Omicidio Bergamini, la ricostruzione: dalla ideazione alla esecuzione. La Internò, i genitori e l’aborto del 1987

Sono passati esattamente 34 anni. Anche nel 1989 come oggi il 18 novembre cadeva di sabato e il Cosenza si preparava alla gara casalinga contro il Messina dopo aver pareggiato la domenica precedente a Monza in un avvio di campionato di Serie B non troppo brillante. Denis Bergamini aveva superato mesi difficili per una frattura al perone ma era rientrato in piena efficienza per il nuovo campionato e mister Simoni lo riteneva un titolare fisso. Il resto della storia lo conosciamo tutti. Il calciatore del Cosenza fu attirato in una trappola mortale dalla sua ex fidanzata Isabella Internò e ucciso dai suoi complici, che ormai tutti conosciamo. Denis è stato ucciso perché non voleva più saperne di quella ragazza (oggi donna matura e maritata allo stesso poliziotto accecato dalla gelosia per Denis 34 anni fa) e lei, spietata e senza scrupoli, ha messo in moto la macchina per farlo ammazzare.

Isabella Internò, 55 anni nel prossimo gennaio, accusata dell’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini nel processo in corso di svolgimento nella Corte d’Assise di Cosenza ha annunciato che NON si sottoporrà all’esame della Corte, del pm e della parte civile. Una clamorosa ammissione di colpevolezza della quale, tra l’altro, non c’era neanche bisogno viste le prove schiaccianti che stanno emergendo dal dibattimento. Internò, pertanto, non darà MAI una risposta alle domande di una intera città perché la verità è quella che è già emersa dopo il lavoro della procura di Castrovillari guidata dal magistrato Eugenio Facciolla. 

Ricostruzione dell’omicidio di Donato Bergamini – dalla ideazione alla esecuzione

Tutte le piste investigative seguite nel corso dell’attività di indagine, che ha scandagliato ogni aspetto della vita di Denis BERGAMINI sia personale che nella sua dimensione professionale e sociale, si sono rivelate inconcludenti, poiché non sono stati trovati riscontri probatori alle diverse ipotesi avanzate nel corso di questi anni.

Non sono emersi elementi suffraganti le teorie che vedevano dietro la morte di BERGAMINI
il coinvolgimento della malavita organizzata cosentina – puntando l’indice sull’acquisto dell’autovettura Maserati di proprietà di Antonio PAESE, noto boss di Cosenza – oppure dinamiche legate al calcio scommesse e quindi il concorso, nella morte violenta di Denis BERGAMINI, della Società del Cosenza Calcio o di qualche compagno di squadra.

Parimenti infruttuosa si è rivelata la pista del traffico di sostanze stupefacenti, opportunamente paventata da chi aveva tutto l’interesse a sviare l’attenzione dalla vera causa alla base dell’omicidio del calciatore, arrivando a strumentalizzare le vicissitudini giudiziarie di Michele PADOVANO e il fatto che questi era molto amico di Denis BERGAMINI, con il quale divideva l’appartamento di <<Città 2000>>.
In realtà,  BERGAMINI era andato ad abitare con Michele PADOVANO nel mese di settembre del 1989 – appena tre mesi prima della tragica morte – per il resto BERGAMINI aveva sempre vissuto a Cosenza con il portiere Luigi SIMONI, dal 1985 sino alla primavera del 1989.

