Ora che il vescovo emerito Salvatore Nunnari è stato sputtanato su scala internazionale per aver costretto una donna ad abortire e dopo che Padre Fedele Bisceglia è stato definitivamente assolto dalla Cassazione, non c’è dubbio che qualcuno all’interno della chiesa cosentina debba nascondersi dalla vergogna.
Come se non fossero bastati tutti gli scandali di questi anni, un cazzaro di sindaco doppiafaccia come Mario Occhiuto aveva addirittura assegnato la cittadinanza onoraria a quel maiale di Nunnari, il peggiore di tutti, un sacerdote attento solo alle cose materiali, un pessimo servitore di Dio, tra l’altro anche regista a viso aperto del complotto ai danni del monaco.
E allora, oggi finalmente possiamo scrivere a testa alta a Papa Francesco affinché venga al corrente di quello che succede dalle nostre parti.
Il Papa deve sapere che anche a Cosenza si mormorano da tempo nomi di preti e monsignori che abitano in canoniche e appartamenti apparentemente umili, ma solo finchè non si riesce ad accedere al loro interno.
Che Curia Diocesana e Istituti religiosi, maschili e femminili, amministrano milioni e milioni di proprietà immobiliari, spesso disabitate e non impiegate per l’emergenza casa o rifugio per tanti (troppi) cristi, costretti a vivere all’addiaccio, come richiesto più volte dal Papa Francesco: “Chiesa povera, per i poveri!”
Che associazioni e fondazioni religiose, destinatarie di cospicui fondi statali, utilizzano per i beneficiari finali circa un terzo di essi, mentre altri vengono deviati per ristrutturazioni di conventi e canoniche e altri ancora per beneficio personale di addetti ai lavori.
Che la stragrande maggioranza di preti, frati e suore sono intestatari di conti bancari e/o postali personali, cospicui gruzzoletti in barba a qualunque voto di povertà.
Che si mormora e rimormora di appartamenti di lusso, in zone vip della Città, in possesso di qualche monsignore.
In un singolare documento in nostro possesso, tra gli anni 2004 – 2005, Padre Fedele Bisceglia, l’escluso per eccellenza della chiesa cosentina, proprio per aver denunciato alcune malefatte e malgestioni, che si verificavano (e si verificano) in alcune strutture religiose, rispondeva ad una lettera di monito dell’allora vescovo Giuseppe Agostino, che gli contestava l’essere presidente (senza portafogli) del Cosenza Calcio 1914 e di perseverare nella sua innata voglia di essere un tifoso “praticante”: “… guarda chi nella Diocesi possiede case e auto di lusso, conti correnti, preziosi…”
Papa Francesco deve sapere che anche da noi ci sono preti e religiosi che praticano la pedofilia e altri si avvalgono di “servizi” di una o più donne, moderne “perpetue”. Senza contare un’elevata percentuale di frati e preti gay, nonché sorelle lesbiche.
Deve sapere dei molti sfortunati che si ritirano a mani vuote dopo che, per vera esigenza di sopravvivenza, si rivolgono alle varie Caritas. Deve sapere che fino alla scorsa “legislatura vescovile”, persino qualche prete della Città, in disaccordo con la mala gestione diocesana, denunciava bilanci falsificati spediti al Vaticano.
Deve sapere che, fino a poco tempo fa, chi si metteva contro i “papabili” cittadini e le loro malefatte, veniva inquisito ingiustamente, screditato e ridotto allo stato laicale.
Papa Francesco deve sapere che, se ancora niente di tutto questo è apparso tra le cronache cittadine, non è perchè evidentemente tutti coloro che ne parlano sono pazzi. È perchè, sti “uomini di Dio” sono TUTTI SOLIDALI TRA LORO.
Dal primo all’ultimo!
Martina Martini