Pittelli, Leporace, Delle Chiaie e quei quattro fascisti (di Francesco Cirillo)

Due mesi prima di morire Jole Santelli aveva mandato avanti il suo “segretario” (oggi finito al giornale della famiglia Occhiuto per raccattare altri denari utili a mantenere il suo “tenore di vita”) per difendere il massomafioso Pittelli. 
Evidentemente aveva ricevuto la “chiamata” dai poteri massomafiosi e si era subito attivata per rispettare le “forze” che l’avevano portata al potere. 
E così, senza sporcarsi le mani, aveva mandato avanti le seconde e terze file. Così l’allora neo “nominato” al ruolo di segretario alla modica cifra di 50.000 euro all’anno (che – ahilui – si sono volatilizzati in due mesi…), tale Paride Leporace, si era lanciato in una anacronistica difesa di Pittelli, facendo da megafono a un altro mercenario come lui ovvero Piero Sansonetti. Il soggetto sottolineava tra l’altro che Pittelli “aveva grandi amici influenzati” che adesso gli hanno voltato le spalle. Ma non è esattamente così, visto che proprio Leporace, prestandosi al gioco della casta mafiosa, è la testimonianza “vivente” (per usare un eufemismo visto che ormai abbiamo superato di gran lunga lo zombismo) che i poteri forti e gli amici degli amici volevano tirare fuori dalla galera Pittelli prima che iniziasse a cantare!

E a proposito di Leporace e Pittelli è sempre attuale un vecchio pezzo di Francesco Cirillo che si riferisce all’epoca in cui il leccaculo e il massomafioso presentavano insieme i libri del nazifascista Delle Chiaie, che proprio poco tempo fa – a sua volta – era tornato alla ribalta dopo l’inchiesta di Report sulla strage di Capaci e sul coinvolgimento del terrorismo nero. 

Pittelli, la Marlane, Leporace e quei quattro fascisti

di Francesco Cirillo

Me lo ricordo bene, l’avvocato ed ex senatore berlusconiano, Giancarlo Pittelli, nell’aula del Tribunale di Paola, durante un’udienza sulla Marlane. Era un’udienza importante ed era il 28 settembre del 2012. Ricordo bene quella data, perché nel pomeriggio eravamo tutti mobilitati, gli antifascisti, per l’arrivo a Cosenza del criminale Stefano Delle Chiaie, recentemente scomparso dalla vita terrena e caduto nelle profondità di qualche inferno.

Delle Chiaie aveva ottenuto a Cosenza, tramite il suo amico Mimmo Barile, la sede del Coni per presentare un suo libro nel quale rivendicava tutto il suo passato di nazifascista. Con lui, il giornalista Paride Leporace, Mimmo Barile, Arnaldo Golletti e appunto l’avvocato Giancarlo Pittelli.

Giancarlo Pittelli difendeva anche i vertici della Marzotto, e mentre l’ex operaio Pacchiano testimoniava la verità su quanto avveniva nella Marlane, lui se ne stava in un angolo a leggere un libro. Io mi avvicinai per vedere cosa leggesse, pensando a qualche codice civile, ed invece stava leggendo proprio il libro di Delle Chiaie che doveva presentare nel pomeriggio a Cosenza.

Se ne fregava di ascoltare un operaio su quanto avvenne in quella fabbrica della morte. Ora Pittelli resta in carcere, gli sono stati rifiutati gli arresti domiciliari e un po’ mi dispiace, in quanto il carcere è una brutta cosa, anche per i peggiori nemici, ma questo è il sistema che Pittelli ha contribuito a creare e del quale l’amico Delle Chiaie ne fu fautore appoggiando le politiche fasciste del sistema italiano, ed ora ne è vittima egli stesso. Che il carcere gli serva almeno per meditare sul suo passato.  

PS: Pittelli – nel frattempo – passa dai domiciliari con braccialetto al carcere in attesa che si decida a “cantare” (cosa che prima o poi succederà), quanto agli altri: Delle Chiaie è “scattatu” con tutti i suoi “segreti neri”, Mimmo Barile è nel carcere di Paola dopo essersi dibattuto per anni nelle sue truffe e nei suoi rapporti trasversali e Leporace dopo essere appena approdato, da buon cane da salotto (ché questo è sempre stato), alla corte di Jole Santelli e del nipote parassita del Gattopardo di Cosenza, è stato costretto a tornare a fare il cane ma stavolta… senza salotto! Malatemporacurrunt