Dalle diverse testimonianze raccolte è emerso, altresì, che diversamente da ciò che i <patrocinatori> dell’innocenza di Isabella INTERNÒ hanno voluto far credere – ovvero un Donato BERGAMINI succube del <carisma> di Michele PADOVANO tanto da essersi lasciato trascinare in affari poco puliti che lo avevano portato a togliersi la vita – BERGAMINI, in realtà, si poneva nei confronti di Michele PADOVANO e delle sue “esuberanze” caratteriali in termini decisamente intransigenti e severi: Roberta SACCHI, amica di Donato BERGAMINI, ha ricordato le sfuriate di questi contro Michele Padovano a causa delle continue frequentazioni di ragazze, e dello stato a dir poco confusionario in cui il compagno trascorreva il suo tempo all’interno dell’abitazione; lo stesso Michele PADOVANO, allorché la sera del 19 novembre 1989 accompagnò Donata BERGAMINI nell’appartamento di <<Città 2000>>, nel commentare l’ordine che regnava nella stanza dell’amico, piangendo le disse che stava imparando dal fratello ad essere ordinato; Denis BERGAMINI a distanza di poco tempo dalla sua morte, aveva aiutato proprio Michele PADOVANO ad uscire da un periodo di sconforto determinato dal mancato trasferimento di quest’ultimo alla squadra della Fiorentina; Luigi SIMONI ha riferito che quando lasciò la città di Cosenza perché trasferito a Pisa, Donato BERGAMINI andò a vivere con Michele Padovano su richiesta del direttore sportivo Roberto RANZANI e questa decisione venne dettata dal fatto che Donato BERGAMINI, con il suo carattere pacato e tranquillo, poteva bilanciare le intemperanze caratteriali di PADOVANO.

Denis Bergamini in azione a Como (settembre 1989)

Ma vi è di più: BERGAMINI, come provato nei capitoli precedenti, era un ragazzo dal carattere forte e deciso. Appare dunque poco credibile che egli, in quei tre mesi di convivenza con Michele PADOVANO, fosse diventato quel <Padovano in miniatura> come lo ebbe a definire il giornalista di famiglia al servizio degli assassini Marco CRIBARI, durante una conversazione telefonica con Gianluca TIESI, ovvero avesse modellato la sua personalità e il suo modo di essere a quello di Michele PADOVANO.

In altri termini, constatata l’inverosimiglianza delle ipotesi alternative, i dettagli di quelli che furono le ultime settimane di vita di Donato BERGAMINI, le inquietanti telefonate ricevute dal calciatore, i timori manifestati negli ultimi giorni perché qualcuno a Cosenza gli voleva male – quasi un presagio del nefasto evento che si sarebbe poi verificato – e che l’unico torto che aveva potuto fare a Cosenza era l’aver lasciato Isabella INTERNÒ, la presenza di Isabella INTERNÒ accanto a Denis BERGAMINI nel momento in cui fu perpetrato il suo omicidio, marcavano la consapevolezza di doversi ricercare le motivazioni alla base del delitto nel rapporto intercorso tra la vittima e la donna. 

In poche parole, le catene argomentative sviluppate sulla base dei riscontri probatori, ci hanno portato a ritenere che dietro l’omicidio di Denis BERGAMINI ci sia stato il tormentato rapporto sentimentale con Isabella INTERNÒ, durato circa tre anni, iniziato quando essa era ancora minorenne, e conclusosi non nel modo sperato dalla donna, che era il matrimonio: “…l’aspirazione diventata via via un vero e proprio chiodo fisso della Internò era quello di un fidanzamento ufficiale cioè con presentazione del ragazzo ai genitori, regalo dell’anello e promessa di matrimonio, secondo un’usanza a dire della Internò della sua terra…” ha
ricordato Tiziana ROTA quando è stata ascoltata nel 2018.

Ma procediamo con ordine. Ci sono decine di testimonianze sulla circostanza che Isabella INTERNÒ non si era rassegnata alla fine del rapporto con BERGAMINI.
La donna aveva riposto nell’unione con il calciatore molte speranze, il matrimonio prima di tutto e i privilegi derivanti dall’essere la moglie di un calciatore molto quotato, con reali possibilità di andare a giocare in squadre di serie A.
Denis BERGAMINI, da parte sua, nelle prime fasi del rapporto aveva dimostrato un certo trasporto nei confronti della INTERNÒ, anche se non aveva mai parlato di matrimonio. E così, dopo l’episodio dell’aborto del luglio 1987, il calciatore aveva iniziato a nutrire dubbi sulla sua relazione con Isabella INTERNÒ

La decisione di abortire era stata presa dalla INTERNÒ, nonostante si trovasse già al quinto mese di gravidanza, perché BERGAMINI, pur dicendosi pronto a riconoscere il figlio, non aveva alcuna intenzione di sposarla.
Oltretutto il comportamento della donna, caratterizzato da gelosia e possessività, da continui controlli e pedinamenti, dettati dalla sua insicurezza circa il sentimento che il calciatore provava per lei e dal fatto di vedere in ogni ragazza che si avvicinava al calciatore una potenziale rivale, avevano portato BERGAMINI, ad un certo punto, ad interrompere
la relazione.

