Omicidio Bergamini. La profonda emozione dell’aula davanti al corpo di Denis: sembrava che ci stesse aspettando

Sette anni fa, dopo l’incidente probatorio successivo alla riesumazione del corpo di Denis Bergamini, il procuratore Eugenio Facciolla era rimasto sbalordito da quanto aveva appena visto. E aveva ricordato più volte l’impressione di vitalità che gli diede quel corpo: “Intatto, sembrava che ci stesse aspettando”. 

Ieri, nel corso della prima parte della requisitoria del pm Luca Primicerio, sono state proiettate quelle immagini del corpo straordinariamente corificato di Denis Bergamini

Dall’enciclopedia Treccani, corificazione: Acquisizione dei caratteri del cuoio da parte della pelle dei cadaveri rinchiusi in casse metalliche; è dovuta a processi chimici (disidratazione, polimerizzazioni) che provocano una coagulazione irreversibile della cute a cui consegue un’indefinita conservazione della salma.

Denis aveva lasciato di stucco i suoi ospiti ma gli addetti ai lavori, i giornalisti, ancora non erano riusciti a vedere tutto il corpo di Denis steso sul tavolo settario. Ieri, all’inizio della requisitoria del pm, la profonda emozione di vedere, quasi di toccare con mano una sorta di “miracolo”. Il suo corpo si è corificato, sfidando e battendo il tempo trascorso. Quel corpo che vedevamo lì, a due passi dai nostri occhi, non era un semplice ammasso di ossa, come si attendevano gli esperti pronti a compiere gli esami per dare risposte scientifiche alle cause del decesso, ma una salma integra, con pelle e tessuti. Il colore giallastro bruno, conservata così bene da sembrare in cuoio conciato. C’erano ancora gli occhi a fissare il vuoto, i muscoli, la cute e tutto il resto. Una scena che non dimenticheremo mai.

“Signor giudice, è stato un aspetto fortunato e drammatico allo stesso modo”, avrebbe dichiarato in aula il dottor Antonello Crisci. Oggi Crisci non c’è più, è scomparso prematuramente ma restano ancora tanti altri testimoni di quel “miracolo” che ha smascherato la mantide e i suoi complici. La riesumazione e poi l’incidente probatorio hanno cambiato la storia di un giallo incredibile. A uccidere Bergamini è stata un’asfissia meccanica violenta. I complici di Isabella Internò l’hanno soffocato prima di stenderlo sulla strada per inscenare il falso suicidio.

E’ stato allora che abbiamo imparato a conoscere la glicoforinaE’ una proteina di membrana dei globuli rossi usata a livello internazionale da tutti gli anatomopatologi impegnati a dimostrare una vitalità presente nelle lesioni. Come prova scientifica è entrata nei tribunali americani, tedeschi, spagnoli. Ovunque. La sua azione è semplice: colora la parte “vitale” di osso, muscolo e tessuto se trova tracce di sangue di una persona viva. In caso contrario dà risultato negativo.

Vittorio Fineschi è colui il quale ha fatto conoscere la glicoforina in Italia ma un contributo decisivo lo hanno dato le perizie firmate dai professori Giorgio Bolino e Roberto Testi che indicavano l’asfissia meccanica violenta come causa probabile della morte, ma ancora senza supporto scientifico. Seguendo quella traccia sono stati eseguiti esami su tutto il corpo del giocatore, ma soprattutto su laringe e lingua, che erano rimaste fuori dall’autopsia effettuata nel gennaio 1990 dal professore Avato. La glicoforina ha fatto il resto: si è illuminata proprio nella zona della trachea (dove c’era un versamento ematico dovuto all’azione dell’asfissia) restando buia nella profonda breccia causata dal camion sul bacino.

Gli altri test (la zona polmonare dilatata, in cerca disperata di ossigeno che non arrivava più) hanno completato il nuovo scenario: Bergamini è stato prima stordito con del cloroformio (o una sostanza simile impossibile da rintracciare col passare dei giorni), poi soffocato in modo soft forse con un sacchetto di plastica o magari anche da un’azione con le braccia da dietro da parte di più persone e infine fatto sormontare parzialmente dalla ruota del camion, per simulare il suicidio. Questa è la verità finalmente supportata dalla scienza e finalmente urlata senza timore nel porto delle nebbie. Il processo sta facendo emergere una verità e delle prove sempre più schiaccianti: la sentenza si avvicina sempre di più.