Omicidio Bergamini, le prime (incredibili) interviste del magistrato insabbiatore e i ricordi di Santi Trimboli

Il magistrato Ottavio Abbate – chiamato a testimoniare al processo per l’omicidio Bergamini nella 17^ drammatica udienza del 26 maggio 2022 per “rivelare” che non sapeva spiegarsi (!) perché l’ispezione cadaverica sul corpo di Denis era completamente falsa – ovvero colui che ha condotto le indagini sull’omicidio Bergamini “insabbiando” l’inchiesta, è nato a Longobardi, piccolo paese della provincia di Cosenza sul mar Tirreno, il 5 dicembre 1946. E’ sposato con due figli, è un ex poliziotto (e non poteva essere altrimenti) e pare vanti nel suo curriculum anche un incarico da vicequestore.

Negli anni Ottanta invece entra in magistratura e gli tocca la procura di Castrovillari proprio nel periodo in cui è in mano al clan Cirillo e i magistrati vanno a braccetto con i camorristi nel villaggio Bagamoio di Sibari come diceva Salvatore Frasca, uno che ad Abbate ha sempre fatto guerra perché probabilmente aveva capito che “pesce” era. Resta a Castrovillari fino al 1994, poi i poteri forti lo mandano a dirigere il Tribunale di Sala Consilina ma torna nella città del Pollino nel 2004 per assumere l’incarico di presidente del Tribunale. Quando arriva la bufera del caso Bergamini, Abbate (che sente puzza di bruciato) prova in tutti i modi a farsi trasferire. Nel 2010 fa domanda per il Tribunale di Catania ma occorrerà attendere l’estate del 2012 (quando il caso Bergamini è già riaperto e lui è ancora presidente del Tribunale di Castrovillari!!!) per vederlo andare via a Campobasso, dove concluderà la sua indegna “carriera” di giudice corrotto e insabbiatore. Oggi, visto che è andato in pensione appena da qualche settimana, potrebbe essere tornato in Calabria e speriamo tanto che qualcuno lo abbia informato che le sue malefatte non sono passate inosservate.

Il 12 gennaio del 1990, 55 giorni dopo l’omicidio di Denis Bergamini che Abbate vuole far passare a tutti i costi per suicidio, l’inviato della Gazzetta dello Sport Francesco Caruso, oltre ad intervistare Isabella Internò, decide di andare a Castrovillari e di ascoltare cosa ha da dire questo magistrato dalla faccia di gomma. Ed ecco il testo dell’intervista rilasciata allo stesso Francesco Caruso dal dottor Ottavio Abbate.

Mercoledì lei voleva aspettare l’autopsia: ora invece pensa di chiudere in trenta giorni. Perché?

“Perché la pista dell’autopsia non è la più importante (!!!). Da questo accertamento non mi aspetto la soluzione del caso…”.

Come mai questo scrupolo le è venuto solo in un secondo momento?

“Perché dopo la deposizione dei due testimoni (Isabella Internò e il camionista Raffaele Pisano, ndr), tutto collimava e la ricostruzione dei fatti sembrava chiarissima. Poi, quando ho riascoltato la fidanzata del giocatore e l’autista del camion ho notato qualche sbavatura. Niente di trascendentale, comunque, sia chiaro”.

Ma insomma, lei per quale ipotesi propende?

“Non ho mai detto di propendere ora per il suicidio, ora per l’omicidio. Certo, sembra strano che qualcuno per ammazzare una persona scelga di andare proprio in un posto così trafficato…”.

Ottavio Abbate

C’è da rimanere allibiti rileggendo queste dichiarazioni, rilasciate ufficialmente ad un giornalista e riportate fedelmente sul giornale che allora e anche oggi risulta il più letto d’Italia. Ma come si fa a dichiarare che l’autopsia non è importante e che da essa non si aspetta la soluzione del caso? E come si fa a dichiarare che le deposizioni della Internò e del camionista collimavano in pieno quando anche un bambino aveva capito che non erano per niente corrispondenti? Ma il colmo lo si raggiunge quando questo signore afferma addirittura che se qualcuno voleva uccidere il calciatore non sarebbe andato in un posto così trafficato. E’ incredibile: il magistrato titolare delle indagini è stato il primo, oltre a non fare il suo dovere, a cercare di depistare le indagini stesse.

E non finisce qui. Il giornalista Santi Trimboli, ex vicecaporedattore alla RAI Calabria, ha ricordato, in un suo intervento apparso su Il Quotidiano del Sud (prima che a scrivere sull’omicidio Bergamini venisse chiamato il giornalista di famiglia al servizio degli assassini), le pessime indagini che vennero fatte dalla procura di Castrovillari nell’immediatezza dell’omicidio di Denis Bergamini. Ed è il primo che, finalmente, ci segue nell’analizzare l’atteggiamento quasi ostruzionistico del magistrato Ottavio Abbate.

Ecco il ricordo di Santi Trimboli.

“… E ricordo soprattutto il mio urticante incalzare nei confronti dell’allora titolare dell’inchiesta, il procuratore di Castrovillari Ottavio Abbate. Perché non è stata eseguita l’autopsia sul cadavere di Bergamini? Chiedevo ripetutamente e con forza nei miei servizi. L’autopsia. “Sì, la facciamo l’autopsia”, bisbigliò quasi un mese dopo (!) il procuratore Abbate. Ricordo ancora il tono della sua voce. Quasi di insofferenza e al tempo stesso di liberazione. E così, la mattina del 18 dicembre, nel cimitero di Boccaleone, la salma di Bergamini fu riesumata. Finalmente, il primo passo verso l’accertamento della verità! Una verità che nonostante i tre gradi di giudizio e l’iniziativa, poi stroncata, di riaprire il caso, non è stata ancora rivelata. E che ora il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla, un magistrato di grandissimo spessore umano e professionale, si appresta a scrivere in nome della Giustizia. Quella con la G maiuscola”.