Ma Isabella INTERNÒ non era affatto rassegnata a veder naufragare il suo sogno di sposarlo. Per questo motivo, per circa un anno – dall’autunno del 1988 e fino alla primavera del 1989 – aveva accettato una frequentazione contraddistinta da continue separazioni e riappacificazioni, che man mano aveva lasciato il posto a rapporti sempre più occasionali (ai quali si riferisce persino il marito della Internò Luciano CONTE nel colloquio avuto con la moglie dopo l’escussione del 2011 allorché le domanda “che ti lasciava e ti pigliava te lo hanno chiesto?”).
Abbiamo diverse testimonianze di amiche e conoscenti della donna che hanno parlato di una Isabella INTERNÒ incapace di negarsi e pronta a concedersi a BERGAMINI quelle volte in cui lui la cercava. Ma BERGAMINI, nella primavera del 1989, aveva deciso di troncare definitivamente ogni rapporto con Isabella INTERNÒ, in quanto stufo di una storia che oramai si trascinava avanti stancamente, fatta solo di saltuari incontri, con una donna per la quale non provava più amore, ma solo una sorta di affetto fraterno (dichiarazione di Roberta SACCHI).

Isabella INTERNÒ, dopo aver accettato per quasi un anno una relazione instabile pur di stare accanto a BERGAMINI e continuare a sperare in un futuro insieme, vedeva svanire tutti i suoi sogni di una vita assieme al calciatore.
La donna non si era data pace per la conclusione di questo rapporto, e aveva iniziato ad assillare BERGAMINI: quando stavano insieme, Isabella INTERNÒ aveva tenuto verso di lui un comportamento soffocante e di esasperata gelosia perché temeva di perderlo; quando il calciatore aveva deciso di lasciarla, lei aveva iniziato ad assillarlo cercando in tutti i modi di incontrarlo, di conoscere i suoi spostamenti e i suoi movimenti, con l’obiettivo di convincerlo a ritornare con lei. I disperati messaggi lasciati dalla donna nella segreteria di
Michele MIRABELLI, nel periodo in cui ospitò BERGAMINI, sono inequivocabili e significativi della necessità di Isabella INTERNÒ di parlare con lui e della volontà del calciatore di non voler avere alcun contatto con lei.
Il calciatore faceva di tutto per evitarla – lo aveva confidato la stessa INTERNÒ all’amica Tiziana ROTA quando l’aveva incontrata il 6 novembre 1989 – era riluttante a far sapere in giro il nuovo indirizzo di casa e il nuovo numero di telefono, per timore che Isabella INTERNÒ ne potesse venire a conoscenza.

Possiamo dire che a distanza di qualche mese dalla morte, in BERGAMINI era rimasto ben poco di quella sorta di affetto fraterno che provava nei confronti della INTERNÒ.
BERGAMINI, sebbene dalla primavera del 1989 avesse troncato ogni rapporto affettivo con Isabella INTERNÒ, non riusciva però a liberarsi della sua presenza e delle conseguenze di quella relazione. Nel frattempo aveva iniziato una storia sentimentale con una ragazza delle sue parti, Roberta ALLEATI, la quale era stata già fidanzata con BERGAMINI ai tempi in cui questi giocava nella squadra del Russi, quando ancora erano dei ragazzini.

