di Saverio Di Giorno
Ma Occhiuto vive in Calabria o no? Perché mentre lui racconta una Calabria sui social il territorio vive un’altra realtà. In questi mesi Santo Gioffrè ha girato in lungo e in largo la Calabria raccontando il suo libro e la sua esperienza da commissario straordinario all’ASP di Reggio Calabria. È capitato di seguirlo o organizzarne alcune di queste “scorribande corsare” da piccoli paesi a teatri. E quello che segue è quello che si raccoglie di questi incontri e cioè una tensione sociale e un nervosismo lontano dal dipinto patinato. Una delle ultime è stata a Praia a Mare (alla libreria Ubik) luogo simbolo del mattatoio sociale.
Si raccolgono tante storie come quelle dei pazienti di dialisi abbandonati proprio nell’ospedale che dovrebbe essere riaperto secondo i tribunali o “gestito interamente da cubani” (sic!), secondo quello che ha detto il presidente ad un comizio questa estate.
Alla fine dell’incontro una delle ascoltatrici chiude le sue riflessioni dicendo: “Per anni ci abbiamo provato a tenere alta l’attenzione, ma tra un po’ noi saremo vecchi e i nostri figli fuori. Bisogna lottare, ma chi lo farà?”
È vero: la comunità di Praia è una comunità resistente. Praia è uno di quei territori nei quali è avvenuta la chiusura per mano di Scopelliti dei 18 ospedali pubblici. E qui forse anche più che altrove è stato a tutti chiaro e palese che la legge del potere è stata più forte della legge dei tribunali. Ben tre i provvedimenti che imponevano di riaprire e sono stati di fatto disattesi. E tale strafottenza tantissime volte si è mostrata palese ed evidente agli abitanti che hanno visto sfilare candidati di ogni schieramento (ogni) che promettevano riaperture salvo poi presenziare alle inaugurazioni delle cliniche private belvederesi o accettarne finanziamenti. La comunità che ha accolto Gioffrè è una che conosce bene nomi e cognomi. Ricorda promesse e tradimenti. Ci tiene a ribadire: “Ci abbiamo provato a ribellarci, a fare ricorso a manifestare, più volte! E ci abbiamo rimesso personalmente”.
Parole che sono scogli su cui si infrangono promesse – a cui ormai non ha mai creduto neanche lui – lontane dai fatti. È un fatto che i medici cubani fuggono dagli ospedali. Sono fatti i numeri di Gioffrè: i dati, dice, parlano chiaro e indicano che l’autonomia differenziata non farà che peggiorare le cose. Di più: senza una vera ricostruzione dei bilanci nessuna uscita dal piano di rientro sarà reale, sarà solo un raggiro contabile. Sono fatti quelli che racconta Filomena Serio, insegnante attivista del territorio che si fa portavoce dei pazienti in dialisi.
“Nell’autunno di due anni fa, due dei tre medici in servizio, il Dott. Salvatore Fabiani e la Dott.ssa Rita Maiolino, vanno legittimamente in quiescenza. Rimane un unico medico, la Dott.ssa Lucia Ferrari, che prende totalmente da sola in carico tutti i pazienti in dialisi e tutti i pazienti in cura nell’ambulatorio. A sostituirla in caso di malattia o ferie si alternano vari medici “gettonisti” che tuttavia non possono garantire continuità nell’assistenza. Ad aprile 2025 viene eliminato, a causa della mancanza di medici, l’unico turno pomeridiano, con grande disagio per chi aveva necessità di fare dialisi di pomeriggio; I pazienti vengono mandati a Cetraro, volenti o nolenti, per un periodo di circa un mese, ma il periodo si è dilatato e ancora ad oggi non sono rientrati!”
Nota però che: “è stato però possibile attivare il turno pomeridiano per i turisti, regolarmente assistiti dal personale medico!” Fino agli ultimi mesi: “Dai primi giorni di ottobre, l’unico medico in servizio continuativo, la Dott.ssa Ferrari, andrà legittimamente in quiescenza. A tutt’oggi non abbiamo visto alcun medico affiancarla almeno nell’ultimo periodo, per ricevere informazioni su noi pazienti, che non siamo di passaggio qualche giorno in ospedale, e pur essendo tutti nella condizione di dializzati, abbiamo situazioni e problematiche personali diverse.”
La prof.ssa Serio ci tiene a dire che tale quadro è stato descritto e dettagliato con lettere formali alle autorità e allo stesso Occhiuto. La risposta è che per il momento non c’è personale. Tant’è. E tanto per sottolineare che le persone non dimenticano ci tiene a sottolineare che questo è il risultato di anni di continua disattenzione e Occhiuto è solo l’ultimo che ha continuato il sistema di smantellamento.
E di fronte questa comunità attenta (altro che dormiente), consapevole che Occhiuto dal palco di Scalea diceva dell’uscita dal piano di rientro. E poi rilanciare un ospedale interamente gestito da cubani. Lo ha detto davvero. Che coraggio.









