Paola 2025. Chi è senza peccato scagli la prima pietra (di Saverio Di Giorno)

Dopo aver scandagliato nel passato dei vari candidati a Cetraro e Scalea, tocca a Paola dove se non altro non abbiamo super indagati, capibastone e immediati fiancheggiatori di criminalità. Ma il familismo politico, i portatori di voti e i trasversalismi di convenienza non mancano. Mentre i parenti dei boss e guappi di quartiere fanno gli spavaldi.

di Saverio Di Giorno

Chi è senza peccato scagli la prima pietra. A Paola i vergini sono pochi, ovviamente politici. Dall’ansia di scendere in piazza quasi tutti hanno dovuto fare accordi con chi fino all’altro giorno se n’è detto peste e corna. La campagna elettorale sta andando avanti su due piani: quello in piazza e quello digitale. Se in piazza si fanno comizi sui social girano profili falsi, audio, montature nelle quali è difficile distinguere il vero dal falso. Su tutti, in una terra così disperata, aleggia la promessa del posto di lavoro, della sistemazione facile. E appunto la questione è trasversale.

Anche perché dalle pastoie, dai familismi politici, dagli accrocchi sono in pochi a potersi dire estranei. Si pensi a Politano. Folgorato pure lui sulla via di Gallo e quindi, automaticamente sfiduciato, aveva voglia di finire il lavoro cominciato. Certo oltre al passaggio in Forza Italia pesa anche quel famoso documento Cipess che ha tolto il finanziamento al porto nonostante i soldi spesi in consulenze varie. Ecco, lui, è riuscito a far pace – almeno fino alla campagna elettorale – con José Grupillo che soltanto due mesi fa lo aveva sfiduciato firmando le dimissioni. Se nel mondo ci fossero più campagne elettorali le guerre non avrebbero ragion d’essere.

È inutile invece ricordare i passati di Graziano Di Natale, in politica e nei tribunali da sempre, le cui troppe amicizie gli sono anche costate il suo nome (non come indagato) nel fascicolo fiume Re Nudo. Sostenuto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle. In lista anche una serie di attivisti e militanti di gruppi territoriali con i quali – anche questa volta – fino a qualche mese fa non erano certo rose e fiori.

Un’armata, quella di Di Natale, forse ritenuta necessaria per sconfiggere l’altra armata (e subito parte in testa il tormentone del film di Monicelli l’armata Brancaleone) quella di Perrotta, attualmente favorito. Che per essere favorito ha imbarcato un po’ di tutto, non solo nomi forti e portatori di voti, ma gruppi civici, tra i quali quelli di Emira Ciodaro (leghista) e Pino Falbo. Lega e socialisti insieme, come ai tempi di Bossi.

Signorelli, Rete beni comuni, doveva essere l’enfant prodige e la speranza, soprattutto dopo le sue battaglie sul porto, ma pare non abbia saputo resistere alle sirene della solita politica. Gli entusiasmi in città si sono raffreddati un po’ dopo contatti con alcuni dissidenti di destra proprio del gruppo del sindaco uscente Politano. A Paola sono più fluidi che ad un gay pride.

L’ultimo a scendere in campo è stato Tonino Cassano, che pare poter superare Signorelli. A metà tra l’alternativa, ma anche l’esperienza. Tre anni da assessore alle finanze proprio del suo attuale avversario, Perrotta dal 2017 al 2020.

La situazione è talmente effervescente che per ora neanche nei rispettivi partiti si sbilanciano troppo per non rimanere incastrati nelle sabbie mobili di tutti questi delicati equilibri ed incastri. Troppo delicati visto che tra porto da rifinanziare e 70 milioni di residui passivi da affrontare le questioni richiedono molta forza e non solo accordi elettorali. E c’è poi da affrontare la questione delle teste calde, alcune raggiunte in queste settimane da provvedimenti legati a famiglie di pregiudicati locali che fanno gli spavaldi per le vie della cittadina.