PD: IN CALABRIA LA MUSICA E’ SEMPRE LA STESSA
Non sappiamo bene se l’ampio spazio dato dal gruppo LaCnews24 alla Festa de L’Unità a Vibo Valentia scaturisca da una scelta politica maturata dal gruppo o un segnale di cortesia per l’invito al direttore Pietro C(V)omito de “Il Vibonese” a moderare il dibattito sulla sanità. E a dirla tutta, ce ne vuole coraggio a farsi rappresentare da questa gente.
Vorremmo solo ricordare – e non lo faremo mai abbastanza – che il padrone del network Domenico Maduli non è nuovo a scendere in campo per influenzare la vita politica cittadina. Nell’indagine Rinascita Scott c’è una gustosissima intercettazione tra Maduli e Mario Lo Riggio, personaggio coinvolto nel processo. Maduli vuole convincere Mario Lo Riggio ad appoggiare Pietro Giamborino a candidato a sindaco a Vibo Valentia: “Su Giamborino ne rispondo io… a Mario mio… due parole ti dico… questo deve fare il sindaco a Vibo..… grazie Mario mio… sappi che dietro ci sono io qua… è dura… ma c’è un carro armato dietro a lui”. Per rafforzare il sostegno afferma: “Giamborino è il candidato di Mario Oliverio”. E infine conclude: ”Se la gente lo vuole capire dobbiamo andare con… a Vibo, legati con la Regione… se la gente lo vuole capire… se non lo vogliono capire, se la prendono nel culo”. Non siamo più ai tempi in cui imperava Mario Oliverio per cui non siamo sicuri che un uomo calcolatore come Domenico Maduli rischi di sposare una causa che ha molte probabilità dii essere sconfitta alle elezioni amministrative del 2024. Più probabilmente siamo di fronte al solito vecchio trasformismo calabrese, alla politica dei due forni.
Pietro Giamborino, per il quale il pm nel processo Rinascita Scott ha chiesto 20 anni di carcere, fu assessore nella prima giunta della Provincia di Vibo nel 1995 con presidente Enzo Romeo. Lo stesso Romeo che oggi il Pd vuole candidare come sindaco alle prossime elezioni amministrative dl Vibo Valentia. Certo, nel 1995 Enzo Romeo non poteva immaginare gli avvenimenti di vent’anni dopo, ma di certo Pietro Giamborino già da allora non veniva visto come un politico del cambiamento. Anzi, tutt’altro. Nelle varie indagini della Dda di Catanzaro non spuntano solo nomi eccellenti come Giuseppe Mangialavori o Pittelli del centrodestra, ma c’è un’ampia casistica anche di esponenti del centrosinistra e del Pd in particolare. Non ci interessa per nulla l’aspetto giudiziario, i fatti che racconteremo non hanno alcuna valenza penale. Hanno invece una forte valenza politica e vanno contro le politiche, i comportamenti e l’eticità che Elly Schlein vuole affermare oggi nel Pd. Noi questo aspetto vogliamo sottolineare. Mentre la Schlein a livello nazionale si batte come una leonessa per trasformare il suo partito, in Calabria sembra aver sposato la linea trasformistica del c’è spazio per tutti, vogliamoci bene e scordiamo ci il passato.
Ci sarebbe una marea di episodi da raccontare. Ne ricordiamo solo alcuni. In altri nostri articoli abbiamo accennato alla famosa cena a casa di Francesco De Nisi alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 dove pezzi importanti del Pd di allora come il Dott. Michele Soriano, e lo stesso De Nisi, avrebbero deciso di appoggiare la candidata di centrodestra Wanda Ferro contro il candidato Pd Brunello Censore appoggiato da Vito Pitaro. Doveva esserci anche Pietro Giamborino, che benché invitato non vi partecipò, per fedeltà al Pd. Sostenne che al Senato avrebbe votato per il Pd, mentre alla Camera avrebbe sostenuto la Ferro solo per far perdere il suo rivale di partito Censore sostenuto da Vito Pitaro. Quello che esce fuori da questo quadretto è una guerra squallida, selvaggia, intestina, tra caciccati e presunti notabilati che si svolge per guadagnare spazi e potere politico. Il Pd ridotto a contenitore di questa guerra civile che alla fine porta alla transumanza di quasi tutti questi protagonisti sulla sponda vincente del centrodestra.
Peggio ancora è l’altro episodio che esce fuori nell’ordinanza Maestrale e che focalizza una cena tra alcuni big del Pd vibonese dell’epoca. Alla cena svolta nel 2018 leggiamo dall’ordinanza “prendevano parte Angelo Michele Miceli, direttore sanitario dell’Asp, Michele Mirabello (all’epoca presidente della Commissione Sanità della Regione), Bruno Censore (deputato del Pd), Vincenzo Insardà (all’epoca segretario provinciale del Pd vibonese)…”.
