto poi che girasse a bordo di una Maserati biturbo spider di colore bianco e con tettuccio nero, era un altro elemento che lo rendeva immediatamente riconoscibile.

Ricordiamo che il brigadiere Francesco BARBUSCIO, nella deposizione del 7 maggio 1991,
ha evidenziato di essersi ricordato subito della Maserati e dei suoi occupanti, nel momento in cui l’aveva vista sul luogo della tragedia, come la macchina controllata durante il posto di blocco, proprio perché era un’autovettura “fuori del comune”.

Isabella INTERNÒ, con l’aiuto dei suoi complici, doveva trovare una circostanza favorevole, un orario utile per attirare Donato BERGAMINI nella trappola del finto incontro chiarificatore coi genitori. Sapeva che i ritmi della vita quotidiana del calciatore erano scanditi dagli impegni con la squadra: gli allenamenti e la preparazione in vista della partita domenicale,
ai quali Donato BERGAMINI, per rigore professionale, non sarebbe mai mancato. Occorreva quindi trovare il momento giusto per fare in modo che BERGAMINI saltasse i suoi impegni professionali e, soprattutto, in una fase della preparazione atletica nella quale la sua assenza non fosse stata notata. Quale momento migliore se non quello che la squadra trascorreva, durante il ritiro quando giocava in casa, al cinema Garden. In questo modo
Donato BERGAMINI, poteva approfittare del buio della sala di proiezione per uscire, di soppiatto, dal cinema. Sennonché Donato BERGAMINI era un professionista serio che non avrebbe mai lasciato il ritiro, rischiando di essere sanzionato qualora fosse stato scoperto. Allora si rendeva necessario trovare un valido motivo per convincere il calciatore ad allontanarsi dal cinema Garden. Quindi è lecito ritenere che Isabella INTERNÒ avesse
fatto leva sull’episodio dell’aborto: i genitori volevano parlargli ritenendolo responsabile di aver fatto abortire la figlia.

Il calciatore, informato dalla INTERNÒ che i genitori ce l’avevano con lui per l’affronto dell’aborto e dell’abbandono della figlia, aveva pensato che parlando con essi sarebbe stato in grado di chiarire l’equivoco, riuscendo a far capire loro che lui non c’entrava nulla. Ill fatto che portasse dietro, nel portafoglio, il biglietto con su annotato il nome della clinica londinese scritto a mano – forse lo aveva scritto la stessa zia TREZZI Assunta? – e altresì il numero di casa di Torino della stessa TREZZI, potevano rappresentare per il calciatore la prova, da mostrare ai genitori di Isabella INTERNÒ, del fatto che non era stato lui ad organizzare il viaggio, ma che si era trovato davanti al fatto compiuto. 

Nel contempo è lecito supporre che Isabella INTERNÒ gli abbia fatto credere che l’incontro si sarebbe svolto in un luogo vicino, di modo tale da non dover lasciare il ritiro per molto tempo. E infatti Donato BERGAMINI quando esce dalla sala di proiezione incontra la maschera, Luigi FIORITO, e gli dice che sarebbe rientrato subito dopo.
Ebbene, il lavoro di investigazione non ha permesso di capire per quale motivo Isabella INTERNÒ e i suoi complici abbiano scelto come località per perpetrare il delitto proprio Roseto Capo Spulico… Ma ormai sappiamo anche questo (http://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-santo-carelli-e-lo-scettro-strappato-a-donna-gina/).