Il sentimento fra Denis BERGAMINI e Roberta ALLEATI era molto profondo, i due avevano trascorso un periodo di vacanza a Milano Marittima, nell’estate del 1989, e in quell’occasione BERGAMINI le aveva chiesto di sposarla. Il calciatore le aveva proposto
inoltre di scendere a Cosenza, in occasione del compleanno dell’ALLEATI a dicembre del 1989, ma di presentarsi come semplice amica. Roberta ALLEATI, alla quale BERGAMINI aveva raccontato della sua precedente storia con la INTERNÒ e di come questa continuasse ad assillarlo nonostante l’avesse lasciata, aveva capito che BERGAMINI voleva tenere
nascosto il loro fidanzamento, a Cosenza, perché non voleva che Isabella INTERNÒ lo venisse a scoprire.
Ad ottobre del 1989 Donato BERGAMINI rivelava all’amico Michele PADOVANO l’episodio dell’aborto del luglio 1987, e gli diceva altresì che i genitori di Isabella INTERNÒ – sino a quel momento tenuti all’oscuro della vicenda – da poco erano venuti a conoscenza di tale circostanza.

Michele PADOVANO ricorda che BERGAMINI ne aveva parlato in maniera pacata e tranquilla.
Tiziana ROTA ci ha raccontato che Isabella INTERNÒ, per niente rassegnata all’allontanamento del calciatore, nell’incontro del 6 novembre 1989 le aveva detto che doveva trovare qualcosa per costringerlo a tornare da lei. Sulla base di tale confidenza si può ipotizzare che sia stata proprio Isabella INTERNÒ – nel tentativo di trovare un espediente che determinasse un riavvicinamento del calciatore – ad aver informato Donato
BERGAMINI, nel mese di ottobre del 1989, che i suoi genitori avevano saputo da poco dell’aborto.
L’episodio dell’aborto era una circostanza rimasta fino a quel momento circoscritta a Isabella INTERNÒ, alla zia di Torino – Assunta TREZZI – a Donato BERGAMINI e alla sorella di questi. Tra queste persone, l’unico collegamento tra Donato BERGAMINI e i genitori della INTERNÒ, era proprio Isabella INTERNÒ, la sola che avrebbe potuto informare Donato BERGAMINI della circostanza raccontata da Michele PADOVANO.

Come già rappresentato, è lecito supporre che Isabella INTERNÒ, sempre più esasperata perché Donato BERGAMINI non la voleva né vedere né sentire, abbia messo in atto questo espediente sperando in un ritorno del calciatore, intimorito dal fatto che la sua famiglia aveva saputo dell’aborto attribuendogli, magari, anche la responsabilità dell’interruzione
volontaria di gravidanza della figlia. E del resto per le modalità in cui era avvenuto l’aborto – in una città estera con un prevedibile, cospicuo, esborso economico – era giocoforza ritenerne responsabile e artefice proprio il calciatore.

Isabella Internò in una foto recente

In realtà, molto verosimilmente, Isabella INTERNÒ non aveva ancora svelato ai genitori l’episodio dell’aborto, in quanto tale evenienza in quel momento, non sarebbe stata funzionale al suo scopo che era il riavvicinamento di Donato BERGAMINI, che ella riteneva ancora possibile se fosse riuscita ad escogitare qualcosa per costringerlo a tornare
da lei, così come palesato all’amica Tiziana ROTA.
Oltremodo, se i genitori di Isabella INTERNÒ, ad ottobre del 1989, fossero venuti a sapere una cosa così grave, sarebbe stato logico aspettarsi da loro la richiesta di un incontro chiarificatore con Donato BERGAMINI, pretendendo spiegazioni su quanto accaduto a luglio del 1987, peraltro a loro insaputa.

In tal caso BERGAMINI innanzitutto lo avrebbe raccontato all’amico Michele PADOVANO nello stesso modo in cui gli stava rivelando dell’aborto e che i genitori della INTERNÒ ne erano venuti a conoscenza da poco. In aggiunta, molto probabilmente non ne avrebbe
parlato in maniera tranquilla e serena.
Possiamo quindi avanzare due ipotesi:
– Isabella INTERNÒ, ad ottobre 1989, fa credere a Donato BERGAMINI che i genitori avevano da poco scoperto l’episodio dell’aborto, come sotterfugio per farlo riavvicinare a lei;
– Isabella INTERNÒ, in realtà, ad ottobre del 1989 non ha ancora informato i genitori dell’aborto.