La cena aveva come ordine del giorno, secondo la Dda, le scelte operate all’interno dell’Asp di Vibo Valentia da Miceli e delle future nomine direttive da compiere. La cena si surriscalda fino ad arrivare allo scontro verbale sulla sospensione decisa da Michelangelo Miceli di Cesare Pasqua dopo un esposto pervenuto su di lui. Michele Mirabello, allora consigliere regionale Pd, si scaglia contro Michelangelo Miceli, secondo la ricostruzione della Dda “… redarguisce pesantemente Miceli riferendogli che sapevano che estromettere Pasqua era impossibile e pertanto bisognava operare diversamente”.
Per non parlare poi del concorso di 5 posti per operatore sociosanitario ( OSS ) dove, sempre secondo la Dda, si sarebbe avuta “l’alterazione delle procedure concorsuali”.
Per una migliore comprensione dei fatti, anche per questo episodio la Dda tira in ballo il nome del Dottore Michelangelo Miceli, altro ex dirigente del Pd, oggi Direttore sanitario dell’Asp, anche lui citato e non indagato nell’ordinanza Maestrale-Carthago pur non essendo indagato, consigliere comunale per diverse legislature con la sinistra, che ora ha in consiglio comunale il figlio Marco.
La Dda tira in ballo il nome del Dottore Michelangelo Miceli ( non indagato) – come accennato – per un concorso di 5 posti per operatore socio sanitario (Oss) indetto dall’Asp di Vibo dove si sarebbe avuta “l’alterazione delle procedure concorsuali”. Anche qui, secondo la DDA di Catanzaro, interviene la politica con vari condizionamenti. Nell’ordinanza si legge: “Tale azione veniva svolta avvalendosi di una serie di contatti politici ed orientati in prima istanza ad intercedere con il dott. Dominelli Domenico (non indagato) mediante Armando Mangone e Bruno Censore (non indagato) , ed in seconda istanza ad intercedere con il dottore Angelo Michele Miceli mediante Vito Pitaro (non indagato)”.
Vito Pitaro per non scavalcare Gregorio Coscarella, nipote del boss di San Gregorio d’Ippona Rosario Fiarè, chiede a quest’ultimo il consenso per l’assunzione. La vicenda è resa pubblica per un’intercettazione in cui Coscarella parlando con Colloca lo informa di essere stato contattato da Vito Pitaro, Michelangelo Mirabello (ex consigliere regionale Pd, non indagato) e Angelo Michele Miceli (non indagato) che l’informavano che una dipendente della Dussman service (estranea ai fatti), che garantiva il servizio di mensa agli ospedali, avrebbe vinto il concorso al fine di ottenere da tale persona un numero elevato di voti.
La Dda sintetizza bene la situazione: “Le risultanze acquisite, suffragate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, consentono di individuare specifici legami con i vari dirigenti medici da parte di esponenti politici e criminali”. Ed ancora: “L’attuale attività di indagine, mediante la ricostruzione dei retroscena relativi alla gestione degli appalti da parte dell’Asp di Vibo e la stretta correlazione con la criminalità organizzata ha offerto un punto di vista privilegiato ed attuale circa gli assetti dell’ente sanitario ed i più che evidenti condizionamenti”. Parla di “condizionamento totale” dell’Asp da parte della criminalità organizzata e della politica”.
Da brividi è la considerazione che fa la Dda di Catanzaro: ”Emerge un allarmante quadro che vede le scelte operate all’interno dell’Asp strettamente connesse ad una logica clientelare e nettamente schierata con la frangia politica di cui Angelo Michele Miceli è interlocutore e strettamente dipendente”.
Per concludere va detto che diversi personaggi importanti del Pd vibonese come Vito Pitaro, Ottavio Bruni o De Nisi sono passati, in questi anni, armi e bagagli con la destra ma per loro libera scelta, non certo perché allontanati dai gruppi dirigenti regionali o nazionali. Altri come Censore sono passati con Matteo Renzi e altri con Azione di Calenda. Altri sono rimasti e sono lì a continuare a tessere le loro trame politiche. Hanno ruoli più defilati, meno visibili, spesso hanno lasciato il testimone ai figli o parenti vari. Questa volta in nome del “rinnovamento” di Elly Schlein.
Sono episodi citati nell’ordinanza che non hanno visto nessuna rilevanza giuridica e infatti nessuno dei personaggi citati è stato rinviato a giudizio. Però sono episodi che hanno una gigantesca rilevanza politica. Nel suo intervento finale la Schlein ha parlato dell’ eticità della politica, della lotta alla corruzione, della situazione drammatica della sanità italiana e calabrese. Si è scagliata contro il taglio di risorse, la privatizzazione, l’uso a fine politico della sanità pubblica. Ma con quale credibilità puo’ parlare la Schlein se ad ascoltarla ed applaudirla c’erano in prima fila alcuni dei protagonisti degli episodi riportati dalla Dda di Catanzaro? La Schlein nel resto d’Italia sarà credibile, ma in Calabria come lo può essere se non fa pulizia e rinnovamento reale, e non solo anagrafico, nel suo partito? La gente comune che idea se ne fa, sono tutti uguali, anche lei si sta normalizzando. Predica bene e razzola male.
La Schlein a Vibo Valentia può decidere di candidare Enzo Romeo, nulla c’è da dire sulle qualità morali ed etiche della persona, persona assolutamente per bene. Ma di certo non rappresenta il cambiamento e l’apertura di una pagina nuova.