Pasqua e Pasquetta di lavoro per migliaia di calabresi. Le gravi colpe di Regione, grandi Comuni e Chiesa

Il nostro pensiero in queste giornate di festa di Pasqua e Pasquetta, ma anche in quelle successive del 25 aprile e del Primo Maggio, va a migliaia di lavoratrici e lavoratori calabresi che non potranno godere del meritato riposo perché i “padroni” – soprattutto quelli del commercio e della grande distribuzione – impongono loro di fare gli schiavi anche in queste occasioni.
I politici corrotti dalla cima della testa alla punta dei piedi, stanno vergognosamente zitti e non disturbano gli schiavisti, che poi sono i loro grandi elettori. Regione Calabria (porcaria), Comuni (arrassusia), istituzioni in genere e soprattutto la Chiesa andrebbero trattati per quello che sono: pedine in mano ai potenti, alla massomafia tanto per essere chiari. Dove sono gli uomini di Dio che non riescono a dire una sola parola su questa vergogna dei negozi aperti a Pasqua? I mafiosi e i “padroni” finanziano le loro “cattedrali”, lo sanno tutti, non c’è bisogno di uno “scienziato” per capirlo. 

Le aziende e le imprese del commercio e della grande distribuzione poi sembrano vivere in una dimensione estranea a quanto accade nel mondo e pare non si rendano conto della condizione di fatica che vivono le lavoratrici ed lavoratori del settore, stressati da anni di crisi pandemica ed oggi dalla crisi internazionale. Sulle loro spalle vengono caricate ansie e preoccupazioni di clienti, agitazioni e stress che aumentano di giorno in giorno.
La Regione Calabria eletta dalla borghesia mafiosa, l’Anci, con a capo un sindaco-avvocato che si compra i processi con le mazzette dei mafiosi, i grandi comuni calabresi in questi anni non hanno mai convocato un tavolo con le parti sociali, nonostante sollecitazioni e richieste siano arrivate persino dai sindacati venduti al potere, per quantomeno discutere di queste cose con lavoratrici e lavoratori.

Regione, Anci e grandi Comuni in perfetta sintonia con i “padroni” sono pronti a riempirsi la bocca di gratitudine con i lavoratori per poi considerarli meno dei prodotti da banco e delle merci che le aziende mettono in vendita. In un momento storico nel quale si discute di crisi energetica, inoltre, non vengono chiamate a responsabilità sociale le imprese, che potrebbero auto-imporsi (visto che chi governa, irresponsabilmente, non lo fa) un mini lockdown nei festivi (si tratta di quattro giorni festivi) per risparmiare energia, dando un segno tangibile di attenzione alle preoccupazioni della popolazione mondiale. Invece si agita la Guerra per chiedere nuovi ristori ed incentivi al Governo, per giustificare l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, senza un impegno tangibile per cambiare le cose.

Le lavoratrici ed i lavoratori hanno il sacrosanto diritto di vivere le festività in pace e per questo, visto e considerato che ogni appello è caduto nel vuoto, oggi, domani, il 25 aprile e il Primo Maggio hanno l’altrettanto sacrosanto diritto di augurarsi che le festività di questa gentaglia possano essere le più catastrofiche possibili e senza alcun limite, esattamente come fanno loro quando assecondano le volontà degli schiavisti loro grandi elettori.