Di seguito, pubblichiamo il contenuto di una lettera aperta di una cittadina paolana, indirizzata al sindaco, e resa nota dal movimento politico della Rete dei Beni Comuni di Paola.
Carissimo sindaco, che dire, il suo post è stata una vera sorpresa, mi ha quasi commosso. Scorrendo le sue parole mi si è aperta davanti agli occhi un’immagine aurea, come di un Salvatore accerchiato dai bisognosi, dai fragili, dagli ammalati, dagli invalidi, in sintesi dai sempre e per sempre dimenticati, tutti a chiederle aiuto per potersi almeno… lavare.
La cosa mi ha toccato il cuore, mentre il mio cervello si poneva, invece, una domanda, ma dove l’hanno chiamata? Perché io ho provato a fare il numero del centralino comunale e l’elenco degli interni possibili da contattare si ferma al numero 9, ufficio del vicesindaco. Fine. Contattare l’ufficio del sindaco sembra che sia una possibilità non contemplata, quantomeno in questa cittadina (#ilpostopiùbellodelmondo).
Mi sono detta, vabbè, sicuramente il nostro sindaco avrà lasciato il suo recapito personale alla povera gente bisognosa, lui che è così presente ad ogni evento, ogni incontro, ogni manifestazione, lui che è sempre tra i cittadini. Sì, sarà andata senz’altro così. Salvata l’immagine bucolica, la mia mente sempre in contrasto con il cuore commosso, si è posta un’altra domanda, ovvero come mai così all’improvviso, il 26 luglio, il sindaco prende atto che esiste un’emergenza, che peraltro ha già perso il suo carattere emergenziale, dato che lo stato di carenza idrica indiscriminata si protrae da oltre un mese, per cui si può considerare uno stato conclamato di disagio e privazione e non più un’emergenza (se si vuole dare alle parole il loro esatto significato naturalmente)?
Come mai, dunque, dopo oltre un mese in cui l’acqua è stata tolta senza alcun piano di razionalizzazione, di erogazione a fasce orarie, senza alcuna informazione, senza mai alcun preavviso, il 26 luglio ci si accorge che “abbiamo un problema”, si allerta la prefettura, si organizza una task force…..?
Non sarà perché il giorno prima è stata depositata un’interrogazione che chiedeva contezza di quali fossero esattamente i sabotaggi subiti, se fossero state fatte analisi sul possibile inquinamento delle acque in seguito alla manomissione, se e dove fosse stata presentata una denuncia che, non c’è neanche bisogno di dirlo, sarebbe stato d’obbligo presentare in caso di sabotaggio ad un bene pubblico?
Non sarà stato che ci si è resi conto che, effettivamente, questo lungo racconto da parte di alcuni soggetti politici legati all’amministrazione in carica, di sabotaggi commissionati, andava giustificato con le carte in caso di esposto depositato in procura?
Ad ogni modo, carissimo sindaco, il mio cuore insiste nello zittire il cervello, perché si sa che il cuore vuole sempre credere al bello del “vivranno tutti felici e contenti”, e quindi, nell’augurare a tutta la task force istituita di essere in grado di risolvere il problema, cosa di cui non dubito affatto, essendo voi la “nuova era” che ha tutte le soluzioni in tasca e non deve chiedere consiglio a nessuno, dato che fino ad oggi avete sempre rifiutato qualsiasi tentativo di confronto con la minoranza, salvo ora accusarli di non fornire soluzioni e di non fare squadra.
Mi auguro, però, che la prefettura, oltre ad indagare sui consiglieri di minoranza che si aggirano furtivi nella notte con passamontagna e tenaglie per manomettere gli impianti, come romanticamente raccontatoci dal principale azionista della sua maggioranza in un pubblico post, voglia indagare anche sulla discrepanza che c’è tra le cifre che risultano in merito alla gestione dell’acqua, ovvero: il Comune ottiene circa 1 milione di mc di acqua dalle sorgenti e spende circa 1.080.000,00 per acquistare circa 3.6 milioni di mc di acqua dalla Sorrical, mentre nei contatori e nelle bollette ne vengono letti circa 1.3 milioni.
La differenza è di circa 3,3 milioni di acqua pagata a Sorical dal Comune (con le tasse dei cittadini) che allo stato nessuno si è preoccupato di sapere dove vada a finire. E, già che ci siamo, per ottimizzare la fatica che farà la Task Force, che cerchino anche di capire perché paghiamo la tariffa massima della Tari per una raccolta porta a porta che si spaccia per raccolta differenziata, mentre poi va tutto a finire indifferenziatamente in discarica, incluso il materiale Rea, altamente tossico, che inquina terra e acqua e toglie la vita alle persone che abitano il territorio, che sempre più numerose vengono colpite da malattie oncologiche, senza fare sconti a nessuno. Lei mi dirà che questo non è un problema solo della sua Amministrazione ed io, che sono intellettualmente onesta, gliene dò pienamente atto, sindaco, ma allo stesso tempo non dimentico che Lei fu a capo della rivolta dell’acqua anni fa, in difesa dei diritti dei cittadini e non posso fare a meno di notare che per Lei quel momento di alta civiltà sembra essere diventato soltanto uno sbiadito ricordo.
Considerare Acqua e Spazzatura come un business piuttosto che come un bene primario che assicura una dignitosa qualità di vita alle persone, rappresenta esattamente quella linea di confine che trasforma la Politica in un Potere fine a sé stesso. È come se un artista invece di utilizzare pennelli e colori per riempire la tela di vita, li mercanteggiasse in cambio di denaro, lasciando la tela vuota con il solo colore del deserto, lo stesso colore di deserto che sta avvolgendo la città di Paola, sempre di più. Le auguro con tutto il cuore di non dover mai passare quella linea di confine.