Omicidio Bergamini, l'”interrogatorio” di Luciano Conte alla moglie: le intercettazioni della procura

Luciano Conte, il marito poliziotto di Isabella Internò

Il 9 maggio 2022, nel corso della 16^ udienza del processo per l’omicidio di Denis Bergamini in corso in Corte d’Assise a Cosenza, attraverso le testimonianze dei carabinieri Marcello Lupo e Roberto Redavid sono state analizzate ed esaminate le intercettazioni captate dalla procura di Castrovillari. Si tratta delle conversazioni tra Isabella Internò, la donna accusata e rinviata a giudizio per l’omicidio volontario pluriaggravato e premeditato di Denis Bergamini, e il marito Luciano Conte, di professione poliziotto, la cui immagine esce a brandelli per quanto prova in tutti i modi a nascondere una verità ormai conclamata e che distrugge il castello d’argilla costruito in oltre 30 anni di menzogne. 

Ritornando alla conversazione del 29/11/2011 (giorno in cui Isabella Internò era stata ascoltata a Castrovillari ancora soltanto come persona informata sui fatti e non da indagata), intercorsa tra Luciano CONTE e Isabella INTERNÒ dopo l’escussione della donna, si sottolinea un altro passaggio importante. Arrivati a Cosenza, Isabella INTERNÒ vorrebbe andare subito a casa della mamma e della sorella, il marito si oppone temendo che la moglie possa, testualmente, <attaccare la corda> ossia mettersi a parlare con loro e rischiare evidentemente di dire troppo. E quando Isabella INTERNÒ gli dice che tanto la mamma e la sorella lo sanno (Lo sanno Lucià…non è che non lo sanno…), Luciano CONTE reagisce a queste parole con veemenza e urla: “che sa? che sa? Che sanno?…che devono dire? Tua madre? E tua madre che sa?…cosa sa?…di cosa sanno?…che cosa sanno?…ma che sanno?…ma diamo per scontato no…dai per scontato no…che sa tua madre…che cazzo deve sapere tua madre? Che sa tua madre?…”.

Dalle frasi dette da Isabella INTERNÒ in questa circostanza c’è la conferma che la mamma, Concetta TENUTA, è sempre stata al corrente di tutti gli aspetti della vicenda. Le conversazioni si pongono in evidenza, quanto ad interesse investigativo in questa parte dell’informativa, per altri passaggi particolarmente emblematici. Come visto Luciano CONTE, prima che la moglie venga sentita, le raccomanda quello che deve e non deve dire. L’uomo si sofferma altresì su come la moglie deve rispondere quando le chiederanno del rapporto avuto con Donato BERGAMINI: “…nell’intimità non ci devi andare proprio! <<e il rapporto…due ragazzini che… con tono educato però rispondi, che… due coppie che si lasciano…si prendono…così…, <se i rapporti erano tormentati?>, <<tormentati? Non potevo fare…tranquilla…serena…vispa! Avevi 19 anni, adesso ne tieni 42! Non ti dilungare, lo vedi come te lo sto ripetendo trenta volte? Se vogliono sapere <ma il rapporto?>, <un rapporto tra due ragazzi, che cosa devo dire, Dottoressa? Due ragazzi si lasciano e si prendono così>…su quella cosa non avere scampo!”. Con quest’ultima frase molto probabilmente il CONTE si riferisce all’aborto del luglio 1987, infatti Isabella risponde “noooo…quella assol…” lui poi rettifica “eh…ma se te lo chiede…tu lasci…” al che Isabella dice “me lo chiede…e lo so!”.

Il marito le rinnova le raccomandazioni: “…<<com’era il rapporto?>> <<da ragazzi, 19 anni…che cosa vuole…ci lasciavamo…ci prendevamo…così…ma un rapporto tranquillo, normale> hai capito?…non li devi pigliare i particolari intimi…senza fretta, o cose che te ne vuoi andare, perché là…anzi ti rilassi no! Una volta che hai un magistrato…la tua versione… e quello che ti ribadisco…dell’intimità poche parole <<da ragazzi, 19 anni…che cosa vuole…ci lasciavamo…ci prendevamo…così…ma un rapporto tranquillo, normale> <> non fare…non aggiungere altro, perché tutto quello che…un rapporto normale, ci lasciavamo, ci prendevamo…il problema è che io non so perché questo ragazzo si è suicidato, non lo so proprio! Altrimenti lo avrei detto ventidue anni fa! Non so il motivo perché si è…e non me l’ha confessato. Sono solo testimone di un brutto episodio…>>.

