Cosenza in queste ore – almeno quella libera dalla corruzione e dai compromessi con la politica e il malaffare – piange la scomparsa di Carlo Cuccomarino, storico attivista e militante della sinistra antagonista. Il suo nome, in particolare, è legato a Radio Ciroma, che ieri lo ha ricordato interrompendo le trasmissioni.
Carlo è stato uno dei fondatori di Radio Ciroma – ha scritto ieri Francesco Febbraio -. Il suo contributo è stato fondamentale per quello che la Ciroma ha rappresentato e rappresenta per tutto il popolo ciromista. Blixa ci ha insegnato che la musica non era solo l’accordo di una chitarra, il ritmo provocato dall’utilizzo di una serie di strumenti ma il saperne riconoscere la vera sostanza di cui era composta l’arte del musicista. Di tutto ciò non finiremo mai di esserti grati. Ma Carlo univa alla passione della musica la passione per la politica. Inondava le nostre frequenze delle sue analisi che spesso per i giovanissimi che frequentavano Radio Ciroma rimanevano incomprensibili. Carlo non era banale attento studioso della politica con alle spalle un patrimonio di risorse conoscitive – teorie, modelli e risultati di ricerca.
E anche noi di Iacchite’ abbiamo pubblicato più volte le sue riflessioni. Oggi vogliamo ricordare la sua analisi sul voto di Cosenza nel 2016, che ci restituiscono l’immagine di una città in grave difficoltà e soffocata dalla cappa della malapolitica e della massoneria deviata.
di Carlo Cuccomarino
A Cosenza ha votato il 72,32% degli aventi diritto al voto, oltre 40.000 cosentini su un totale di 58.000 aventi diritto al voto.
La percentuale di oggi sembra essere la più bassa degli ultimi 20 anni. E il “partito del non-voto” si attesta nella nostra città ad una percentuale molto alta del 28%.
La domanda che mi faccio e che vi faccio è la seguente: l’area silente ed estranea al sistema politico, gli astenuti, sono cittadini, come si dice “morti”, o cittadini che non trovano una risposta soddisfacente alla propria domanda politica?
Questi circa 18.000 cosentini che si sono momentaneamente ritirati nell’area muta dell’astensione, possono rientrare non appena trovino un punto d’aggregazione?
Dopo otto anni di dura crisi economica, il “partito del non-voto”, il “polo muto”, è uno dei riflessi sul piano politico?
Cosa si sedimenta in questa “area silente”: rancore, rabbia, senso di rivolta o semplicemente mera rassegnazione?
Questa area, sempre più numerosa, che non si manifesta in termini elettorali, potrà trovare altre modalità di partecipazione politica?
Ancora, questa area, sempre più numerosa è quella non intercettata dalle clientele di tutte le “famiglie politiche” locali e nazionali?
I cosentini che hanno votato, il 72,32%, sono l’espressione tout court, delle clientele di tutte le famiglie politiche?
Per capirci, Occhiuto e le sue clientele hanno asfaltato tutte le altre clientele che erano in campo?
E’ nella “logica clientelare” che i cosentini hanno fatto vincere Occhiuto e fatto perdere le potenti famiglie politiche del centrodestra e del centrosinistra?
Cercando di iniziare a dare alcune risposte a queste domande, possiamo iniziare a tematizzare, cosa significa oggi vincere le elezioni comunali.
Una maniera come un’altra per inserire e far decollare “elementi significativi” di quella democrazia che una parte significativa del movimento indica come “democrazia del comune”.