Omicidio Cocò, i due arrestati puzzavano di benzina. Il mistero della pistola

C’è un testimone che ha visto Cosimo Donato e Faustino Campilongo, le due persone accusate dell’omicidio del piccolo Cocò Campolongo, del nonno Giuseppe Iannicelli e della ragazza marocchina Ibtissam Touss, la sera dell’efferato delitto.

E’ proprio il figlio di Iannicelli, il quale si è accorto della nube che sprigionava in lontananza dove l’auto con dentro i tre corpi stava bruciando, e in piazza a Cassano ha incontrato la figlia di Donato chiedendo dove fosse il padre.

Probabilmente la ragazzina aveva in mano il cellulare della donna marocchina, dal quale gli investigatori del Ros hanno notato traffico dati con l’accesso a facebook intorno alle 22 della sera dell’omicidio. Nel corso della serata, ha raccontato il procuratore di Catanzaro Vincenzo Lombardo a margine della conferenza stampa, il figlio della vittima ha pure incontrato i due presunti responsabili, si è accorto che puzzavano di benzina e che avevano sulle mani i segni riconducibili all’avere appiccato fuoco.

Un altro indizio che riguarda Donato è il ritrovamento, da parte dei carabinieri durante una perquisizione, di una sola delle due pistole che deteneva, e il successivo colloquio in carcere con i familiari in cui si mostrava preoccupato chiedendo che l’arma venisse ripulita.

(Ink/Adnkronos)