Questo ci devi dire…ma lei immagina una ragazza di 19 anni che ha visto una cosa del genere…e mi hanno sentita ventidue anni fa…non avrei detto…non avrei detto la verità? Non avrei detto…nooo…la verità è quella lì…se lui mi avesse confessato qualcosa no…non glielo avrei detto? Che facciamo…>> <ma non mi ha detto niente, ha detto…l’avete…mo scendi, me ne devo andare> i motivi non li puoi sapere >>, le solite cose! Poi devi ribadire questo concetto, ricordatelo! Devi ribadire… <<ma vedete che io questo…questo episodio che mi ha segnato la vita, l’ho cancellato…l’ho rimosso…l’ho cancellato dalla mente…l’ho rimosso dalla mia memoria, e faccio sforzi a ricordare adesso, perché è come se non mi fosse successo>>. Hai capito…”.

Luciano CONTE ripete più volte alla moglie di non parlare degli aspetti intimi della storia con BERGAMINI, di negare che fosse una relazione tormentata, e di presentare la relazione come una normale storiella fra ragazzi, che si prendevano e si lasciavano. Una volta terminata la deposizione, Luciano CONTE chiede alla moglie se le avessero fatto domande sull’intimità del rapporto con BERGAMINI: “…sull’intimità del rapporto ti hanno chiesto niente?” e la moglie “no-no-no”, ancora Luciano CONTE “e che ti lasciava e ti pigliava te lo hanno chiesto?”. Risponde Isabella INTERNÒ “…no, ha detto…ha detto il Procuratore…, <ma era gelosa di?>… <<no! Gelosa di che cosa? Eravamo lasciati e basta>> eh…eh…ha detto, <<sì…dico come tutte le coppie di diciottenni che si lasciano e si prendono…>>…”.

Appare chiaro il tentativo di Isabella INTERNÒ di camuffare la realtà, negando le pulsioni di gelosia che si agitavano in lei, sin dalle prime fasi della storia con BERGAMINI. Negare una simile circostanza è una questione rilevante per Isabella INTERNÒ, la quale deve non solo negare la sua patologica gelosia nei confronti di Donato BERGAMINI ma altresì tenere nascosto che lei non si era affatto rassegnata alla fine della relazione con il calciatore e che, nonostante il comportamento inequivocabile di questi, lei, fino all’ultimo, aveva sperato in un suo ripensamento, in quell’alternanza di frequentazione/non frequentazione sino ad arrivare al momento in cui si era resa conto che ormai BERGAMINI non provava più niente per lei e stava pensando alla sua vita futura, lontano da Cosenza, e con una donna che non era lei.

Peraltro la frase di Luciano CONTE “…e che ti lasciava e ti pigliava te lo hanno chiesto?”, dimostra la fondatezza di un elemento degno di essere ritenuto importante nella cornice indiziaria che in questa sede si sta rappresentando, ovvero che fu Donato BERGAMINI, ormai insoddisfatto del rapporto con la INTERNÒ, ad aver deciso di alternare periodi di frequentazione a periodi di indifferenza, diradando sempre più gli incontri sino a farli diventare occasionali.

Altro aspetto interessante della conversazione intercorsa tra Luciano CONTE e Isabella INTERNÒ, dopo l’escussione di quest’ultima il 29/11/2011 che merita di essere affrontato in questa sede, è inerente alle recriminazioni che CONTE fa alla moglie per le dichiarazioni rese da questa nel 1989, nello specifico l’uomo si riferisce al verbale del 23 novembre 1989. Dice Luciano CONTE: “…lo dicevi tu! <mi sono messa il mio vestitino più ca…> e tu lo hai detto! Se uno dice …chi lo ha detto? Tu! <me lo sono messo perché in cuor mio… tormentata… scendevo… l’importante è che ci mettevamo insieme… tu non lo hai detto? Non ti fa venire il vomito?>>…”. La INTERNÒ risponde: “avevo 18 anni Lucià…sono le cose che avrebbero detto tutte le ragazzine Lucià…anche se io…io non mi sono mai vestita…perché non…non…non è il mio genere vestirmi attraente o cose…”.

