Omicidio Bergamini, la discussione dell’avvocato Galeone: “La cena della famiglia Internò: 11 versioni per un falso alibi”. Il ruolo di Roberto Internò

L’avvocato Silvia Galeone, collaboratrice di Fabio Anselmo, ha incentrato la sua discussione sul secondo falso alibi della famiglia Internò, quello della rocambolesca cena a Santa Chiara di Rende a casa di Alfredo Internò, fratello di Franco, zio di Isabella e padre di Dino Pippo e Roberto, la sera del 18 novembre 1989. L’avvocato Galeone ha contato ben 11 versioni diverse relative a quella falsa cena nelle quali si cambiano nomi, si aggiungono e si tolgono dettagli e non si capisce fino in fondo neanche chi telefona per avvisare che bisogna andare a prendere Isabella Internò a Roseto Capo Spulico perché è avvenuta una “disgrazia”. Secondo quella che viene definita la “versione zero” di Concetta Tenuta, la madre di Isabella, il marito Franco Internò chiama il fratello Alfredo e chiede al nipote Roberto Internò di accompagnarli a Roseto. Ma nel corso degli anni a questa versione se ne aggiungeranno altre dieci, tutte difficilmente sovrapponibili e piene di pacchiane contraddizioni.

I due maggiori protagonisti di questa vicenda sono Roberto Internò (non a caso gli atti che lo riguardano sono stati trasmessi alla procura di Castrovillari per valutare l’ipotesi di reato di concorso in omicidio) e la moglie Michelina Mazzuca. Quest’ultima, ascoltata sia nella fase istruttoria sia in udienza, cambia continuamente versione. Nella prima sarebbe Franco Internò ad effettuare la telefonata, nella seconda invece lo zio Franco viene collocato a casa e nel frattempo le intercettazioni ambientali restituiscono lo “spettacolo” di violente liti tra marito e moglie proprio per le dichiarazioni rese da Michelina Mazzuca. Sì, perché la Mazzuca si dimentica di citare Dino Pippo e persino Concetta Tenuta e il rischio è quello di combinare pasticci molto seri… Alla fine, soltanto lei, cambierà quattro versioni.

Roberto Internò è l’unico che colloca il fratello Dino Pippo a casa e in una intercettazione emerge che ha bisogno di parlare con Luciano Conte, il marito poliziotto di Isabella Internò per capire che cosa deve dire agli inquirenti. E così dice che zio Franco riceve una telefonata e gli chiede di accompagnarlo a Roseto. Roberto prende la sua auto, i due partono e secondo questa versione passano prima dal luogo del presunto incidente, zio Franco vede addirittura il corpo di Denis sotto il camion e poi preleva Isabella che intanto è alla caserma dei carabinieri. Una versione sicuramente falsa, non foss’altro perché, venendo da Cosenza, si arriva prima alla caserma e dopo nel luogo dell’incidente ma tant’è. Poi, nel corso degli anni, Roberto Internò si ricorderà che in auto c’erano anche Concetta Tenuta e Luigi D’Ambrosio, marito di Loredana, sua sorella… Che ovviamente riferisce anche personalmente di essere presente, aumentando così il numero delle versioni, che alla fine viene completato dall’undicesima (!), quella di Francesco Arcuri, marito di Giuliana, un’altra sorella di Dino Pippo e Roberto.

L’avvocato Galeone, dopo avere ricostruito con certosina pazienza tutte le menzogne tirate fuori negli anni dai familiari di Isabella Internò, non ha difficoltà a concludere che si tratta di racconti palesemente falsi e si chiede: perché mentire e inventare? La risposta è semplice: c’è bisogno di un falso alibi innanzitutto per Dino Pippo Internò, che risulta assente dalla casa e dunque non può che essere… a Roseto ma anche per zio Franco Internò, che è certamente anche lui già a Roseto e per Concetta Tenuta. 

Si apre poi il capitolo Assunta Trezzi, la zia di Torino, e il filo delle menzogne unisce Cosenza al capoluogo piemontese perché la Trezzi deve sostenere la tesi (in realtà insostenibile) che solo lei è a conoscenza dell’aborto di Isabella, ovvero il movente dell’omicidio. E’ del tutto evidente invece che la mamma fosse al corrente dell’interruzione di gravidanza e anche questo è un palese mendacio. Non era certo un caso che la procura di Castrovillari avesse già chiesto nella sua requisitoria la trasmissione degli atti per falsa testimonianza per tutti i protagonisti di questa faccenda. Assunta Trezzi (la zia di Torino), Concetta Tenuta (la madre di Isabella Internò), Dino Pippo Internò e Roberto Internò (i cugini di Isabella), Michelina Mazzuca (moglie di Roberto Internò), Luigi D’Ambrosio (altro parente acquisito della famiglia avendo sposato una sorella di Dino Pippo) e Raffaele Pisano, il camionista. E adesso per Roberto Internò si aggiunge l’accusa di omicidio, un’accusa che potrebbe essere presto estesa ad altri dei soggetti sopracitati.