Pasquino, il “Buscetta” della ‘ndrangheta. La latitanza e le liti con la moglie: “Se mi chiedono di scegliere tra loro e te io caccio te!”

Sta facendo rumore in tutto il mondo il pentimento del super-narcos della ‘ndrangheta Vincenzo Pasquino, sangue calabrese, ma cresciuto e diventato boss a Volpiano – Torino – e poi in Brasile. Nella giornata di ieri il quotidiano più importante di San Paolo lo ha paragonato a Buscetta ed è quanto dire…

I suoi primi verbali resi davanti alla Dda di Reggio Calabria, a personale del Ros dei carabinieri e del Nucleo investigativo dell’Arma di Locri, sono divenuti pubblici più o meno un anno fa di questi tempo. «Intendo collaborare con la giustizia» ha spiegato Pasquino il 24 maggio dello scorso anno agli inquirenti dopo essere stato estradato dal Brasile, dove era stato arrestato dopo una lunga latitanza, Paese dal quale ha governato per anni le rotte del narcotraffico internazionale.

Tremano le cosche di ‘ndrangheta di tutta Italia, di Platì, San Luca e di Torino in particolare perché Pasquino è cresciuto sotto l’ala della potentissima famiglia Agresta di Volpiano, ma è nel tempo diventato broker per le maggiori famiglie di mafia originarie della Locride e dell’Aspromonte.

La latitanza e le liti con la moglie

L’ex primula rossa delle cosche calabresi scomparso improvvisamente dalla circolazione nell’ottobre 2017 si era rifugiato in Brasile dopo un viaggio lampo a Platì: «Qui in Calabria tutti chiedono di te, devi scendere» gli intimava un boss al telefono. La moglie, infuriata dei suoi continui – e improvvisi – viaggi, lo aveva redarguito: «Ti usano come un galoppino, renditene conto». Ma Vincenzo, orfano di padre e madre, cresciuto tra gli Agresta e i loro interessi criminali, lo aveva messo in chiaro subito: «Non mi piace fare questi discorsi ma sappi che se mi chiedono di scegliere tra loro e te io caccio te. Queste – le dice – sono persone che mi hanno cresciuto, io un padre non l’ho mai avuto. Ero un capraro e mi hanno insegnato a leggere e scrivere. Quando puzzavo di fame non c’eri tu a portarmi 5 euro per campare e comprarmi le sigarette».

Gli incontri di alto profilo criminale

Una professione di fede mafiosa vista raramente agli atti di un’indagine. Che lo ha portato lontano in Sud America prima ad aiutare gli Assisi, desaperecidos e poi arrestati dalla Policia Federal e dai carabinieri di Torino a luglio 2019, e poi addirittura a incontrare Morabito, uno dei primi 10 latitanti più ricercati al mondo.