Operazione Alibante, Sergio Crocco: “Vittorio Palermo vittima di un vergognoso errore giudiziario”

Tra gli arrestati nell’operazione Alibante, condotta dalla Dda di Catanzaro, c’è anche Vittorio Palermo, imprenditore cosentino impegnato nel mondo del turismo con diverse strutture nell’area del lametino, ricercatore universitario all’Unical, attivo anche nel mondo del volontariato sociale. L’accusa nei suoi confronti è pesante. La Dda lo ritiene «un altro imprenditore organico alla cosca Bagalà che partecipava con consapevolezza di scopi e di vincoli al sodalizio (mafioso) in qualità di prestanome (storico) dell’associazione». Il suo arresto ha suscitato sconcerto e incredulità nei tanti che con il professore hanno avuto a che fare socialmente, culturalmente ed economicamente. Amici, studenti, conoscenti, e ovviamente i familiari che sulla moralità e l’onestà di Vittorio metterebbero la mano sul fuoco. Due versioni diametralmente opposte che fanno pensare al caso Palermo come allo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyder, e la domanda che ci siamo posti è questa: chi è veramente Vittorio Palermo, quello descritto dalla Dda, ovvero colui il quale «gestiva gli interessi economici e finanziari del gruppo mafioso Bagalà», oppure l’onesto imprenditore impegnato nel sociale, e il bravo professore che insegna la culturale della legalità ai suoi studenti, come sostengono in tanti?

Tra i tanti che sostengono l’innocenza di Vittorio, c’è Sergio Crocco, meglio conosciuto come Canaletta. Un uomo impegnato nel sociale che non ha bisogno di presentazioni. Ed è proprio a lui che abbiamo girato la domanda. Ma prima ci preme fare una premessa che è d’obbligo: l’operazione Alibante è una delle poche inchieste condotte dal dottor Gratteri che non ha subito, nelle varie fasi giudiziarie successive agli arresti, nessuno sconvolgimento dell’impianto accusatorio. La posizione degli imputati è stata vagliata dal Gip che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare, e dal TdL, ed entrambi hanno confermato l’ipotesi accusatoria degli inquirenti. Anche i ricorsi presentati in Cassazione da parte del collegio difensivo, non hanno trovato accoglimento. Tutti hanno detto che Vittorio deve restare in carcere, dove si trova già da 230 giorni.

Iacchite’: Sergio, chi è veramente Vittorio Palermo? Lo chiediamo a te perché tu più degli altri sei impegnato nella campagna “Vittorio vittima della malagiustizia”. Di questo ti dici più che sicuro. E la prova della sua innocenza, stando ai tuoi numerosi appelli per la sua liberazione, è evidente a tutti: Vittorio lo conoscono tutti, e tutti conoscono la sua totale avversione verso ogni logica mafiosa, dimostrata sul campo con il suo impegno per la legalità e il suo forte attivismo sociale. La personalità umile e rispettosa di Vittorio è la prova provata della sua innocenza rispetto alle accuse di “mafiosità” che gli affibbiano i pm, e che in tantissimi fanno fatica ad “associare” all’umanità di Vittorio. Il che ci riporta alla mente una arringa della buonanima di Tommaso Sorrentino nella quale sosteneva che la personalità dell’imputato sottoposto ad un “processo indiziario”, va considerata come prova della sua innocenza, se questa, a dire comune, risulta limpida e trasparente. In mancanza di fatti, e di fronte a chiamate in correità non riscontrate, quello che rimane in mano al giudice come unico “dato” da valutare concretamente prima di emettere la sentenza, è l’autorevole giudizio della comunità che non ritiene la personalità dell’imputato capace di commettere il reato di cui è ingiustamente accusato, e per questo va assolto. Che stando, però, all’ordinanza emessa dal Gip, non è il caso di Vittorio Palermo, contro il quale la procura ha presentato schiaccianti prove documentali (fatture false, intestazioni fittizie di società, assunzioni, atti firmati in Comune, finanziamenti ricevuti) che anche gli ermellini della Cassazione hanno ritenuto “prove incontrovertibili della sua appartenenza al sodalizio mafioso”.

Come dire: a guardare ciò che poggia nei due piatti della bilancia in mano alla Giustizia (l’incompatibilità della personalità di Vittorio con le accuse di mafiosità, contro le “carte” presentate dai pm), quello di Vittorio Palermo contiene tutti gli elementi per dire che forse questo sarebbe stato un “caso difficile” anche per un avvocato del calibro della buonanima di Tommaso Sorrentino. Restando ovviamente nel solco del nostro ragionamento improntato sulla conoscenza, la stima e la fiducia che hai in Vittorio, che si tramutano, per te, in un verdetto di innocenza, e sottolineando, inoltre, che esiste, ovviamente, anche una difesa tecnica di Vittorio, dove capaci avvocati sono di sicuro in possesso di tutti gli argomenti giuridici per sostenere la sua innocenza.

Ma non è a loro che rivolgiamo la nostra domanda. Insomma, sei un caro amico di Vittorio, con il quale condividi la splendida attività della “Terra di Piero” che tu rappresenti, e come tutti i veri amici vuoi metterci la faccia, gridando ai quattro venti la sua innocenza. Vittorio è vittima di un grosso errore giudiziario commesso in malafede dal dottor Gratteri. Questo per te è oramai chiaro. Bene, sentiamo le tue ragioni.

Sergio Crocco Canaletta: La storia, il vissuto, la personalità, la correttezza materiale e morale del Vittorio Palermo che io ho conosciuto in tanti anni non lascia spazio ad alcun dubbio. È persona che non riuscirebbe nemmeno a pensare di commettere determinati reati. Anzi, a commettere nessun tipo di reato. Il suo arresto e la sua detenzione sono una vergogna per il sistema giudiziario calabrese. Un errore giudiziario così palese non dovrebbe essere ammissibile in uno stato di diritto. Ci sono nella tesi dell’accusa incongruenze pazzesche e palesi. I più lampanti sono gli errori di trascrizione delle intercettazioni. Io leggendo le carte ho provato un moto di rabbia. Si legge in ciò la consapevolezza che un tritacarne assurdo può travolgere persone perbene come Vittorio che sta chiedendo da mesi di essere ascoltato dagli inquirenti, dopo l’interrogatorio di garanzia subito dopo l’arresto. Non ha risposte e questo dovrebbe essere oggetto di inchiesta. Perché succede questo? Perché un galantuomo non riesce e poter spiegare le sue ragioni. Perché tutto ciò? Ribalto la domanda: un uomo innocente, e stimatissimo da chiunque lo abbia conosciuto, è in galera tra l’indifferenza di chi lo accusa. Qualcuno può dare una risposta a tutto questo scempio giudiziario?