Pd Calabria. L’elezione di Maria Locanto a presidente è il colpo finale alle ambizioni di Giusy Iemma

Nicola Irto è stato riconfermato segretario regionale del Pd in uno dei momenti più bui della storia del partito, flagellato dal crollo dei tesserati e da una serie di risultati elettorali che hanno messo in evidenza contraddizioni e scelte fallimentari. La nuova presidente è Maria Locanto, vicesindaca di Cosenza, che ha preso il posto di Giusy Iemma, vicesindaca di Catanzaro, che ha pagato a caro prezzo il connubio politico con Fabio Celia. La diretta interessata ha cercato di metterci una pezza, invocando un “equilibrio” che in realtà non esiste. Iemma è fuori dalla scena, e il “riequilibrio territoriale” diventa la scusa del giorno.

Quella che Iemma cerca di vendere come una scelta di “equilibrio e responsabilità” è in realtà una goffa operazione di maquillage politico. Uno di quei tentativi maldestri di salvare la faccia quando tutto, ma proprio tutto, è già andato in frantumi.

L’elezione di Maria Locanto? Non è affatto il frutto di un nobile atto di riequilibrio territoriale o di rappresentanza di genere, come ci vorrebbero far credere. È, molto più banalmente, il colpo finale: il sigillo sulla sua estromissione. Altro che “transizione condivisa”. Qui l’unica cosa condivisa è stata la decisione di accompagnarla gentilmente — ma neanche troppo — alla porta.

Dietro le dichiarazioni pubbliche di Iemma si nasconde una realtà ben più prosaica: telefonate frenetiche, tentativi disperati di raccattare una sponda, pianti (sì, pare anche quelli), tutto pur di non scivolare definitivamente fuori dai giochi. Ma niente da fare. La linea è stata chiara, netta, definitiva: Iemma out. Nessuno spazio per trattative, né per appelli lacrimevoli.

E il tanto sbandierato “riequilibrio territoriale”? Una pezza messa male su un buco che ormai non si tappa più. Non c’era nulla da riequilibrare, semplicemente non la volevano più. Una rimozione vera e propria, altro che nobili motivazioni istituzionali. L’unica cosa davvero condivisa, a quanto pare, è stata la volontà di chiudere un capitolo diventato troppo pesante da reggere. Ingombrante, divisivo, inadeguato: così viene descritta nel partito.

La verità è che finché Fabio Celia è stato dentro il Pd, Iemma ha goduto di una forza numerica che le garantiva postazioni, ruoli e una parvenza di peso politico. Era lui il suo vero scudo, il garante della sua permanenza nei ruoli che contano. Non per meriti, ma per convenienze. Ora che Celia è fuori dal partito — finalmente libero da una relazione politica diventata tossica — il castello è crollato. E Iemma, rimasta sola, mostra in pieno tutta la sua irrilevanza politica. Insomma, altro che equilibri, qui siamo al tracollo. Una caduta libera, senza paracadute. Iemma oggi è isolata. Le narrazioni di facciata non reggono più: il partito ha voltato pagina. Con decisione. E, soprattutto, senza di lei.