Omicidio Cucchi, condannato per depistaggio il colonnello dei carabinieri Sabatino. Ilaria: “Oggi è un giorno speciale”

I giudici di appello di Roma hanno confermato la condanna a un anno e tre mesi per il colonnello dei carabinieri Lorenzo Sabatino nell’ambito del procedimento sui depistaggi legati al caso di Stefano Cucchi. I magistrati hanno, inoltre, confermato per Luca De Cianni la condanna a 2 anni e sei mesi. Riconosciuta la prescrizione per il generale Alessandro Casarsa, e per i militari dell’Arma Francesco Cavallo e Luciano Soligo. Assolti invece Massimiliano Colombo Labriola e Tiziano Testarmata, già condannati a 1 anno e 9 mesi. Ridotta la pena a 10 mesi per Francesco Di Sano.

DALLA PAGINA FB DI ILARIA CUCCHI con FABIO ANSELMO

Oggi è un giorno speciale.
La Corte di Appello di Roma ha confermato quasi tutte le condanne inflitte dal Tribunale di Roma nel processo ‘alla scala gerarchica’, per i depistaggi che subirono le indagini per l’uccisione di Stefano Cucchi.
Ci siamo conosciuti grazie a lui e per lui. Abbiamo lottato duramente per arrivare alla verità. Contro tutto e tutti. Eravamo ignari di tutto quello che avremmo dovuto affrontare. Era assolutamente inimmaginabile.
Mentre stavamo tentando disperatamente di arrivare a un perché di quel corpo martoriato di Stefano, qualcun altro aveva già scritto quello che doveva essere l’epilogo dell’intera vicenda giudiziaria.

Quelle terribili fotografie che fummo costretti a fargli scattare facevano paura e orrore. Interrogazioni ed interpellanze parlamentari con la politica inizialmente unita nel chiedere a gran voce verità e giustizia ma subito dopo inspiegabilmente divisa.
Autopsie, esumazioni, nuove autopsie e riesumazioni. Prima a Roma, poi Milano, dove assistemmo impotenti e inerti al passaggio di mano in mano dei vari consulenti di pezzi della schiena di Stefano, poi finalmente a Bari.
Tutto inutile, almeno così doveva essere, perché la scala gerarchica aveva fin da subito messo nero su bianco che Stefano Cucchi era morto di fame e di sete. Anzi no: di epilessia.
Comunque, morto di suo. Colpa sua e anche nostra.

Sono seguiti anni ed anni di processi sbagliati dove gli imputati avrebbero dovuto essere solo testimoni ed i testimoni, invece, avrebbero dovuto essere gli imputati. Una vita intera trascorsa nell’aula bunker di Rebibbia. Non avevamo più nemmeno bisogno di esibire, entrando, i documenti.
Quelli della scala gerarchica sono stati veramente bravi. Sono stati scoperti soltanto quasi dieci anni dopo mentre noi avevamo girato a vuoto nelle aule di giustizia rimediando sconfitte su sconfitte per almeno sei anni. Sono stati così bravi che, alla fine, molti di loro hanno rimediato la prescrizione e chi, improvvidamente, l’ha rinunciata, si è ritrovato oggi condannato.
La Giustizia farà il suo corso. Non è una clausola di stile. Non auguriamo a nessuno, tuttavia, di imbattersi nel suo cammino, in una simile scala gerarchica.