L’evidente risultato elettorale del 4 marzo, un primo effetto positivo, forse, lo ha prodotto: potrebbe aver cancellato dalla testolina di Gratteri ogni sua velleità politica. Specie quella di diventare ministro della Giustizia. E scusate se è poco.
A questo punto anche Gratteri avrà certamente capito che un governo Renzi non è più praticabile. I 5Stelle, se mai formeranno un loro governo, hanno già presentato un loro ministro delle Giustizia e stanno bene così, e di andare con Berlusconi e Salvini, mi pare di capire che, per Gratteri, non se ne parla proprio.
E’ chiaro che, almeno per il momento, il sogno va risposto nel cassetto. E questo potrebbe indurre Gratteri a ritornare al suo “vecchio” lavoro. Gratteri potrebbe riprendere a fare, a tempo pieno e senza vincoli da parte di questo o quel padrino politico, il procuratore capo della DDA più importante d’Italia. Potrebbe aver capito che la sua presenza in parlamento non è gradita, né agli amici, né ai nemici, e che l’unico modo per dare sfogo alla sua ansia di carriera è scalare i vertici della magistratura. Ma anche qui non è semplice. Gratteri si è sempre reputato “indipendente” dalle correnti politiche presenti nella magistratura, ritenendosi emancipato da questo bisogno di “appartenenza”. Come a dire: si sente superiore, sia sul piano morale che etico, ai suoi colleghi che avallano, attraverso le correnti, la lottizzazione della Giustizia. E questa sua spacchiosità gli ha procurato non pochi nemici “interni”. Più di una volta è stato osteggiato, nella scalata interna, dai suoi colleghi. Ecco perché voleva fare il ministro: gli sarebbe piaciuto anche togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
L’unica strada che ha davanti Gratteri, per assecondare il suo desiderio di far carriera sempre più, è quella di produrre il maggior numero di operazioni contro il malaffare. E non contro i soliti ‘ndranghetisti dediti allo spaccio di droga. Ma contro quella che lui stesso definisce la masso/mafia. E solo Cosenza può offrirgli questa opportunità. A Cosenza ci sono tutti gli ingredienti di cui ha bisogno Gratteri per ritornare sulla cresta dell’onda. Per sfondare in TV, e sui giornali.
A Cosenza ci sono tutti i personaggi che gli servono per scrivere il suo prossimo libro che, vista la “portata”, potrebbe avere lo stesso successo di Gomorra: i politici corrotti a tutti i livelli, i colletti bianchi collusi, i massoni deviati, i servitori dello stato infedeli, i professionisti dell’intrallazzo, gli imprenditori prenditori, i giudici venduti, i pm mafiosi, i servizi segreti deviati, l’Opus Dei, i malandrini di ferro e di cartone. Non manca nessuno. Con tutti questi, nella rete, Gratteri farebbe davvero un figurone. Altro che ministro, Santo lo fanno.
Qualche segnale arriva, e qualche spiffero racconta di un Gratteri concentrato a recuperare diversi faldoni accantonati che parlano di Cosenza. Attività che è confermata anche dall’acquisizione di numerosi pentiti cosentini da parte della DDA di Catanzaro.
Dobbiamo solo sperare, per vedere realizzato tutto questo, che almeno per un anno in Italia non si parli più di elezioni. Altrimenti Gratteri potrebbe ritirare fuori il suo sogno dal cassetto.