Piscina Campagnano: i reati dei Manna coperti (finora) dai pezzi deviati dello stato

Carmine Manna, il titolare della piscina di Campagnano

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Oggi concludiamo la pubblicazione del lungo esposto-denuncia presentato dagli ex dipendenti della piscina comunale di Campagnano alla procura di Catanzaro e alla Guardia di Finanza del capoluogo calabrese. Una lunga lista di incredibili reati coperta dalla procura di Cosenza e dai finanzieri della città bruzia a causa degli agganci della famiglia Manna. Coperture che sono arrivate, oltre che dai magistrati corrotti della procura di Cosenza, anche dall’Ispettorato del Lavoro. Manovre maldestre e grossolane per distrarre i fondi da una società all’altra sono state riconosciute per buone da un sistema marcio e indecente. Mentre i dipendenti non hanno avuto neanche il TFR e non riescono a trovare Giustizia in una città completamente assoggettata ai poteri forti. 

Come se non bastasse, in quella maledetta piscina è morto anche un bambino di 4 anni con responsabilità gravissime del titolare Carmine Manna e di un gruppo di istruttori palesemente inadeguato a tutelare la sicurezza dei bambini. Esattamente come tutta la struttura, lasciata ancora inspiegabilmente senza conseguenze. Qualche giorno fa abbiamo appreso che il porto delle nebbie (bontà sua!) si starebbe interessando a queste vicende, che tutta la città conosce benissimo. Ci auguriamo che non siano le solite chiacchiere. 

Ma torniamo al racconto degli ex dipendenti.

Era il 2 luglio 2014 quando nella piscina di Campagnano è morto il piccolo Giancarlo Esposito, di appena 4 anni. Morto per annegamento, come ha stabilito l’autopsia (asfissia in acqua dolce) e tutto è passato come se niente fosse successo.

Mario Occhiuto e Dario Granieri
Mario Occhiuto e Dario Granieri

La procura della Repubblica, gestita da Granieri, sul quale la famiglia Manna ha sempre fatto pressioni, raddoppiandole anche con quelle del sindaco Occhiuto, ha remato subito dalla parte degli imputati.

Forti con i deboli e deboli con i forti. Questo il motto della magistratura corrotta di Cosenza.

In questa direzione c’è subito da registrare che l’impianto, stranamente agli occhi di noi tutti, non è stato posto sotto sequestro nemmeno per un giorno.

Ma non solo: le analisi dell’acqua della vasca riabilitativa dov’è morto il piccolo Giancarlo sono state effettuate il 7 luglio 2014, addirittura cinque giorni dopo il decesso. Con tanto di preavviso per procedere a cambiare l’acqua.

In quel lasso di tempo è stato chiamato ad intervenire per ricambiare l’acqua e i livelli della stessa il signor Tony Policaro in collaborazione con il signor Giuseppe Ricciardelli, dipendente Cogeis e cognato di Carmine Manna. L’acqua è stata cambiata tra sabato 6 e domenica 7 luglio, giusto in tempo per le analisi…

piscina campagnanoLa procura inoltre ha proceduto solo 10 (dieci!!!) giorni dopo l’accaduto al sequestro delle immagini delle videocamere di sorveglianza poste all’interno della piscina, nonostante gli addetti delle pulizie e i dipendenti della struttura in tutti gli interrogatori avessero detto ai carabinieri che esistevano le telecamere che riprendevano le vasche, compresa quella di riabilitazione in cui è morto il bambino.

Il bambino aveva già defecato in acqua (ecco perchè sarebbero servite le analisi!) quando è stato trovato ed era cianotico quando tentarono la rianimazione. Sul posto fu chiamato il cugino medico di Carmine Manna che consigliò di “vedere come fare” perché per aver defecato voleva dire che il bambino era lì da almeno 20 minuti.

Il cambio dell’acqua vergognosamente pilotato dimostrava così che l’acqua contenuta nei polmoni non sarebbe stata la stessa del campione prelevato dagli organi competenti.

In tutto questo, chi doveva controllare non ha controllato, chi era informato non ha preso alcun provvedimento, il Tribunale del Lavoro di Cosenza ha rinviato ogni causa, l’Ispettorato del lavoro non ha mai trovato un solo documento non in regola, la Guardia di Finanza non ha mai trovato una irregolarità.

In ultimo il sindaco di Cosenza, che si è subito schierato dalla parte del suo (ormai ex) assessore Carmine Manna.

L’evidente appoggio di tutti questi pezzi deviati dello stato favorisce il prolungarsi delle cause con tempi biblici e addirittura con il cambio di tre giudici, che di fatto hanno portato alla ridicolizzazione del processo, diventato ormai una farsa.

Ritornando ai fatti, ad oggi il Cogeis, essendo un consorzio e quindi una entità giuridica che non può fallire, è tenuta in vita come un malato in coma attaccato ad un respiratore, il tutto per consentire al Cogeis e a chi gli sta dietro di fare da prestanome alla Cosenza Nuoto, che con il giochetto di essere una ASD e quindi di non avere l’obbligo della tenuta delle scritture contabili (se gli incassi sono al di sotto dei 250mila euro) fa sì che il Cogeis si indebiterà sempre di più e la Cosenza Nuoto occulterà per entrambi gli incassi a nero.

Ad oggi non risulta che gli ex dipendenti abbiano avuto giusta risoluzione, i contenziosi di Cogeis anche con fornitori e aziende di forniture energetiche non sono chiusi e l’Ispettorato del lavoro ha arechiviato tutte le pratiche aperte. Sarà colpa degli ex diopendenti allora!

Ci chiediamo chi gestisce la piscina comunale di Cosenza, le condizioni economiche pregresse, i contributi INPS ed ENPALS, i contratti redatti in tutti questi anni con funzioni di basso livello e i contratti degli istruttori di vasca senza alcun diritto, la responsabilità manutentiva e tecnica dei servizi, visto che la Isotermica Gnisci non effettua il servizio, le condizioni degli attuali lavoratori.

Ci rivolgiamo a questa procura (CATANZARO) per la mancanza di fiducia nei confronti di chi doveva intervenire e non è intervenuto. Qui c’è qualcuno che ha distratto enormi flussi di denaro e continua a farlo grazie alla complicità di pezzi deviati dello stato.

Ex dipendenti piscina Campagnano

6 – (fine)