Omicidio Bergamini. La difesa di Internò continua a sostenere la tesi del suicidio: tutto molto imbarazzante

Garantisti sì, ma solo con chi gli conviene. O se preferite forti con i deboli e deboli con i forti. La vecchia logica dell’avvocatura cosentina, degno corollario di larga parte della magistratura in salsa bruzia e delle leggi non scritte del porto delle nebbie, è stata plasticamente rappresentata oggi con l’arringa dell’avvocato Rossana Cribari al processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini in difesa dell’imputata Isabella Internò, oggi presente in aula.

Nessun cambiamento di versione, almeno in questa udienza: l’avvocato Cribari ha continuato a sostenere la tesi del suicidio di Bergamini ma in maniera che è risultata per larghi tratti imbarazzante. Nessuna spiegazione di merito sul perché il calciatore avrebbe dovuto suicidarsi e men che meno in presenza dell’imputata e solo una lunga sequela di strafalcioni sull’incidente probatorio e sulle risultanze medico-legali e di letture deliranti sul ruolo dei testimoni. Uno strazio che ha messo a dura prova la presidente della Corte Paola Lucente, il giudice a latere Marco Bilotta e gli otto giudici popolari.

L’unica “giustificazione” è stata una molto presunta “gelosia retrospettiva” nei confronti di Isabella Internò, così forte e lacerante che avrebbe spinto il calciatore al gesto estremo prima di una partita di campionato e a oltre 100 chilometri da Cosenza. E sulla base di una telefonata, a dire il vero mai esistita, con la quale l’avrebbe cercata perché solo lei avrebbe potuto aiutarlo in quel momento nel quale – a suo parere – avrebbe deciso di togliersi la vita perché… era geloso di lei e non poteva più sopportare questo tormento.

“Il popolo l’ha già condannata” ha attaccato Cribari, puntando il dito sulla pressione mediatica del processo e provando a influenzare i giudici chiamando in causa in maniera assurda il caso di Enzo Tortora, che non ha nessun tipo di vicinanza al caso Bergamini. Una forzatura degna di miglior causa e decisamente tragicomica, come tutta l’arringa della legale. Cribari ha insistito fino alla noia sui precedenti procedimenti riguardanti il caso ovvero il processo-farsa di Trebisacce per omicidio colposo e l’archiviazione, altrettanto ridicola, decisa dall’allora procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio attraverso il gip Grimaldi.

L’avvocato ha continuato a straziare la platea avventurandosi in un pietoso pistolotto sugli stereotipi della mentalità meridionale legata ai delitti d’onore lanciandosi in invettive senza pudore del tipo “Mi accaparro il popolo per suggestionare il togato” e urlando con voce stridula e fastidiosa che non ci sono prove reali. Per poi passare alla “santificazione” della prima autopsia del professore Avato, che tuttavia è stato il primo dato concreto a smentire clamorosamente le tesi dell’imputata. Stendiamo un altro velo pietoso anche sulla parte dedicata all’incidente probatorio, infarcita (quella sì) di errori madornali e di diffusa ignoranza della materia.

Ma il diapason è stato raggiunto quando la legale, per cercare di scagionare la sua assistita, si è chiesta perché si trovasse a Roseto con Denis se la sua parte doveva essere solo quella di fare da esca per convincerlo ad accettare l’appuntamento. Lo capiscono anche i bambini che Internò stava lì per annunciare urbi et orbi che Bergamini si era suicidato ma non ditelo alla signora Cribari. 

Infine, i testi. Tutti inaffidabili secondo la principessa del foro cosentino, tranne Panunzio e Napoli, che a prima vista sembrerebbero testi favorevoli alle tesi di Internò ma che invece sono entrambi altri boomerang contro la cricca che ha premeditato l’omicidio del calciatore. Finalino scontato con gli appelli a non rovinare la vita a una donna che è anche madre e ad un garantismo peloso e di facciata che non ha incantato nessuno, anzi ha indispettito visibilmente la Corte e i giudici popolari. Per lunedì 30 settembre è prevista la seconda udienza dedicata alle arringhe della difesa. Parlerà l’avvocato Angelo Pugliese. Subito dopo eventuali repliche del pubblico ministero e camera di consiglio per la Corte. La sentenza è prevista per martedì 1° ottobre.