Pd Cosenza, il tentato golpe di Natale e la “resistenza” di Pecoraro

PD COSENZA: NUOVO TENTATO GOLPE DI NATALE 

Non è trascorso nemmeno Natale che il Partito Democratico di Cosenza ci vuole regalare un nuovo bagno di sangue, politico per carità. Tanto per cambiare, come da copione, l’obiettivo ormai settimanale sarebbe fare fuori il segretario provinciale Pecoraro. Il Pd funziona cosi: una congiura al giorno leva il medico di torno. Il Pd alle nostre latitudini ricorda il Sud America, ogni mese un groviglio di generali prova a portare a termine un pronunciamento militare. 

Adesso però grandi ragioni non ci sono: le Provinciali sono andate meglio del previsto e la segreteria provinciale, che era motivo di contesa, è stata azzerata come su richiesta dell’opposizione interna.   

Allora, cosa succede? A maggior ragione, dopo che le elezioni provinciali per il Pd sono andate meglio delle aspettative e che i candidati eletti, specialmente Ciacco e Capalbo, sono stati quelli più promossi dalla Federazione Provinciale e che l’area Orlando in direzione nazionale ha chiesto un nuovo ingresso, quello di Carlo Guccione, sostenitore di Pecoraro, per molti è suonato l’orologio della resa dei conti per evitare che dopo sia troppo tardi e che l’arrivo delle elezioni Europee congeli per un anno la discussione, portando pericolosamente Pecoraro alle porte del 2025 e dunque alla soglia delle Regionali.  

Per la sua opposizione interna, Pecoraro non deve gestire le elezioni di Corigliano-Rossano (perché non amante di Stasi) e deve assolutamente evitare di gestire il dossier del rimpasto al comune di Cosenza. 

Non vi meravigliate però, parliamo poi sempre del Partito dove l’ex sub commissario di Boccia nel 2021, Aldo Zagarese, è passato in Forza Italia, e dove l’ex candidato alla Presidenza della Provincia, Nociti, sempre ai tempi di Boccia, è passato in Azione con pieno sostegno alla maggioranza di Rosaria Succurro.  

C’è però un tema di fondo. Pecoraro è stato eletto nella primavera del 2022, un secolo fa politicamente. In quel tempo il Pd era comandato dalla deputata Bruno Bossio, il consigliere regionale Iacucci era un suo alleato e Carlo Guccione era in procinto di essere candidato al Senato. La pax imposta da Enrico Letta si basava dunque su questo schema, con il supporto esterno di Bevacqua, che non era nemmeno capogruppo Pd in Consiglio Regionale, e Tursi, che era fintamente all’opposizione tramite i buoni uffici Orfini-Bruno Bossio. 

Adesso le cose sono cambiate, Bruno Bossio non è più in Parlamento, la candidatura di Guccione al Senato è saltata, i rapporti Tursi e Orfini non ci sono più e i consiglieri regionali Iacucci e Bevacqua si sono alleati seguendo questo ragionamento: a Cosenza non abbiamo deputati, non ci sono senatori, non ci sono eurodeputati, i sindaci delle grandi città come Cosenza e Corigliano-Rossano non sono nemmeno del Pd. Dunque, a Cosenza dobbiamo comandare noi, ci spetta di diritto. Un tempo comandavano Adamo e Oliverio, adesso è invece il nostro turno. La testa di Pecoraro da esporre come una picca serve a dire questo: ora contiamo noi.  

In questo quadro, Pecoraro è per loro un ostacolo da eliminare in tutti i modi, perché rappresenta plasticamente un congresso che hanno subito e a nulla serve che Pecoraro si sgoli proclamando l’unità, il ragazzo deve essere sacrificato. Un martirio non è roba facile da praticate, ma dal martirio di Pietro è pur sempre nata la Chiesa cattolica… 

Tanto è che c’è sempre una scusa buona. Dicono che lavora e non ha troppo tempo per il partito, dicono che il Partito non c’è più nei territori senza considerare però che il gruppo dirigente calabrese non ha nulla da chiedere e avere da un partito che non governa assolutamente più nulla e non ha un euro, dicono che è troppo vicino all’ex ministro Orlando, senza considerare che qui ognuno nel Pd deve avere una propria corrente per sopravvivere, dicono che è troppo Cosenza-centrico e che trascura le aree più periferiche della provincia, cosa forse da analizzare nel dettaglio. Insomma, ogni scusa è buona per ammazzare Pecoraro… Sindaci del Pd che alle Provinciali votano Lega o la lista di Orlando Greco tutti assolti.  

Allora, qual è la nuova coalizione pronta a prendere le redini del Pd? Iaucci, Bevacqua, Tursi e Locanto, ovviamente, che sono già un tutt’uno. Non è però scritto ancora nessuno scenario e le strade dei golpe sono sempre in salita.  

Ci sono, infatti, in questo momento diversi scenari e i più attenti aspettano di vedere cosa succederà, senza schierarsi. Se Pecoraro si dimette spontaneamente, lo Statuto permette all’Assemblea Provinciale di eleggere un nuovo segretario, come Francesca Dorato, Fabrizio Totera, Michele Rizzuti, questi i nomi che girano. 

Se Pecoraro invece non si dimette, come ha dichiarato di voler fare, l’Assemblea può solo provare a sfiduciarlo, ma in caso di sfiducia che comunque richiede la maggioranza assoluta dei membri dell’Assemblea, la stessa assemblea sarebbe sciolta per sempre e si dovrebbe nominare un nuovo commissario e organizzare, possibilmente dopo le europee, un nuovo congresso provinciale. Per molti una iattura.  In questo frangente girano ipotesi di escamotage per abbassare il numero dei membri dell’assemblea, così da agevolare la sfiducia e superare la maggioranza assoluta per via di qualche decadenza dalla carica, ma l’assemblea è eletta e dunque la commissione di garanzia dovrebbe far scorrere le liste e sostituire i membri mancati, sempre raggiungendo il numero di 60. Si rischia dunque, anche nella sfiducia, il pantano burocratico e il ricorso alla magistratura.  

In tanti però dicono che questo eterno gioco di convocazione e sconvocazione degli organismi serve solo per aumentare la pressione psicologica su Pecoraro e portarlo alle dimissioni, salvo ovviamente il vecchio detto latino di difficile applicazione “Promoveatur ut amoveatur”.

Nel frattempo, se l’assemblea venisse convocata e la sfiducia non avesse la maggioranza assoluta, Pecoraro uscirebbe rafforzato e di nuovo in carica? Non si sa, però ora giura di vender cara la pelle e promette resistenza. Grottesca, certo, ma sempre “resistenza”…