Pippo Baudo e il suo no al Ponte urlato a Berlusconi nel 2013: “Noi siciliani non abbiamo bisogno di un pilone in cemento armato per essere italiani…”

Tutta l’Italia sta ricordando in queste ore Pippo Baudo, leggenda e monumento delle televisione italiana, scomparso il 16 agosto all’età di 89 anni, il cui funerale sarà celebrato oggi nella sua Militello. Ogni regione e ogni città italiana ha da raccontare decine di aneddoti sul Pippo nazionale e anche la Calabria non fa eccezione. Oggi ci piace iniziare da quello che pensava Baudo sulla gran boiata del ponte sullo Stretto, da siciliano verace ma innamorato anche dei “cugini” calabresi. Era il 15 gennaio del 2013 quando Pippo Baudo, attraverso l’agenzia Adnkronos, tirava le orecchie a Silvio Berlusconi, che si era messo in testa che bisognava realizzarlo… Riportiamo di seguito il pensiero di Baudo e speriamo di troncare sul nascere le boiate dei destrorsi che pensano di strumentalizzarlo anche su questa vicenda del Ponte. E vi assicuriamo che ce ne sono tanti, a partire dai due parassiti berlusconiani che (s(governano la Calabria e la Sicilia. 

ADNKRONOS – REGGIO CALABRIA – 15/01/2013 – “Tutti i siciliani si sentono italianissimi e non hanno bisogno di un ponte sullo Stretto per esserlo”. Così il ‘principe’ dei presentatori tv Pippo Baudo, sentito dall’Adnkronos, replica all’ex premier e leader del Pdl Silvio Berlusconi per il quale “il ponte di Messina si deve fare perche’ i cittadini siciliani possano sentirsi italiani al 100%”.

Per il conduttore catanese, “non è certo un ponte che può creare un legame umano, storico, culturale, che esiste ed è forte fra la Sicilia e l’Italia intera: le radici sono molto più profonde di un pilone in cemento armato, basti pensare a Pirandello che non solo è siciliano, ma italiano, europeo e mondiale”. Quanto poi al giudizio sull’opera in se, per Baudo “è un’infrastruttura faraonica, che potrà anche essere bella da un punto di vista architettonico ma certo non da quello ambientale; e poi, prima occorre completare il quadro dei collegamenti viari e ferroviari all’interno dell’isola. Per non parlare degli appalti e degli appetiti delle organizzazioni mafiose, che non tarderebbero a manifestarsi”.

Ricorda quindi Pippo: “Scilla e Cariddi si guardavano di traverso, il che significa che sicuramente non desideravano questa unione della Sicilia con la Calabria e dunque con la Penisola italiana. Ma uscendo dalla mitologia, anche da un punto di vista romantico è molto più bello arrivare in un’isola con la nave, magari con il vecchio ‘ferry-boat’. Un’idea molto più affascinante del mito dell’alta velocità. Del resto, se il Padre Eterno ha voluto che la Sicilia fosse un’isola, avrà avuto senz’altro le sue ottime ragioni…”.