Ospedale, il neomanager e le verità nascoste del Pd

L'ex vicepresidente della Regione, Viscomi

Il nuovo commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza è Achille Gentile, direttore amministrativo della stessa Azienda.

Una nomina che è completamente sfuggita dal controllo del presidente della Regione Mario Oliverio, che è stata ratificata dal suo vice Viscomi e ha rappresentato l’ennesimo capitolo della guerra interna al Pd per i posti di potere.

Ma chi è Achille Gentile?

Il suo nome è balzato agli onori della cronaca nel 2013 quando si dimise dalla carica di direttore amministrativo.

Achille Gentile era (ed è) un uomo di esperienza che conosce bene la macchina ospedaliera e dopo il lavoro complesso, difficile fatto in oltre 15 mesi di lavoro perché aveva deciso di lasciare? Le sue dimissioni erano state successive allo scontro tra Gianfranco Scarpelli, gentiliano e Flavio Cedolia, scopellitiano, (rispettivamente direttore generale e direttore amministrativo dell’Asp bruzia), concluso con l’allontanamento di quest’ultimo dal suo ruolo.

In suo soccorso erano immediatamente intervenuti Carlo Guccione e Franco Laratta. Ecco cosa scrivevano in una nota congiunta.

«Le dimissioni di Achille Gentile da direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera di Cosenza e prima ancora di Fabio Cedolia – scrivevano Guccione e Laratta -, rivelano una spietata guerra di potere nella sanità calabrese. Perché Achille Gentile se n’è andato? Perché le dimissioni costrette di Fabio Cedolia? Sono interrogativi che richiedono una risposta netta e chiara. Il caos nella sanità calabrese è sempre più evidente. Ma da parte dei suoi vertici non arrivano decisioni coraggiose. Arrivano invece giochi di potere finalizzati al controllo delle strutture sanitarie».

Fin qui le note ufficiali del tempo. Certo, era proprio strano che due dei principali responsabili amministrativi fossero caduti contemporaneamente.

LA VERITA’ CHE NESSUNO DICE

Qualcuno sussurra una parolina magica: “Art.92, comma 5 del D.Lgs 163/2006”. Un rompicapo per chi non è molto abituato a farsi largo tra commi e codicilli. Di che cosa si tratta allora? In quell’oscuro comma vi è nascosto un meccanismo di incentivazione del personale sotto di forma di un bonus su ogni appalto andato a buon fine. Tale beneficio non può essere superiore al 2% della somma a cui l’opera, il servizio, o il lavoro è stato aggiudicato. Una somma non certo irrilevante che in genere viene ripartita tra le poche figure che costituiscono la crème dell’ente sanitario (ospedale o azienda).

Vi è però un piccolo particolare, che dall’importo erogato devono essere dedotti gli oneri previdenziali e assistenziali. Ma questo meccanismo è apparso troppo perverso e penalizzante per i nostri eroi, che si sono sempre incassati tutti gli eurini, fino all’ultimo centesimo, ponendo a carico dell’ente anche questi benedetti oneri. A ben vedere hanno anche ragione. Se è un incentivo deve essere tax free, altrimenti che incentivo è? Un po’ come vincere al Superenalotto. La vincita è esente da qualsiasi imposizione diretta. In effetti tra le due casistiche vi sono molte analogie, perché quell’incentivo assomiglia molto a una vincita in una betting house.

Quando qualcuno si è accorto che la Corte dei Conti avrebbe potuto avere qualche cosa da ridire su un simile comportamento ha cominciato a paventare il rischio che chi di dovere, dovesse restituire quanto indebitamente percepito. Ed erano soprattutto i dirigenti Luigi Arone e Teodoro Gabriele (vicino all’attuale consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea) a stare sulle spine.

A conti fatti, le dimissioni salvarono capre e cavoli. Un piccolo sacrificio oggi, in cambio di un futuro pieno di speranze. Nel frattempo fu allontanato il pericolo della Corte dei Conti. Il danno erariale a carico dell’Azienda Ospedaliera ammontava a migliaia e migliaia di euro, ma tra una responsabilità e un’altra sono passati gli anni e si è trovato un compromesso.

Bene, anzi male. Oggi Achille Gentile, evidentemente uomo di Carlo Guccione, sale addirittura al ruolo di commissario e si trova nuovamente in una “guerra”. Questa volta tutta interna al Pd.