Non vorrei rovinare questi ultimi giorni di vacanza a nessuno. Ma le notizie sono notizie, non danno preavviso. Arrivano e basta. E quella che sto per darvi non è certo una bella notizia. Né per gli onesti, né per la già tanta disastrata Giustizia cosentina.
Purtroppo è chiaro, anche se c’è chi fa finta di non vedere, che esiste un disegno politico/mafioso che vuole che la provincia di Cosenza resti un porto franco per intrallazzini politici di ogni sorta. E per far sì che resti tale, ad amministrare la Giustizia, dalle nostri parti, ci sarà sempre un giudice addomesticato. Come il cane Lassie.
Gente che si vende al potere politico/massonico/mafioso. Cosenza e provincia devono restare un territorio libero e chiunque intrallazzi a certi livelli deve essere protetto. A Cosenza e provincia puoi fare, se sei dalla cupola politica/mafiosa, quello che ti pare, anche uccidere senza essere mai punito.
Vedi il caso del povero magistrato Federico Bisceglia, incidentato vicino Frascineto con la complicità della procura di Castrovillari. Pensate che non è mai stata mostrata in pubblico la macchina con la quale il magistrato avrebbe fatto l’incidente. Neanche una foto. E’ sparita, e nessuna comparazione con la scena dell’incidente è stata possibile. Perché il magistrato Bisceglia è stato ucciso, e chi ha organizzato il finto incidente non ha fatto un buon lavoro. E quindi, per giustificare la dinamica dell’incidente e non avere un termine di paragone, hanno fatto sparire l’auto, una Lancia K. Giusto per dirne una.
Il dato di fatto che a Cosenza c’è la mafia più pericolosa della Calabria, perché raffinata e acculturata, come dice Gratteri, deve restare solo parole. Di chiacchiere sulla mafia a Cosenza puoi farne quante ne vuoi, l’importante è che non si vada mai oltre.
Ed è quello che succede da sempre a Cosenza: non hanno mai arrestato nessun corrotto. Mentre nel resto della Calabria, persino a Rende, e Castrolibero, arrestano senatori, assessori, indagano ex presidenti, sottosegretari, avvocati e colletti bianchi vari.
A Cosenza, invece, è tutto normale. A Cosenza la mafia c’è ma non si vede. Come la nebbia di Totò quando va insieme a Peppino a Milano. E per mantenere questa situazione di controllo delle procure, in tutta la provincia di Cosenza, si riannuncia l’arrivo di uno dei peggiori magistrati che la Calabria abbia mai avuto: Domenico Fiordalisi. Il non plus ultra dell’intrallazzo. Un magistrato ammaestrato più di una foca di circo.
La gioia dei nostri politici mafiosi che con lui ritrovano un fido compare. A Fiordalisi, se sei della paranza che conta, puoi chiedergli quello che ti pare. Gli puoi chiedere di indagarti questo o quel nemico che lui esegue. Ne ha combinate più lui che tutti i magistrati corrotti di Calabria, e sono tanti. Un taroccatore di inchieste che di più non si può. Un servo del potere marcio e corrotto.
E’ stato magistrato a Paola, Rossano, Crotone, Cosenza. E non ha mai fatto niente di buono per la gente. Sempre lì ad inciuciare e a costruire inchieste farlocche per compiacere il potere. Scrive di lui l’ispettore Francantonio Granero inviato per una ispezione dall’allora ministro alla Giustizia martelli alla procura di Paola.
«Ci si imbatte spesso nella constatazione che l’esercizio della potestà penale, magari soltanto minacciato, da parte dei magistrati, appare in qualche modo condizionato e orientato da motivazioni ed impulsi personali tesi ad altri scopi…Questo modo impulsivo di procedere presta il fianco a sospetti di strumentalizzazione che finiscono per inquinare, anche quando c’è, lo stesso fondamento delle azioni intraprese e per minare la fiducia nell’equilibrio e nella ponderatezza del procedente. Nel dottor Fiordalisi, come già nel dottor Belvedere (un altro sostituto, ndr), vi è un modo di intendere la funzione di magistrato della procura che tende a sovraesporre il magistrato stesso, facendogli impersonare un ruolo che non è il suo».
E mi fermo qui. Giusto per dire che è stato precoce nell’intrallazzo.
Dal 2008 è stato allontanato con ignominia dalla procura di Cosenza, che è quanto dire, tante ne aveva combinate. Ed esiliato in Sardegna. Ora pare che Fiordalisi abbia finito di scontare la sua pena, e sta trattando il suo ritorno alla procura di Paola. Dove ad attenderlo c’è la sua bella villa abusiva.
A sostenere la sua venuta il peggio della politica corrotta cosentina. Con il suo arrivo possiamo dire addio ad ogni briciola di speranza di normalità sulla costa tirrenica. Che dalla sua assenza qualche piccolo passo in avanti aveva fatto. La regressione, non appena rimetterà piede a Paola, purtroppo per gli onesti, sarà perentoria e repentina.
Ora che in Sardegna l’hanno ripulito, e ce lo restituiscono in versione ambientalista, non oso immaginare la faccia degli ambientalisti del Tirreno. Perché pare che Fiordalisi si sia impegnato, in esilio, nella repressione dei reati ambientali. E vista la situazione sulla costa tirrenica cosentina, qualcuno dei suoi sodali (deputati corrotti) ha pensato bene, fittiziamente, di proporlo come l’unico in grado di aprire un fronte contro i resti ambientali commessi anche dalla pubblica amministrazione, per esempio la depurazione. Vista l’esperienza in materia maturata in tanti anni di esilio.
E’ chiaro che questa “mossa” è una scusa per rimetterlo in un posto strategico a disposizione degli amici degli amici. Che tanto, in tutti questi anni di esilio, hanno sentito la sua mancanza.
GdD