Pd Cosenza. C’era un piano per “eliminare” Pecoraro. E ora? Occhio che torna Miccoli

Circa una settimana fa si è verificato un evento piuttosto singolare a Cosenza: il segretario provinciale del Partito Democratico (Pd) si è autosospeso dalla sua carica. Una ricerca su internet ha rivelato che casi simili sono piuttosto rari in Italia. Tuttavia, a Cosenza, sembra che i segretari del Pd abbiano vissuto vicende estreme, con alcuni “eliminati” o costretti all’esilio, tra cui Bruno Villella, Franco Bruno, Luigi Guglielmelli e numerosi commissari scappati.  

L’unico più longevo è stato, in effetti Luigi Guglielmelli, ma la sua elezione coincise con l’ascesa e il declino di Mario Oliverio alla guida della Regione, dunque è un’altra storia.  

Arriviamo però all’attualità, il segretario Pecoraro si è autosospeso denunciando l’ingovernabilità del partito, conflitti d’interesse, minacce, condizionamenti, collaborazioni sotterranee con la destra da parte di vari dirigenti. Ha anche evidenziato una dimensione bicefala delle alleanze, coinvolgendo sia il Movimento 5 Stelle che Azione/Italia viva senza un coordinamento strategico. Le accuse sono estremamente gravi, compresa l’impossibilità di avviare un tavolo per la formazione delle liste provinciali. 

Di fronte a queste accuse, la domanda che sorge spontanea è: come può il capo dell’organizzazione politica territoriale lanciare un allarme del genere senza suscitare una risposta nel Pd di Elly Schlein e nel suo popolo? 

Per tutta risposta, è intervenuta Enza Bruno Bossio contro Pecoraro, supportata dalle parole di Iacucci e dell’associazione dell’ex sindaco di Mendicino Palermo Sfida Riformista. Oggi da quelle di Bevacqua, domani da quelle di Tursi. Per tutti è sempre colpa di Pecoraro insomma. Pare che in quasi un anno abbia distrutto il Pd, a questo punto dobbiamo credere a chi dice che il Pd fino al 2022 è stato il paradiso di freschezza, onestà, vivacità e intelligenza? A noi veramente sembrava un cimitero di rinviati a giudizio dove alle assemblea provinciali il Presidente della commissione regionale di garanzia, al tempo Italo Reale, veniva picchiato davanti a tutti alla Provincia nel salone degli Specchi.

La verità è che Pecoraro va troppo per testa sua. Si è messo in testa di “eliminare” i vecchi. Linea rossa da non superare. Soprattutto dove i giovani sono pochi. Così è stato escogitato un piano. Sì, avete capito bene, c’era un piano per “eliminare” politicamente Pecoraro. Piano motivato anche dagli strappi avvenuti in questi mesi anche con Adamo, come gli strascichi sul caso Funaro, le divergenze sulle candidature delle liste provinciali anche nel comune di Cosenza, la scelta dei nuovi assessori a Cosenza (secondo alcuni già fatta), e l’avvicinamento di Pecoraro all’area Orlando che al Sud vede in figure come Sandro Ruotolo l’asse di una nuova alleanza legataria con De Magistris. Questi ovviamente sono solo alcuni dei motivi noti.  

Il piano doveva attuarsi fra il 25 novembre e il 29 novembre, prima si doveva provare a indebolire Pecoraro in direzione provinciale il 25 novembre con l’aiuto di Tursi. Pecoraro doveva essere messo in difficoltà tramite l’adozione di qualche documento di critica su temi marginali come le spese per le pulizie o il funzionamento dei gruppi WhatsApp del Pd, così da provare a far emergere che non c’era più una maggioranza solida. 

Poi si doveva usare il mancato accordo sulla segreteria, che poi era un finto mancato accordo fra parti in realtà già d’accordo fra di loro, per impedire di fare depositare a Pecoraro le liste alla Provincia nei termini previsti dalla legge e cioè entro la sera del 29 novembre.  

In seguito, Pecoraro si sarebbe dimesso con dolo in assenza delle liste e sarebbe partito un cambio soft del segretario in Assemblea, cosa che avrebbe evitato il commissariamento, ipotesi temuta dai maggiorenti del Partito.   

Cosa è successo però? Pecoraro ha sentito l’aria di trappola e si è autosospeso, mossa molto poco abituale nel Pd. In questo modo ha acceso i riflettori e le sirene nazionali su questa vicenda e ha aperto di fatto alla minaccia dell’arrivo un commissario, temutissimo dai dirigenti locali.  Da qui il piano è saltato e si è scatenato il panico più totale. Occhio che torna Miccoli è la voce che gira. 

Nel frattempo, la regola della pseudosinistra a Cosenza è sempre una, prendere un ragazzo di belle speranze, “eliminarlo” prima che diventi troppo autonomo e poi ricominciare…