Al che interviene il marito: “…e allora tu perché glielo hai detto? E perché glielo hai detto? Ma dov’era la necessità? perché? Come hai detto altre cose…che… sul giornale…mezzo mondo…e perché? Di chi è stata la cosa?” e la moglie “…mia! E non quello che no…siccome
evidentemente mi sono spaventata e ho detto tutte quelle cose che potevo dire, te l’ho detto…”.

Al di là del fatto che Isabella INTERNÒ dice al marito di aver detto, all’epoca, “quello che poteva dire”, si evidenzia che la donna ad un certo punto lo accusa di scarsa sensibilità e gli dice altresì che lui non ha mai accettato la situazione. Luciano CONTE le risponde: “perché ti ho mandato…con un calcio…da tua madre…fatti una vita tua…”. Isabella INTERNÒ di rimando “siccome se lo avresti potuto fare ero qua?”. La INTERNÒ, in questo passaggio, fa riferimento al fatto che Luciano CONTE, evidentemente, non l’ha potuta lasciare.

Il marito contesta ad Isabella INTERNÒ che le dichiarazioni rese da lei in passato non coincidono tra di loro “e tu mi dici che cosa c’è nel verbale…hai detto per filo e per segno…mi viene il vomito no? Se tu mi dici a me per filo e per segno…se tu li prendi a verbale…se li prendi a verbale no…sono gli stessi, mi viene il vomito…”. Isabella INTERNÒ si difende dicendo che ha detto le stesse cose quando ha parlato della dinamica dell’incidente, perché per lei quella è la cosa più importante: “…sulla dinamica dell’incidente…per me è importantissima…”

La conversazione continua e CONTE dice ad un certo punto alla moglie “io…io lo sai qual è il problema? Sono stato pratico io…io pratico…e certe cose…”. Risponde la moglie “…e per forza…se ci lavori e sai tutte le…”, CONTE arrabbiandosi “io ci lavoro? Io ci lavoro? Ah! per il lavoro?…” e la moglie conferma “sì, sì…”. Poi Luciano CONTE fa riferimento al fatto che la moglie non ha mai parlato con lui, se non una sera quando gli ha detto di aver bisogno di lui perché gli doveva dire <quella cosa>.

Isabella INTERNÒ gli ricorda che non corrisponde al vero il fatto che non gli abbia mai parlato, e gli ricorda di una volta in cui gli chiese come dovevano fare con gli avvocati. Il marito si arrabbia e, dalle espressioni esternate dall’uomo, si evince che sarcasticamente questi critica la moglie perché per lei la cosa importante era l’avvocato…

Se ci si sofferma sul tenore della conversazione esposta nel precedente capoverso, e si collegano fra di loro le espressioni verbali dei due interlocutori, si ricava la sensazione che Luciano CONTE, riferendosi alle parole di Isabella INTERNÒ “…ah non ti ho mai detto…<come facciamo con gli avvocati>…” le contesti di averlo reso partecipe solo in relazione alle questioni legali, come gli avvocati, tacendogli evidentemente circostanze diverse, delle quali la moglie ha parlato con altri “…a me…quando mai hai parlato…<<Lucià veramente io…>>; “Forse hai parlato con altri! Non con me…lo hai detto ad altri…ad altri? Ad altri?…”.

Dalla conversazione sembra che siffatto silenzio abbia trovato un’unica eccezione, ossia quando la moglie gli ha raccontato di quella cosa, ossia gli parlato di una qualche situazione da ritenersi importante e delicata, visto che il CONTE rimane sul generico… Però, come si è avuto modo di riscontrare, in un precedente passaggio della conversazione Luciano CONTE ha fatto riferimento al fatto di essere stato pratico “io lo sai qual è il problema? Sono stato pratico io…io pratico…e certe cose…”, pratico per via del lavoro svolto gli ricorda la moglie o più precisamente per il fatto di lavorarci (…e per forza…se ci lavori e sai tutte le…).

Non sappiamo a quale periodo i coniugi si stessero riferendo, ovvero se all’epoca dei fatti, quando Luciano CONTE era in servizio presso la Squadra Mobile della Questura di Palermo oppure in occasione della riapertura delle indagini nel 2011, allorquando l’uomo lavorava presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Paola… Ma in entrambi i casi l’opera del signor Conte è stata mirata a due soli obiettivi: depistare ed insabbiare un omicidio.