Oppido. I verbali della minorenne stuprata dai rampolli del paese: “Mio fratello mi ha preso a calci, mia zia a frustate”
di Carlo Macrì
Fonte: Corriere della Sera
Isolata da tutti. Minacciata, aggredita e frustata perché ha denunciato i suoi stupratori, giovani bulli di paese vicini a famiglie di ‘ndrangheta. «Una scelta vergognosa per i suoi familiari», è scritto nei verbali. Da quel momento la ragazzina ha vissuto l’inferno in terra. La trama di questa storia contiene tracce del Medioevo più oscuro e sanguinoso. La vittima è una minorenne, che continua a vivere a Oppido Mamertina, nel cuore dell’Aspromonte, nonostante la sua famiglia (eccetto la madre) i parenti e gli amici, le abbiano fatto terra bruciata attorno.
Nelle deposizioni rese al pubblico ministero di Palmi che indaga sulle violenze di gruppo subite da due minorenni nel 2023 e nel 2024 (l’altro caso è avvenuto a Seminara), la ragazzina racconta i drammi vissuti. Accusa il fratello e una zia, sorella del padre, che addirittura l’ha frustata perché non ha voluto ritirare le denunce.
Verbale dell’8 gennaio 2025. «Mentre percorrevo la strada per recarmi presso un’anziana signora, al 2° piano della palazzina dove abita anche mia zia, venivo chiamata da quest’ultima che, attraverso il gesto delle braccia, mi faceva entrare nella sua abitazione, dove si trovava anche il figlio. Una volta dentro» racconta la giovane «ho notato che mia zia aveva tra le mani una corda e senza un motivo specifico ha iniziato a colpirmi alle gambe e alla schiena. Ho cercato di divincolarmi, ma non mi è stato possibile poiché suo figlio me lo impediva trattenendomi per le braccia. Non sono riuscita a gridare perché mi hanno tappato la bocca. Mentre mi frustava mi apostrofava: “Devi morire, p…”. Nei giorni scorsi la zia è stata arrestata e messa ai domiciliari con le accuse di violenza aggravata e lesioni. La fustigazione non è la sola aggressione subita.
Le botte del fratello
Nel suo racconto al magistrato la ragazzina cita un altro episodio. È il 7 maggio del 2024. «Mentre transitavo da sola a piedi nella via Provinciale, frazione di Castellace, precisamente vicino all’abitazione di mia zia, la stessa mi lanciava una pietra che mi colpiva al fianco destro. Senza nessun motivo. Ho fatto rientro a casa, non ho raccontato nulla a mia madre per non farla preoccupare. Ho chiamato un mio amico poliziotto del Commissariato di Palmi che mi ha accompagnato in ospedale dove mi hanno diagnosticato un “trauma nella regione coxo-femorale, con pro- gnosi di 3 giorni”».
L’agente di Polizia giudiziaria Francesco Prestopino sarà l’unica persona a cui la vittima confiderà i fatti. «Ciao Francy» gli scrive su Whatsapp «non ho un minuto di pace. Vorrei che tu mi dessi una mano, vorrei prendere le distanze da questa mia zia perchè non ce la faccio più». Ad ogni aggressione che subisce sarà proprio il poliziotto a ricevere le confessioni della giovane e a spingerla a denunciare la zia, il fratello e la cognata, anche loro finiti ai domiciliari per violenza aggravata e lesioni. Il provvedimento di arresto per il fratello e la moglie parte proprio da un episodio che la vittima descrive nella denuncia-querela del 20 marzo del 2024.
«Dopo essere stata violentata mi sono recata alla Tonnara di Palmi, presso l’abitazione di mio fratello al quale ho raccontato della violenza subìta. Lui, oltre a non credermi, dopo avermi umiliata mi ha percossa con calci e pugni e mi ha minacciata con un coltello, con la moglie presente». Quando il pubblico ministero chiede il perché di tutta questa furia nei suoi confronti lei non ha dubbi: «Il loro scopo era quello d’invitarmi a ritrattare le dichiarazioni dopo gli stupri subìti. Volevano farmi ritirare le denunce per consentire ai responsabili delle violenze sessuali di tornare in libertà (sei di loro sono stati già condannati a pene dai 5 ai 13 anni, ndr), evidentemente per il timore che le loro famiglie possano porre in essere ritorsioni nella mia famiglia».
La zia le fa una proposta choc: «Mi ha suggerito di fare una visita ginecologica per verificare se fossi ancora vergine o meno. Le sue intenzioni erano sempre le stesse: trovare elementi a favore degli autori delle violenze sessuali per consentire loro di tornare in libertà».
La castità
In questa storia di sottocultura c’è anche spazio per il principio di castità regola cui avrebbe dovuto adeguarsi la ragazzina, sino a nozze avvenute. Nel verbale del 26 luglio 2024, descrive l’ennesimo attacco. «Mia zia mi ha aggredito, spintonandomi prima e poi scagliandomi addosso due taniche piene d’acqua che mi hanno colpito. Questo perchè mi ha sorpreso a parlare per strada con un operaio del Comune che conoscevo di vista. Non voleva che io mi avvicinassi a uomini e per questo ha cercato di allontanarmi da lui scagliandomi contro i bidoni pieni d’acqua».
Il degrado socio-ambientale in questa vicenda ha travolto anche sua madre. E ancora una volta parlano le carte che hanno portato agli arresti: «Quando mio fratello non gradiva il tipo di abbigliamento indossato da mia madre la obbligava a vestirsi con abiti che lui riteneva più sobri». E ancora: «Un giorno mio fratello minacciò di morte me e mia madre nel caso in cui mi avesse fatto uscire da sola con una mia amica».