Pagelle ai “Migliori”: 17 mesi di flop su Giustizia, green e pace

(DI ALEX CORLAZZOLI, SALVATORE CANNAVÒ, PATRIZIA DE RUBERTIS, ALESSANDRO MANTOVANI, ANTONELLA MASCALI E GIACOMO SALVINI – Il Fatto Quotidiano) – L’altro ieri il governo di Mario Draghi ha compiuto 17 mesi. S’insediò il 13 febbraio 2021. Il bilancio in sette voci.

Salute
Vaccini e debolezze e ora nuova ondata Covid
Sul Covid, Draghi ha scelto il “rischio ragionato” fin dall’aprile 2021, una sorta di “vaccinatevi e non disturbate”. Nonostante Omicron, lo scorso marzo ha rinunciato allo stato d’emergenza e a giugno alle mascherine, checché ne pensassero gli scienziati e il ministro Roberto Speranza. Del resto, altri Paesi fanno lo stesso. Da noi, però, la debolezza del ministero della Salute e il caos delle Regioni hanno consigliato di mettere, al posto del generale Figliuolo, un altro generale con poteri speciali: non è bastato a rivaccinare gli over 80; vedremo con gli over 60. Ma intanto l’ondata estiva fa ancora morti e mette in crisi gli ospedali, come a gennaio. Anziché recuperare le cure non Covid, se ne rinviano altre. Chi può si rivolge al privato, nei pronto soccorso in crisi al massimo arriva qualche medico precario. E alle cliniche il decreto Semplificazioni regala pure un bel taglio dell’Iva. La riforma del servizio sanitario non si farà nemmeno con i 20 miliardi del Pnrr e dei piani collegati. Ci si concentra sull’assistenza territoriale, sperando che le Case della Salute di Speranza funzionino. Certo non basteranno.

Giustizia
Processi uccisi e separazione carriere
Il 23 settembre 2021, il Senato ha approvato la riforma penale che introduce l’improcedibilità. Attualmente è in vigore la norma transitoria, dal gennaio 2025 i processi, tranne quelli per cui è previsto l’ergastolo, andranno in fumo dopo due anni in Appello (più eventuale proroga, in alcuni casi, di un anno) e dopo uno in Cassazione (possibile proroga di 6 mesi). I processi per mafia, corruzione, traffico di droga e violenza sessuale possono avere più proroghe. La legge Bonafede, che bloccava la prescrizione, rimane solo per il primo grado. Il Cdm, in seguito, il 5 novembre 2021, ha approvato il decreto legislativo sulla presunzione di innocenza: imbavaglia magistrati e giornalisti. In commissione Giustizia del Senato pende la riforma, imposta dalla Corte costituzionale, approvata già dalla Camera, di trasformare da assoluto in relativo l’ostativo ai benefici per detenuti mafiosi e terroristi che non hanno collaborato con lo Stato. Il 16 giugno scorso il Senato ha approvato definitivamente la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario contro la quale i magistrati hanno scioperato. Tra le norme più contestate: la separazione di fatto delle carriere, il fascicolo del magistrato; elezione dei togati del Csm che non intacca minimamente la correntocrazia. Approvato anche il blocco delle porte girevoli magistratura-politica.

Parlamento
Il record di fiducie e decreti
Il metodo del governo Draghi è quello dell’accentramento del potere nelle mani dell’esecutivo a fronte di una costante umiliazione del Parlamento. È una tendenza che viene da lontano ma con l’ex Bce sono stati superati tutti i record negativi. I numeri sono impietosi: il governo ha messo 54 fiducie nei 17 mesi dall’insediamento. Secondo OpenPolis è il record nella Seconda Repubblica: la media è di 3,2 fiducie al mese (cioè 4). Non solo, il governo Draghi ha anche il record per il numero di decreti approvati: 4 al mese contro i 3 del Conte-2 e di Letta. Inoltre il governo fa molto uso della pratica di inserire più decreti in uno per evitare la decadenza prima dei 60 giorni necessari: in tutto sono stati 15 i decreti che sono stati recuperati in altri atti. Tutto, comprimendo il lavoro delle Camere: ogni provvedimento viene approvato da un solo ramo del Parlamento e arriva blindato nell’altro senza nessuna possibilità di modifica.

