Padre Fedele story. “Io e i miei ragazzi: l’esercito dell’amore e della fratellanza. La mensa dei poveri e il pranzo di Natale al Castello”

Il ricordo di Padre Fedele Bisceglia è sempre presente e i suoi scritti in questi giorni successivi alla sua scomparsa piano piano stanno uscendo fuori. Ecco quanto scriveva tra il 2008 e il 2009 quando era ancora in corso il tragicomico processo del porto delle nebbie (scusate la parola). 

di Padre Fedele Bisceglia

E’ vero che don Abbondio si nasce e purtroppo si muore. Se uno il coraggio non ce l’ha… con tutto quel che segue…
Io incarno Frà Cristofaro, mio confratello cappuccino, nello spirito e nella religione e purtroppo faccio la sua fine: allontanato perché scomodo ai poteri forti. Ma non mi piego, anzi…

Nel 1983 fondo con gli ultrà il Cenacolo Francescano a corso Mazzini, frequentato dai poveri e da tanti africani. I miei collaboratori sono i ragazzi della Curva Sud Piero Romeo, Sergio Crocco, Vincenzo Speziale ed Ernesto Garritano.
Successivamente, sempre con questi impareggiabili giovani, ci spostiamo al convento della Riforma, al Santissimo Crocifisso. Qui i volontari superano il numero, sia pure crescente, dei poveri. Ragazze e ragazzi lavano piatti, spazzano, puliscono e così via.
Spesso questi giovani marinavano la scuola per venire alla Mensa dei poveri. E’ proprio qui che nasce il Banco Alimentare. Infatti, riceviamo tanto cibo, specialmente durante le feste, ed ogni settimana molte famiglie intere vengono a prendersi la spesa.
Era commovente incontrare questa processione variopinta: bianchi, neri, zingari, bisognosi, scendere dal convento del Santissimo Crocifisso e tornare a piazza Riforma con la busta piena di viveri.

Finiti gli anni Ottanta, ricordo che c’era l’esigenza di arrivare ad una “svolta”, di fare in modo che questa grande solidarietà si canalizzasse in un progetto più importante…

Sì, è vero, è proprio così e infatti negli anni Novanta costruiamo due prefabbricati. Gli ultrà, sempre loro, sono il mio braccio forte. Sergio Crocco è il custode notturno, Piero Romeo il cuoco, Vincenzo Speziale l’aiutante e dietro di loro ci sono una miriade di giovani. E’ un esercito dell’amore e della fratellanza.

A Natale, dico il giorno di Natale, mentre io seguivo le gesta meravigliose di questi miei figli ultrà, mi rendo conto che i locali non erano sufficienti per contenere tutti e così, con il compianto Giacomo Mancini, decidiamo di “invadere” il Castello Svevo.
Oltre 400 persone, fratelli neri, poveri di ogni razza e religione, senza distinzione alcuna, hanno mangiato insieme a noi il giorno di Natale. Un particolare commovente: erano presenti anche i genitori degli ultrà. Ecco perché la calunnia mi brucia!
E’ vero, sono sulla croce per la colossale calunnia di una suora.
Sono sulla croce e quindi sono allenato a questo genere di peccato. Perdono, come sacerdote, ma predico la conversione.

Ecco perché non mi fermo qui, anzi… All’inizio degli anni Duemila nasce l’impero, l’attuale Oasi Francescana, costruita con le offerte dei cosentini e dei calabresi e i miei collaboratori sono sempre loro: gli ultrà! Sia il prefabbricato che l’Oasi Francescana durante la Fiera di San Giuseppe diventano le “bomboniere nere”. Tutti, dico tutti, donne e uomini provenienti dal continente africano, a Cosenza per lavorare, vengono accolti nei nostri locali: uno spettacolo eccezionale!