Il cerchio si stringe ogni giorno di più attorno al parlamentare del PD affiliato al clan Muto. I nostri lettori in privato ci raccontano molte cose.
La maggior parte di loro “disegna un asse” tra due persone. Parrebbe che tutti gli indizi alla fine portino a loro.
La macchina (che coincide con quella in “dotazione” ad uno dei due deputati maggiormente indiziati), l’aver sempre aiutato l’imprenditore della sanità privata prestanome di Muto, a discapito della sanità pubblica, la conoscenza dei luoghi oggetti dell’inchiesta, essere stato sindaco di un paese importante del Tirreno uno, e moglie di un famosissimo assessore regionale esiliato, l’altra.
Famosissimo assessore che pare sia l’ispiratore di questa affiliazione al clan Muto del deputato. I rapporti che il deputato o la deputata avrebbero avuto con il boss Muto, derivano da vecchi vincoli di affiliazione tra il famosissimo assessore e il clan stesso.
Altre strade che portano a loro, cioè ad uno dei due, ma c’è anche chi dice che fanno “coppia” in questo affare della sanità sul Tirreno, sono quelle dell’essere passato dalla carica di sindaco a quella di parlamentare non si capisce bene come (dove ha trovato i voti?) per uno, e la propensione alle ruberie e agli intrallazzi con la malavita, per l’altra. E per tutti e due vale il fatto che conoscono direttamente le persone coinvolte nell’inchiesta, a partire dall’imprenditore colluso e prestanome del clan Muto. Il quale con l’ex sindaco del Tirreno ha sempre avuto buoni rapporti, infatti l’ex sindaco si è sempre battuto per favorire questo imprenditore anche quando c’era da forzare la mano (vedi situazione pronto soccorso).
L’altra lo conosce perché ha finanziato la sua campagna elettorale, segno di una conoscenza approfondita. E poi perché non dimentichiamoci di chi è moglie. Ma l’indizio più grande, la prova regina della loro colpevolezza sono proprio loro a fornircela: il loro silenzio.
Mai come questa volta il silenzio parla. Un silenzio che equivale ad una confessione. Un parlamentare su cui grava il forte sospetto di mafiosità che non reagisce è segno inequivocabile di colpevolezza.
Chiunque di noi avesse sulle spalle un forte sospetto di mafiosità, non perderebbe tempo ad intervenire pubblicamente per chiarire, oltre a denunciare chi lo ha inserito nella rosa dei sospettati. Ma chi ha pubblicato la fuga di notizie, sa il fatto suo. Sa che nessuno può smentirlo. Come sa che è vero che il parlamentare in questione è un affiliato al clan Muto. Dunque una spifferata segreta ma vera.
E data la veridicità della “notizia” , a maggior ragione chi è “innocente” dovrebbe sentire forte il bisogno di distinguersi dai mafiosi. Invece preferiscono il silenzio. Entrambi giocano a fare gli indiani. Il loro avvocato gli avrà consigliato di non replicare, altrimenti la notizia va avanti. Sanno bene che replicare significa alimentare la notizia. Come sanno che il giornale di oggi serve per incartare il pesce di domani. La tecnica che hanno deicso di usare è quella di far esaurire la notizia, che da noi ha una vita media di 24 ore.
Ma non è così per noi. Che su questo argomento continueremo a starci sopra, ogni giorno. Certo è che se dovesse essere lui, cioè l’ex sindaco del Tirreno oggi parlamentare, come ci indicano moltissimi lettori, la sorpresa sarebbe totale. Chi l’avrebbe mai detto che a colui il quale noi diamo siamo sempre dell’incapace, alla fine potrebbe rivelarsi un pericolosissimo mafioso. E a pensarci oggi, mi tremano un po’ le gambe.
Perché dare dello scemo ad un mafioso, come ho fatto io con lui, è una cosa pericolosissima. Ma io che ne potevo sapere di avere di fronte un potenziale mafioso? Del resto con quella faccia chi l’avrebbe mai detto?
Comunque per sicurezza chiedo scusa al deputato d’onore, e spero che perdoni la mia arroganza. Perché se è davvero lui il mafioso è meglio chieder scusa anticipatamente e dirsi dispiaciuti, che non si sa mai. In merito all’altra, qualora dovesse essere lei, per me non ci sarebbe né meraviglia né stupore. Nel corso della sua lunga carriera da traffichina ci ha abituati a ben altri magheggi, essere una affiliata al clan Muto sarebbe la cosa minore..
GdD