Esteri
Guerra: agli ordini di Nato e Stati Uniti
Il momento di maggior visibilità è stato il viaggio a Kiev insieme a Emmanuel Mcron e Olaf Scholz. Embrione di una politica europea guidata dai tre maggiori Paesi, se davvero questi lo volessero e ci credessero. In realtà l’ancoraggio atlantico e la subordinazione agli Stati Uniti è la cifra di questi mesi del governo dei Migliori e non poteva essere altrimenti visto il curriculum dell’ex banchiere. Anche il viaggio a Washington, dove Draghi ha sussurrato a un Biden oscillante l’idea di una iniziativa politica con Mosca, non ha prodotto risultati e meno ancora ne ha prodotti il fantomatico piano di pace gestito dalla Farnesina e rigettato un po’ da tutti. Nel frattempo l’Italia ha approvato spellandosi le mani la nuova dottrina Nato, sacrificato i curdi a Erdogan che una volta era definito “dittatore”, e si batte per l’ingresso dell’Ucraina nella Ue, sapendo bene che questa scelta complica il quadro, e si bea se il G7 indica nella risoluzione finale l’obiettivo del tetto al prezzo di gas e petrolio. Che però ancora non c’è. Obiettivi modesti e inesistenti al momento, tranne quello che sta a cuore a Usa e Nato: essere in prima fila nell’invio di armi. Con buona pace dell’articolo 11.

Scuola
Bianchi, il più pasticcione di sempre
Migliaia di mascherine chirurgiche distribuite e mai indossate dagli alunni; il distanziamento lasciato nelle mani dei presidi; una prima e una seconda edizione del piano estate che ha lasciato senza soldi centinaia di scuole; il caos lo scorso anno, ad agosto, delle graduatorie provinciali; le promesse (mai mantenute) di “Mai più dad”; mille presidi contro la riapertura delle scuole a gennaio; una maturità contestata dagli studenti e persino dal Consiglio superiore della pubblica istruzione; il pasticcio del contingente Covid costretto a proroghe all’ultimo minuto; i fondi Pnrr per la dispersione che hanno creato una guerra tra scuole e un concorso per i docenti pieno di strafalcioni. Ecco il bilancio del ministero dell’Istruzione governato dal professore ferrarese Patrizio Bianchi. Arrivato a Roma in quota Pd, resterà famoso per il suo mantra sulla “scuola affettuosa”.

Economia
Poveri in aumento, ora la crisi energetica
La crisi energetica accompagna il governo dal suo insediamento. Ma per arginare il caro prezzi e carburanti, da marzo 2021 il premier Draghi continua a estendere aiutini su bollette (soprattutto per le famiglie con redditi bassi), carburanti e aiuti alle imprese. Si tratta di oltre 30 miliardi spalmati su una decina di decreti che non sono serviti ad arginare l’aumento dell’inflazione all’8%, la pressione del carovita e l’aumento della povertà lavorativa che, insieme ai salari fermi da anni, hanno fatto scivolare quasi 2 milioni di famiglie nell’indigenza. Senza scostamenti di bilancio, le norme da circa 3-4 miliardi a decreto sono perlopiù coperte da extra-profitti, i cui introiti sono stime del governo più alti di quanto sostengono le imprese, come Eni ed Enel. Sul fronte della crisi energetica, non è passata la linea italiana sul tetto europeo al prezzo del gas. Una sconfitta, considerati tempi e modalità. Con una precarietà occupazionale dai dati allarmanti e buoni risultati del Reddito di Cittadinanza (in tre anni ha aiutato 5 milioni di italiani), il governo ha comunque deciso di modificare in senso restrittivo la misura anti-povertà. Nuovo taglio del cuneo fiscale, introduzione del salario minimo, riforma del fisco e delle pensioni rimandata alla legge di Bilancio.

Green
Transizione ecologica: nulla di ambientalista
Nonostante la nascita di un ministero per la “Transizione ecologica”, il governo ha fatto ben poco per l’ambiente. Il Pnrr disegna una transizione che in sostanza è una ristrutturazione del sistema industriale a misura di (grande) impresa, peraltro lautamente sussidiata dallo Stato (vedi la Valutazione d’impatto ambientale da concedere subito progetti più grandi). Per gran parte è disegnata sul gas, cioè sui progetti di Eni (e Snam) e infarcita di sblocca-cantieri. Dopo lo scoppio della guerra, il ministro Roberto Cingolani ha affidato all’Eni la diversificazione degli approvvigionamenti di gas per fare a meno della Russia, bollando come “impossibile” la proposta di Confindustria di installare 60 Gw/h in tre anni (i commissari sblocca-tutto sono riservati solo ai rigassificatori) e ha spinto su nuove trivelle; ha perfino schierato l’Italia contro lo stop alle auto termiche nel 2035. L’unica cosa “green” è la tassa sugli extra-profitti delle aziende energetiche, peccato che sia saltata quella sul gas (Eni non voleva?).